Così il Comune di Roma sta facendo morire il Giardino degli Aranci
Dopo il restyling del 2016 la gestione è tornata al Campidoglio. Il risultato? Piante secche, aranci malati, una condizione generale di incuria e abbandono
“Vincolo dell'Unesco, patrimonio mondiale dell'umanità”. Il cartello è fissato al tronco di un albero con due viti. E basterebbero le sue condizioni per cogliere l'ironia di quanto c'è scritto. Perché se il Giardino degli Aranci di Roma è, come recita il testo, “area sottoposta a tutela archeologica monumentale”, “area sottoposta a tutela paesaggistica”, addirittura parte di un “patrimonio mondiale dell'umanità”, allora l'umanità si è dimenticata di questo suo patrimonio.
Di sicuro lo ha fatto quella parte di umanità che da quasi tre anni governa la Capitale e che, dopo l'intervento di restyling e di valorizzazione effettuato da Sorgente Group, ha ripreso in mano la gestione di questo piccolo gioiello della Capitale, progettato nel 1932 dall'architetto Raffaele de Vico, che in tanti visitano per godere della vista e del verde. Peccato che al momento, come denuncia Radiocolonna.it, il Giardino si trovi in condizioni disastrose: erba secca nei prati con ampie zone in cui ormai è rimasta solo terra, gli aranci malati, oleandri morti per mancanza di acqua e cure, carte per terra, una generale condizione di incuria e abbandono.
Purtroppo è un'altra cartolina, insieme alla monnezza che da settimane riempie le strade, della Roma grillina. Dove il privato, troppo spesso, è un nemico da combattere (ricordate la vicenda di Spelacchio?). Anche quando si offre di riqualificare parti della città che, in caso contrario, rimarrebbero abbandonate a se stesse. Il Giardino degli aranci ne è la prova vivente.
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