Addio a Giorgio Squinzi. Dalla Mapei a Confindustria in sella alla globalizzazione
È morto ieri sera, dopo una lunga malattia, l'amministratore unico della Mapei. Dal 2012 al 2016 è stato presidente di Confindustria. Aveva 76 anni
Prima di diventare un colosso la Mapei era nata come “Materiali ausiliari per l'edilizia e l'industria”. Era il 1937 e c'erano tre operai e un fondatore, un po' capo, un po' contabile, un po' operaio anch'esso, Rodolfo Squinzi, com'era prassi nell'Italia di allora. Per decenni aveva continuato così, piccola realtà milanese che restava a galla in un'Italia che cambiava, si modificava, si espandeva, ma restava attaccata a una dimensione locale. Una dimensione piccola che però non era quella alla quale pensava Giorgio Squinzi, che di Rodolfo era il figlio, che di Rodolfo aveva fiuto per gli affari, culto del lavoro e dell'imprenditorialità. Ma un'imprenditorialità diversa, aperta all'Italia e al mondo, perché “non possiamo aver paura della globalizzazione, è una sfida non un problema”, perché “il Made in Italy ha senso solo in una dimensione internazionale nella quale l'Italia può e deve trovare una sua posizione rilevante”. Squinzi dirà questo anni dopo ai giovani di Confindustria, ma era ciò che ha inseguito da subito, da quando negli anni Settanta, dopo aver conseguito la laurea in Chimica industriale all'Università Statale di Milano, ha preso le redini, affiancando il padre, della Mapei e trasformandola in una multinazionale con oltre diecimila dipendenti e sedi in 32 paesi.
Giorgio Squinzi è morto mercoledì sera dopo una lunga malattia, ma al suo gruppo ha lasciato alcune linee guida, le solite: puntare sulla ricerca perché senza ricerca non si va avanti, i guadagni si reinvestono nell'azienda e le strategie aziendali devono essere globali.
Squinzi era nato 76 anni fa a Cisano Bergamasco, oltre alla sua attività di imprenditore è stato consigliere superiore della Banca d’Italia, due volte presidente di Federchimica. Nel 2012 era stato eletto presidente di Confindustria. Un incarico che ha mantenuto fino al 2016. Salutando i confindustriali disse che “io sono nato imprenditore, in una famiglia di imprenditori, ed ho cercato anche in questi anni di comportarmi come imprenditore per il bene di tutto il nostro sistema associativo”.
Lavoro ma anche sport. Bici in primis, passione tramandata da suo padre. Per dieci anni la Mapei è stato lo squadrone del ciclismo mondiale. Poi il calcio, prima come sponsor e poi come proprietario del Sassuolo. E poi musica. Nel 2016 era entrato nel consiglio di amministrazione della Scala.
Politicamente corretto e panettone
L'immancabile ritorno di “Una poltrona per due” risveglia i wokisti indignati
Una luce dietro il rischio