'Ndrangheta, la nemica della società aperta che però invade il mondo
La concentrazione di eventi dell’ultima settimana rende evidente come l'organizzazione criminale sia capace di mandare in corto circuito i meccanismi degli affari e della concorrenza. Dalla Calabria negletta è riuscita a diffondersi ovunque
Il diavolo si nasconde nei dettagli, come tra le righe dei volantini che qualche anno fa invasero Reggio e molte altre città calabresi. Comparsi dal nulla, all’improvviso avevano riempito buche delle lettere e tergicristalli con qualcosa di inusuale da queste parti: un’offerta di lavoro rivolta ai giovani non qualificati, che senza impegno – e con solo un mese di corso completamente gratuito – avrebbero potuto imparare un nuovo mestiere, trasferirsi nell’isola più promettente del Mediterraneo e guadagnare uno stipendio di tutto rispetto. Destinazione: Malta; professione: croupier. Il sentore di zolfo che si è rivelato completamente solo tre giorni fa, quando la Dda di Reggio Calabria ha disposto il sequestro di quattrocento milioni di euro nei confronti dell’imprenditore Antonio Ricci, reggino coinvolto nell’operazione “Galassia” e titolare di due trust domiciliati a Malta, dietro i quali aveva schermato conti correnti, immobili e – soprattutto – tre società maltesi di scommesse online. Secondo le indagini, il gioco d’azzardo sul web serviva a riciclare e reinvestire il denaro di due famiglie dell’aristocrazia ’ndranghetista come i De Stefano-Tegano e i Pesce-Bellocco. Il demonio ama frequentare i crocicchi, i confini e gli snodi di comunicazione come a Villa San Giovanni, il porto sullo Stretto, dove due giorni fa il sindaco Giovanni Siclari, il presidente della principale società di traghetti Nino Repaci e molti altri ottimati sono finiti in carcere o ai domiciliari per varie accuse, che vanno dalla corruzione alla turbativa d’asta con aggravante mafiosa.
Il diavolo – in Calabria – gioca a rimpiattino con i milioni, le influenze, gli appalti e con l’economia legale, come nella titanica operazione “Rinascita-Scott” della procura di Catanzaro, che ieri ha terremotato la temibile cosca dei Mancuso di Limbadi con oltre 260 persone in carcere e 70 ai domiciliari, quindici milioni di beni sequestrati e un reticolo di arresti che abbraccia anche Germania, Svizzera, Bulgaria e quasi tutte le regioni italiane. La belva, almeno in questa indagine, ha risparmiato la Valle d’Aosta, ma solo perché i ghiacci delle Alpi erano già stati infangati la scorsa settimana, quando la Dda di Torino ha aperto un’inchiesta sulle elezioni regionali del 2018, causando le dimissioni del presidente della Regione Antonio Fosson e di due assessori. Questo demonio ama anche giocare su più tavoli, come ipotizza ancora l’inchiesta “Rinascita-Scott”, dato che – oltre a qualche funzionario infedele delle forze dell’ordine – sarebbero coinvolti anche politici di ogni schieramento, tutti impegnati a tessere relazioni e scambiarsi influenze con gli ‘ndranghetisti, a caccia dell’ultimo favore, dell’ultimo voto, dell’ultimo appalto. Qui non siamo davanti a un’altra proiezione di procure troppo zelanti, nutrite a leggende oscure mentre vanno a caccia dell’ennesimo cattivo da fumetto Marvel al quale attribuire tutti i lati oscuri della modernità. La concentrazione di eventi dell’ultima settimana ci mette davanti a un’evidenza costituita da centinaia e centinaia di milioni di euro: la ‘ndrangheta non è l’inafferrabile Keyser Söze; è un nemico della collettività capace di mandare in corto circuito i meccanismi degli affari, della concorrenza e - in ultima analisi – della società aperta. Ogni appalto truccato abbatte la fiducia in un sistema equo e smonta qualsiasi voglia di partecipare a un bando pubblico; ogni caccia al favore, al patrocinio del boss di turno e al compromesso alimenta il furore incendiario di chi ritiene che, se tutto è truccato, allora meglio sospendere il gioco e adagiarsi in distopie di chiusura e decrescita. Perché, alla fine, la questione ‘ndranghetista, è una questione di classi dirigenti cresciute male e scelte peggio, classi dirigenti mediocri e imbelli che dalla Calabria negletta sono riuscite a diffondere ovunque un metodo basato su sottintesi e inefficienze. La Germania ha un problema di ‘ndrangheta; ce l’ha il Canada – dove gli omicidi proseguono da quasi un decennio nel silenzio generale – e ce l’hanno persino l’Australia e Hong Kong, una delle ultime mete per il riciclaggio di denaro sporco.
Da qualche tempo si dice che i nemici della società aperta arrivano sui barconi, e forse tra i disperati c’è davvero qualche poveraccio pronto a farsi esplodere. Ma quelli che stanno bombardando la nostra economia e il nostro vivere civile si presentano con molta più discrezione. All’inizio arrivavano dall’Aspromonte e dalla Statale 106, ma adesso vanno ovunque.
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