Il numero chiuso per accedere a Fontana di Trevi, da un eccesso all'altro
Una mozione per regolamentare e contingentare i flussi di turisti nella piazza mette a rischio l'attività dei negozianti e rischia di disincentivare il turismo
Roma. Una monetina lanciata troppo piano e da troppo lontano colpisce una turista cinese a bordo vasca, che si volta indispettita. Da una parte della piazza passeggia una coppia di vigili, mentre dall’altra venditori abusivi cercano di far interessare i turisti alle loro cianfrusaglie. Quando si avvicinano i vigili, nascondono i bastoni da selfie o gli ombrelli, scompaiono in qualche via dietro alla fontana e risbucano poi un minuto dopo dalla parte opposta. Il capolavoro di Nicola Salvi, a novembre, riempie solo per metà piazza di Trevi ma nei periodi di punta del turismo romano migliaia di persone si accalcano sui sampietrini e sugli scalini che affacciano su uno dei monumenti più famosi del mondo. Al punto che lo scorso luglio i vigili urbani che controllano che non ci si sieda sul bordo di marmo hanno dovuto chiudere con un nastro giallo l’accesso alla fontana ai turisti, perché la calca eccessiva non permetteva loro di svolgere i controlli di decoro e protezione del monumento. Preso atto del problema, che probabilmente si ripresenterà nel periodo turistico di Natale, l’assessore alle attività produttive Carlo Cafarotti e il presidente della Commissione Commercio Andrea Coia hanno annunciato una mozione in Aula Giulio Cesare per regolamentare e contingentare i flussi di turisti nella piazza, oltre che a proteggere il bordo con barriere trasparenti per evitare che ci si possa sedere.
Ambienti esterni e interni all’amministrazione capitolina hanno avuto da ridire sul danno estetico che le barriere comporterebbero alla Fontana di Trevi. Mentre la proposta, spiegata da Coia, di posizionare dei presidi di polizia sulle cinque vie d’accesso alla piazza, per far sì che non ci sia mai più di un certo numero di persone ad ammirare i marmi di Nicola Salvi, non ha di certo incontrato le simpatie dei commercianti. Una negoziante sul lato destro della fontana ci spiega che una scelta del genere metterebbe in ginocchio tutte le attività che affacciano su piazza di Trevi e che, in ogni caso, già due anni fa si era tentato timidamente di regolare i flussi alle vie d’accesso, ma “la cosa non aveva funzionato”. Il proprietario di un negozio di souvenir ci conferma che, se si dovessero contingentare le presenze di turisti nella piazza, le attività rischierebbero la chiusura, perché un numero chiuso scoraggia chiunque dal fermarsi a fare compere o a prendere un caffè.
Ma è il proprietario di un negozio di scarpe a usare parole un po’ più forti nei confronti di questa proposta: “Non vogliono preservare la fontana o valorizzarla, io temo che si finirà per mettere un biglietto di ingresso per accedere alla piazza e allora le nostre attività non potranno che chiudere. Ogni mercoledì a Civitavecchia attraccano delle navi con due o tremila turisti che vengono a visitare Roma, ci possiamo immaginare che genere di fila si creerebbe sulle cinque vie d’accesso? Si bloccherebbe tutto il quartiere. Piuttosto, potrebbe essere accettabile chiudere solo la parte degli scalini, così che i turisti debbano pagare per accedere al bordo della fontana e fare il famoso lancio della monetina. Insomma, io sento tanto parlare dell’importanza del turismo, ma poi sembra che chi amministra la città lo voglia scoraggiare e, in effetti, essere un turista a Roma sta diventando sempre più difficile e faticoso. E si vede”. C’è però da dire che piazza di Trevi, nei periodi in cui si riempie fino all’inverosimile di turisti, diventa zona franca e terra facile per borseggiatori e abusivi. Ma passeggiando per la piazza in un periodo come questo, in cui non si presentano flussi esageratamente consistenti, una misura come quella proposta da Cafarotti e Coia appare forse un po’ estremista. Si passa, passa, d’altra parte, da un eccesso a un altro. Oggi per esempio ci sono soltanto quattro vigili a Fontana di Trevi, i bancarellari abusivi saranno almeno una ventina.