Roma, i rifiuti e il termovalorizzatore (risolutivo) che non c'è
Martedì l’incontro Raggi-Zingaretti al ministero dell’Ambiente. Ma il problema è prima di tutto il modello culturale
Roma. E prima il “monnezza day”, con i cittadini che protestano davanti al Campidoglio contro l’emergenza spazzatura, e poi l’ordinanza della Regione Lazio per dare la priorità ai rifiuti romani negli impianti di altri comuni, e poi ancora il ministro dell’Ambiente Sergio Costa che dimezza i tempi per la pulizia, mentre l’Ama invita i romani a “contenere al massimo la produzione dei rifiuti” e il sindaco Virginia Raggi dice che l’ordinanza di Nicola Zingaretti “è una presa in giro”. Infine, persino la scena da film dell’orrore, con la scoperta di “centinaia di denti” gettati tra i rifiuti a Montesacro. E insomma lunedì, al momento in cui veniva istituita “la cabina di regia con Ama-sindacati”, alla vigilia dell’incontro (martedì) tra Raggi e Zingaretti al ministero dell’Ambiente, la sensazione non era quella di un caos calmo, per dirla con il romanzo di Sandro Veronesi, ma di un caos sempre più concitato, tanto più che, sullo sfondo, partiva anche il sottofondo di sospetti: chi ancora sta con Raggi, nei Cinque stelle (e lunedì Di Maio provava senza grande successo a metterci una pezza, dichiarando cose del tipo “Raggi e M5s sono un corpo unico” o “Raggi è stata attaccata perché non si è mai piegata a un sistema di potere”)?
Sarà, e però il problema, al di là dei sacchi che strabordano e dei cassonetti dati alle fiamme, è anche (soprattutto) un problema di visione e di modello culturale: c’è chi, specie nel mondo a Cinque stelle, non si stacca dall’idea (utopistica) di uno smaltimento che non passi necessariamente per un termovalorizzatore, il “grande impianto” presente in molte città europee. E se si guarda a Brescia, città che ne ha uno (720 mila tonnellate di spazzatura bruciate all’anno), la questione appare intanto con contorni più nitidi. Diceva infatti qualche mese fa al Corriere della Sera Miriam Cominelli, ex deputata del Pd, assessore all’Ambiente a Brescia: “Io a Roma un termovalorizzatore di nuova generazione l’avrei fatto da tempo. Perché non si può passare alla tanto decantata strategia ‘rifiuti zero’ in cinque minuti. Come non si può dire ‘no’ agli inceneritori per poi usare quelli del Nord Italia”.
E dunque, dice Chicco Testa, amministratore delegato e presidente di Telit Communications, presidente di Sorgenia, ex parlamentare e segretario nazionale di Legambiente, docente e giornalista, che il problema numero uno è “la grande ipocrisia del ‘no’ al termovalorizzatore per poi scaricare i rifiuti sulle spalle altrui”. Intanto ci sono i dati: Roma produce un milione e settecentomila tonnellate all’anno di rifiuti. Di questi, settecentomila vanno in raccolta differenziata e duecentoquarantamila in “frazione organica. Primo intoppo: non ci sono impianti per il trattamento della frazione organica, bisogna spedire rifiuti fuori. “Si immagini l’impatto ambientale dei 160 camion che vanno avanti indietro da altre città”, dice Chicco Testa. E che cosa ne è della parte di rifiuti non differenziati, un milione di tonnellate l’anno? Sono tonnellate che finivano nei Tmb, per essere in parte trasformati in combustibile (il resto in discarica). Ma si sa che a Roma un Tmb è bruciato, l’altro si è rotto. Per smaltire bisogna rivolgersi di nuovo all’esterno. “Non si può stare sempre col cappello in mano chiedendo aiuto alle altre regioni”, dice Testa, “non ci si può attaccare all’idea del ‘riciclo tutto’.
Ma c’è chi, in nome dell’ideologia, in questa situazione, dice ancora ‘no’ alla costruzione di nuovi impianti”. Dall’Istituto Bruno Leoni, Carlo Stagnaro prova a smontare il chiodo fisso e ideologico che sta condannando Roma alla perenne emergenza-monnezza: “L’umanità ha affrontato crisi come Chernobyl e Fukushima. Ci si vuole arenare di fronte alla spazzatura a Roma? Una cosa è cercare di raggiungere alti livelli di raccolta differenziata, una cosa è eleggerla a totem. Nello smaltimento della parte non riciclata dei rifiuti ci può essere una gerarchia. Prima viene l’inceneritore con ‘recupero’ energetico, poi la discarica. Potrà non essere la soluzione sognata, ma è un pezzo imprescindibile della soluzione”. E chi con i rifiuti a Roma si è trovato a combattere, come Paola Muraro, ex assessore all’Ambiente nella giunta Raggi, invita oggi a “fare riferimento agli impianti esistenti nella Regione Lazio, da questo punto di vista autonoma. Certo, bisogna fare i conti con la reale volontà politica, al netto dell’ideologia”.
generazione ansiosa