Toninelli si è accorto che con la chiusura del Gran Sasso l'Abruzzo rischia la paralisi
Minacciare la revoca della concessione a Strada dei Parchi per ottenere tempo: la strategia del Mit che non ha ancora fondi e un commissario per gestire l'inquinamento delle falde sul traforo della A24
Dopo Genova, L'Aquila. Sulla vicenda del traforo del Gran Sasso il governo ripete il refrain già sperimentato con il crollo del ponte Morandi, quando contro Autostrade per l'Italia minacciava la revoca della concessione. Questa volta la polemica è su Strada dei Parchi Spa, che gestisce le autostrade A24 e A25, su cui il governo vuole scaricare la responsabilità per l'interruzione del tratto fra Assergi e Colledara-San Gabriele, in Abruzzo, che dovrebbe essere chiuso dalla mezzanotte del 19 maggio prossimo. A meno che non si esca dall'impasse che lo stesso ministero dei Trasporti ha contribuito a creare, restando immobile fino a oggi nonostante conoscesse i piani della società da più di un mese.
La chiusura è stata disposta da Strada dei Parchi per evitare nuove accuse all'interno di un'inchiesta della procura di Teramo sull'inquinamento delle falde acquifere presenti nella zona del traforo, per cui i vertici della stessa società aspettano l'avvio del processo. “Siamo stati interdetti a compiere qualsiasi azione dal ministero dei Trasporti e al tempo stesso siamo stati rinviati a giudizio – ha detto Mauro Fabris, vicepresidente di Strada dei Parchi – Non si può chiedere a una società di rischiare ulteriormente dal punto di vista penale laddove chi ne è titolare, cioè lo stato, non interviene”. Un cortocircuito che il ministero dei Trasporti non ha ancora commentato, mentre ieri alcune fonti del Mit hanno fatto sapere che la chiusura del tratto stradale rappresenterebbe una “procurata interruzione di pubblico servizio che equivarrebbe a un inadempimento” tale da portare “alla revoca della concessione”.
Eppure la vicenda è nota da tempo, ma prima che si sollevasse la protesta del territorio il Mit sembrava non averne colto la gravità. La società ha detto di aver comunicato al ministero la chiusura del traforo il 5 aprile scorso, senza ricevere alcuna obiezione. Poi, dieci giorni fa, il ministero ha accolto l'appello delle istituzioni abruzzesi promettendo di nominare un commissario straordinario con il decreto sblocca-cantieri, “per far fronte – diceva lo stesso ministero in una nota – alla progettazione e realizzazione degli interventi per la messa in sicurezza del sistema idrico”. La conversione in legge del provvedimento, tuttavia, non avverrà in tempi brevi: il testo è fermo in prima lettura al Senato, rallentato da oltre mille emendamenti da esaminare. Il governo vuole quindi convincere Strada dei Parchi a rinviare la chiusura, nonostante il rischio di nuove implicazioni penali, per avere il tempo di trovare fondi e un commissario. Per mettere in sicurezza le falde acquifere e impermeabilizzare la galleria servono 172 milioni di euro, secondo quanto stimato da un'istruttoria della precedente giunta regionale dell'Abruzzo.
Nel frattempo, il centro Italia rischia di ritrovarsi con un buco nero di 23 chilometri sulla principale infrastruttura che collega la costa adriatica con L'Aquila e, quindi, con Roma. Il tutto con le elezioni europee alle porte, in un territorio come l'Abruzzo che alle scorse regionali ha visto trionfare la Lega. L'allarme arriva da più fronti. Da Confindustria, che parla di un danno enorme per tutte le imprese dell'entroterra, al sistema sanitario, con il direttore della Asl di Avezzano-Sulmona-L'Aquila che si dice preoccupata per i residenti delle zone interne, perché i percorsi alternativi sarebbero impraticabili per i mezzi di soccorso. Il sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi, parlando di "danni incalcolabili" per il territorio, ha intanto notificato a Strada dei Parchi la diffida a non procedere alla chiusura traforo. E domani, a cinque giorni dallo stop alla circolazione stradale, la società incontrerà Danilo Toninelli per discutere di come evitare la chiusura. Meglio tardi che mai.
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