Una botta di orgoglio a Genova
La demolizione del viadotto Morandi è un piano eseguito alla perfezione
Ci può essere orgoglio anche in una demolizione perfetta. Quando il viadotto Morandi era venuto giù ad agosto era stato un trauma, se anche le infrastrutture che da decenni fanno parte del paesaggio della città possono andarsene di colpo e uccidere 43 persone in cosa ci resta da credere? Che posto siamo diventati? Con i due monconi rimasti sospesi l’aria di desolazione era pure peggio, a Genova abbiamo tutti nel telefonino almeno dieci foto dei resti del Morandi in un giorno di pioggia. Salire su a Coronata per guardare le due metà del ponte che non combaciavano più era diventato un momento di introspezione da cui uscivi malconcio.
Ieri invece c’era un sole senza nemmeno una sbavatura ed è stata una di quelle mattine che risollevano una città. C’era un esperto di esplosivi, Danilo Coppe, che aveva un piano formidabile per contenere le polveri: un grande muro d’acqua che sarebbe esploso verso l’alto mentre altre cariche esplosive facevano implodere il cemento armato del viadotto. C’erano gli incursori del Col Moschin, un reparto d’élite che si addestra a fare questo tipo di demolizioni nel cuore del territorio nemico e che in questo caso ha messo le sue competenze al servizio di Genova (élite: bella questa parola no?). Far crollare il ponte sulla sua base e non sui palazzi che stanno su entrambi i lati era un’impresa che necessitava di calcoli complicati, hanno pensato a una danza di cariche esplosive che dovevano esplodere in una sequenza che non poteva essere provata prima, dal punto di vista ingegneristico far afflosciare in verticale e senza danni i quaranta metri del ponte che passa sopra un quartiere intero era come andare a prendere un gatto sull’albero senza sfiorare l’albero. E’ stato eseguito tutto alla perfezione in sei secondi. Dopo il botto c’è stato un silenzio lungo in cui tutti cercavano di capire se le cose erano andate secondo il piano, soltanto il rumore degli antifurto delle macchine svegliati dall’onda d’urto e dei gabbiani atterriti. Ora a Genova abbiamo tutti nel telefonino almeno un video del ponte che si ripiega verso il basso. Abbiamo di nuovo il controllo sulle cose, è una sensazione confortante. Grazie (a dire il vero una nota negativa c’è stata: apprendiamo dai parlamentari Cinque stelle che il vicepremier Di Maio non è stato inquadrato abbastanza dalle telecamere durante l’evento).
generazione ansiosa