Mediterranea salva 54 migranti. Si annuncia un nuovo caso Sea Watch
La barca a vela della ong ha recuperato un gommone in zona sar libica. Tra i migranti 11 donne (tre incinte) e quattro bambini. Salvini: “Andate in Tunisia”
Dopo il caso della Sea Watch 3, ecco un nuovo salvataggio di migranti nel Mediterraneo che rischia di creare altrettante discussioni. La barca a vela della ong Mediterranea Saving Humans ha recuperato 54 persone che si trovavano nella zona sar libica (search and rescue, l'area di ricerca e soccorso) su un gommone in pessime condizioni. I migranti stanno ricevendo le prime cure. “Tutti i 54 naufraghi sono stati salvati e si trovano adesso a bordo della Alex Mediterranea”, ha scritto sui social network l'associazione. “Tra loro 11 donne (tre incinte) e 4 bambini. La motovedetta libica è arrivata tardi, prima ha intimato l'alt, poi si è allontanata dalla scena. Siamo enormemente felici di aver strappato 54 vite umane all'inferno della Libia. Adesso serve subito un porto sicuro”.
Tutti i 54 naufraghi sono stati salvati e si trovano adesso a bordo di ALEX #Mediterranea. Tra loro 11 donne (tre incinte) e 4 bambini. Motovedetta libica arrivata tardi, prima intima l'alt, poi si allontana dalla scena.
— Mediterranea Saving Humans (@RescueMed) July 4, 2019
Il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha risposto subito che se la ong “ha davvero a cuore la salvezza degli immigrati” dovrebbe fare rotta nel porto sicuro più vicino, che è in Tunisia (qui abbiamo spiegato per le cose non stanno proprio così). Diversamente, l'ong “sappia che attiveremo tutte le procedure per evitare che il traffico di esseri umani abbia l'Italia come punto di arrivo”, ha detto il vicepremier.
Gli immigrati presi a bordo da #Mediterranea sono in acque libiche, e attualmente sono più vicini di decine di miglia nautiche alla Tunisia rispetto a Lampedusa.
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) July 4, 2019
Se questa ong ha davvero a cuore la salvezza degli immigrati faccia rotta nel porto sicuro più vicino, altrimenti sappia che attiveremo tutte le procedure per evitare che il traffico di esseri umani abbia l’Italia come punto di arrivo.
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) July 4, 2019
Secondo quanto riporta Marco Mensurati, giornalista di Repubblica a bordo dell'imbarcazione, dopo avere individuato il gommone la ong ha chiamato la sala operativa della guardia costiera di Roma per chiedere di indicazioni che avrebbe risposto di lasciare l'intervento alle motovedette libiche. La Libia però non ha un porto sicuro. Il paese è in guerra da aprile e nella notte tra il 2 e il 3 luglio un bombardamento ha colpito il centro di detenzione dei migranti di Tajoura, che si trova a est della capitale Tripoli. La barca di Mediterranea, 18 metri a vela, in teoria non è in grado e soprattutto non è strutturata per prendere a bordo decine di migranti.
Il ministero degli Esteri del governo libico di concordia nazionale del premier Fayez al Serraj ha annunciato oggi che chiederà alle Nazioni Unite e alla comunità internazionale di aprire una inchiesta sul massacro dei migranti nel centro di Tajoura. Il governo di Tripoli “sta valutando la chiusura di tutti i centri di detenzione dei migranti e del rilascio di tutti i detenuti in Libia, con l'obiettivo di garantire la loro sicurezza”, scrive il Libya Observer – sito vicino alle autorità tripoline – che cita il ministro
dell'Interno, Fathi Bashagha. L'Esercito nazionale libico, guidato dal maresciallo Khalifa Haftar, si dice pronto a “sostenere l'azione del governo Serraj” per rilasciare i migranti rinchiusi nei centri di detenzione.
generazione ansiosa