Pecore addio. Al verde di Roma ci penseranno i privati
"Le aiuole e gli arbusti di oltre 50 rotonde potranno essere curati grazie al contributo di società e imprese, che potranno esporre il proprio logo”, dice il sindaco Raggi
Grazie, pecore. È stato bello ma non se ne fa niente. A curare alcune delle aree verdi di Roma, saranno i "privati" prima tanto bistrattati (spesso additati come portatori di corruzione, dallo stadio alla mobilità). Con buona pace della proposta dell’ormai ex assessore all'Ambiente Pinuccia Montanari di utilizzare pecore, capre e mucche per “brucare” l’erba delle ville storiche della Capitale, cresciuta a dismisura dopo mesi di abbandono. Oggi il sindaco Virginia Raggi pubblica un post su Facebook nel quale spiega che “le aree verdi all’interno delle rotatorie di Roma potranno essere 'adottate' dai privati”. Verrà applicato il nuovo regolamento delle sponsorizzazioni: “Le aiuole e gli arbusti di oltre 50 rotonde”, aggiunge Raggi “in tutti i Municipi della città, potranno essere curati grazie al contributo di società e imprese, che potranno esporre il proprio logo e nome negli spazi da loro curati".
La principale novità del regolamento sulle sponsorizzazioni riguarda la variazione della soglia che consente al privato di supportare le iniziative del Campidoglio. Per i contratti sotto i 40 mila euro, l'amministrazione capitolina potrà procedere mediante affidamento diretto, spiegava alcune settimane fa l'agenzia Dire. Le modifiche sono state riassunte in un post della giunta capitolina: “Nel Regolamento – si legge – ci sono invece una serie di norme generali che disciplinano, dopo oltre 14 anni, le modalità con cui i privati possono contribuire alle iniziative promosse dall’Amministrazione o proporre in prima persona progetti da finanziare. Sono regole potenzialmente applicabili a tutti i settori di attività del Comune: cura dei parchi, realizzazione di aree gioco per bimbi, restauro dei monumenti, manutenzione urbana”. Come nel caso dell'albero di Natale, il celeberrimo “Spelacchio” appaltato con successo a Netflix, fa sempre piacere sapere che anche il M5s si sia accorto che il privato non è il male.
I guardiani del bene presunto