I funerali del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso a Roma
“Chiedo rispetto e riconoscenza”, dice Giovanni Nistri, comandante generale dell'Arma
C'è uno striscione con il volto sorridente di Mario Cerciello Rega e la scritta “sempre con noi”. Passa tra la folla, entra dentro la chiesa dove si svolgono i funerali. E poi il lungo applauso delle persone assiepate fuori dalla parrocchia di Santa Croce in via Santa Maria del Pozzo, stracolma di gente, la stessa dove un mese e mezzo fa il carabiniere si era sposato.
“Il cuore di Mario è stato infranto da undici coltellate, che come dice l'autopsia sono arrivate in fondo. Ebbene, è forse giusto che noi tutti si eviti di dare la dodicesima coltellata al suo cuore d'oro”. Il generale Giovanni Nistri, comandante generale dell'Arma dei carabinieri, ha detto queste parole al termine dei funerali nella chiesa di Somma Vesuviana, in provincia di Napoli, del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ucciso a soli 35 anni a Roma nella notte tra il 25 e il 26 luglio scorso. Dell'omicidio sono sospettati in concorso due cittadini americani di 18 e 19 anni, Christian Gabriel Natale Hjort e Finnegan Lee Elder, presunto autore materiale dell'omicidio. Nella sua ordinanza il gip della Capitale, Chiara Gallo, ha disposto il carcere per i due, sui quali gravano indizi di colpevolezza “gravi e concordanti" e numerose testimonianze, raccolti dai carabinieri di via In Selci che hanno svolto le indagini.“Nessuno dei due indagati ha dimostrato di aver compreso la gravità delle conseguenze delle proprie condotte, mostrando un'immaturità eccessiva anche rispetto alla giovane età e al grado di violenza che connota le condotte di entrambi”, scrive il giudice per le indagini preliminari. È stato intanto individuato dai carabinieri il pusher che ha venduto aspirina al posto della droga ai due californiani. Secondo quanto si è appreso, si tratterebbe di un italiano. Sono in corso accertamenti anche sulla posizione di Sergio Brugiatelli, l'uomo derubato che quella sera diede l'allarme al 112. A quanto ricostruito, l'uomo accompagnò personalmente i ragazzi dal pusher. Entrambi saranno indagati per reati di droga.
“È giusto che si abbia rispetto. Sono giusti i commenti e sono legittimi i dibattiti, ma non oggi – ha detto Nistri durante i funerali – Oggi teniamoli fuori, teniamoli lontani. Facciamo in modo che i toni e i modi non siano quella dodicesima coltellata. Tutto il resto lasciamolo ai giorni che verranno“. Dunque, “riconoscenza e rispetto, anzitutto per l'uomo che era e per la sua famiglia; rispetto per i carabinieri e per un carabiniere che è morto per tutelare i diritti di tutti, a partire dal diritto all'equo trattamento che a ogni persona, anche a una persona arresta perché ha compiuto un orrendo crimine, va garantito e tutelato”. E Nistri conclude chiedendo “che in questa giornata mi sia concesso di fare due richieste, che non riguardano trattamenti economici o aspetti di natura normativa, ma che si trasformano in due parole: rispetto e riconoscenza”.
Il primo tra i rappresentanti istituzionali ad arrivare ai funerali di stato è il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo. Poi il vice presidente del Senato Ignazio Larussa e l'ex ministro della Difesa Pinotti, oltre all'ex procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, oggi europarlamentare del Pd. Tutti accolto con composto silenzio dalla folla in piazza. Il ministro dell'Interno Matteo Salvini si è limitato a stringere qualche mano tesa dalle transenne. hanno partecipato alle esequie anche il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, il ministro dell'ambiente Sergio Costa e, l'ultimo tra i rappresentanti di governo ad arrivare in chiesa, il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio. Nella chiesa è stata portata la corona di fiori inviata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, mentre all'esterno sono in vista le corone del presidente del Senato e della Camera e del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ieri ha trascorso più di un'ora con i familiari nella camera ardente e che oggi non era presente alla cerimonia.
“Basta! Basta piangere servitori dello stato, giovani figli di una nazione che sembra aver smarrito quei valori per i quali essi arrivano a immolare la vita!”. È il grido di monsignor Santo Marcianò arcivescovo ordinario militare per l'Italia. Nell'omelia, Marcianò ha detto che “la morte di Mario risveglia in noi, in qualche modo, la nostalgia del sapore buono di valori come la legalità, la solidarietà, il coraggio, la pace, troppo spesso sostituito dai sapori estremi del benessere, della violenza, delle dipendenze, che alterano il gusto della vita e non rendono capaci di custodirla”. E ha ritratto il giovane carabiniere come una persona che “era capace di vegliare una notte intera in ospedale, accanto a una madre vedova e alla figlia, o di provvedere ai pasti e alla dignità dei criminali arrestati. Sì, ha servito persino la vita dei criminali, anche di colui che lo ha accoltellato e che, certamente, egli avrebbe voluto difendere dal dramma terribile della droga che disumanizza e rende vittime dei mercanti di morte, soprattutto i giovani”.
generazione ansiosa