Recensire Metro C. Una linea perennemente sostituita dalle navette
E’ pulita (se ne occupano i privati) ed è moderna. Ma fa i conti con la gestione di Atac: non c’è settimana che non sia guasta
Roma. Sei. Una sufficienza si può concedere alla linea C della Metropolitana di Roma, che da sei mesi è collegata alla linea A con il prolungamento della tratta fino a San Giovanni. A colpire è, tuttavia, il particolare contrasto tra l’aspetto avanguardistico e moderno dei vagoni, delle stazioni e del servizio e la solita mediocre realtà del trasporto romano. Le vetture sono “driverless”, ossia senza conducente e controllate a distanza dal centro del capolinea di Pantano, sono larghe, comode e pulite, come lo sono anche le stazioni e i bagni pubblici, la cui manutenzione è affidata a un’azienda privata, la Humangest S.p.a., a cui Atac lascia il compito di curare l’igiene e il decoro delle varie fermate. Un reportage fotografico darebbe forse l’immagine di una metropolitana all’avanguardia, impeccabile e degna della capitale d’Italia. Ma purtroppo tutto questo si deve scontrare con Roma, con Atac e con la recente crisi di Roma Metropolitane, azienda partecipata di cui è stata decisa definitivamente in Comune la liquidazione il 22 ottobre. Chi per lavoro deve prendere la Metro C ogni giorno chiarisce subito che la situazione è meno limpida di quanto non sembri. “Almeno un guasto a settimana dall’inizio dell’estate”, racconta un edicolante della stazione di Grotte Celoni, fermata a metà della tratta che coincide con un capolinea degli autobus. Non si può arrivare da una domenica a quella successiva senza che gli altoparlanti delle stazioni non comunichino almeno una volta che “il servizio si interrompe alla stazione di … Ci scusiamo per il disagio”. Un barista dell’ultima stazione, quella di Pantano, racconta che qualche operatore confermava, bevendo il suo caffè, che il motivo per cui martedì 5 la metro si è fermata per qualche ora alla stazione di Grotte Celoni è che si era staccato un pannello interno alla galleria che aveva bloccato il treno automatizzato. “Guasti stupidi”, commenta, “perché cose che si risolvono in poche ore ma sono troppo frequenti per una metro appena costruita”.
Ogni volta che si guasta un treno si devono chiudere tutte le fermate successive e il luogo dell’incidente diventa provvisoriamente il capolinea, da cui vengono disposte delle navette sostitutive che percorrono la tratta della metro, che coincide con la via Casilina, dovendone però affrontare il traffico. Come racconta un pendolare che usa tutti i giorni la Metro C, nelle ore di punta per percorrere quelle che sarebbero due o tre comode fermate di metropolitana le navette ci possono mettere anche quaranta o cinquanta minuti. Come ci spiega l’edicolante di Grotte Celoni, non sono altro che i normali autobus ai cui conducenti viene ordinato di tramutarsi in mezzi che fanno le veci della tratta sospesa. Tutto questo toglie vetture al normale trasporto pubblico, affollando sia gli autobus che i Cotral in queste particolari situazioni, e da quando è stata aperta la linea C tutto il sistema di trasporto pubblico di superficie precedente è stato ripensato e limitato, per cui quando si guasta la metropolitana non ci sono più i servizi di autobus o tram che prima collegavano le nuove fermate al centro.
La metro C è stata aperta da poco ma, come spiega un barista in stazione che la usa ogni giorno, l’attenuante della giovane età è un qualcosa che si può applicare alle prestazioni mediocri di un calciatore, non di una metropolitana che dovrebbe essere all’avanguardia e quindi la migliore tra le tre che attraversano Roma. Ragionamento che vale anche per i minuti medi che un viaggiatore deve aspettare prima di vedere un vagone viaggiare nella sua direzione in stazione: dodici. Ragiona un pendolare in ritardo che “la metro A, la più anziana della città, ha un’attesa media di due minuti in entrambe le direzioni. Non si capisce perché la Metro C, che è stata inaugurata quattro anni fa, debba avere questa assurda frequenza, a cui vanno aggiunti guasti e ritardi che a volta hanno fatto attendere fino a venti minuti. Altro problema marginale, forse, ma più divertente è quello che riguarda delle imprecisioni nella comunicazione dei tempi di attesa, per cui nelle stazioni dove il treno si ferma rimangono aperti due binari, uno in cui passa il treno e che recita sui cartelloni “treno in arrivo tra 10 minuti”, e un altro che invece, non si sa per quale ragione, annuncia tempi surreali: negli ultimi giorni sono cominciate a circolare immagini che recitavano: “San Giovanni: 111 minuti”, poi “San Giovanni: 402 minuti”, fino a una foto in cui il tempo previsto era quello di 1.439 minuti. Annunci che vengono tra l’altro proiettati sui cartelloni elettronici di tutta la stazione, anche all’entrata, facendo spaventare non poco gli avventori che vengono poi tranquillizzati dall’arrivo in meno di venti minuti del vagone, ma che certo non potranno descrivere la loro esperienza in Metro C come “serena”.
generazione ansiosa