Una legge sbagliata
“Così si colpiscono consumatori e famiglie, un errore”, ci dice il presidente dell’Aie Ricardo Levi
Roma. “La legge nasce per promuovere la lettura e in parte l’abbiamo sostenuta. Eravamo e siamo d’accordo con il sostegno diretto alle librerie con investimenti per quattro milioni di euro. Sul resto però no”, dice al Foglio Ricardo Franco Levi, presidente dell’Associazione Italiana Editori (Aie), commentando la legge che, fra le altre cose, riduce la possibilità di fare sconti sui libri dal 15 al 5 per cento. “Nel tentativo di andare incontro alle esigenze di un anello della catena più debole di altri, le piccole librerie appunto, si è scelto di ridurre le possibilità dei consumatori e delle famiglie di comprare al miglior prezzo possibile. Sarebbe come se, di fronte alla crisi delle catene della grande distribuzione (Auchan ha annunciato migliaia di licenziamenti, addirittura nel Regno Unito ha chiuso un grande magazzino Ikea), si dicesse che gli ipermercati non possono fare offerte speciali per promuovere i loro articoli con degli sconti. In quel caso sarebbero danneggiati i consumatori e le famiglie. Il mercato del libro non è una cosa diversa. Noi stimiamo, attraverso uno studio molto dettagliato che analizza gli sconti medi applicati attraverso i vari canali di vendita, che il contraccolpo sarà di 75 milioni di euro, con un impatto sull’occupazione, indotto compreso (distributori, trasportatori), che calcoliamo in duemila posti di lavoro in meno”. E questo, dice Levi, è il primo punto critico.
Un altro, altrettanto grave, riguarda la tempistica. “Per adattarsi a un cambio di norme che hanno un simile impatto sulla struttura del mercato, vale per il mercato del libro come per qualsiasi altro settore produttivo, c’è bisogno di tempo. Non ci si può adattare da un momento all’altro. Nella sola grande distribuzione sono attualmente depositati più o meno quattro milioni di libri per un valore di 40 milioni di euro. Libri che andrebbero riprezzati o resi al prezzo di prima o buttati o sostituiti. Non sono cose che si fanno dall’oggi al domani. Per questo chiediamo un allentamento dei tempi”. La filiera della produzione del libro è articolata, dice il presidente dell’Aie. “E siccome per colpa di questa legge parliamo di un effetto depressivo sulla domanda, per converso servono misure che invece la aiutino. Con due strumenti: uno rivolto ai più giovani, con la 18 App che consente di fare acquisti culturali. Prima era di 500 euro adesso è stata ridotta a 300. Ha aiutato molto sia le famiglie sia il mercato, inducendo a fare acquisti legali e a non piratare i libri. L’altro strumento è la detrazione fiscale per l’acquisto dei libri, come si fa per le medicine o le spese per la palestra. Anche il consumo di libri è altrettanto decisivo per la qualità della vita. Oggi poi che stiamo incentivando molto la moneta elettronica sarebbe facile organizzare le detrazioni”.
Impossibile non ricordare al presidente Levi, ex deputato, che nel 2011 fu proprio lui l’autore di un’analoga legge che riduceva gli sconti sui libri al 15 per cento. “Una legge che io rivendico ancora. Eravamo in una stagione in cui la preoccupazione dei librai era rivolta alla grande distribuzione, con sconti che potevano arrivare fino alla metà del prezzo di copertina. Mettemmo dei limiti e al di là del primo anno, in cui il mercato ha sofferto i contraccolpi della crisi economica del 2011, la misura ha aiutato le librerie a tenere il passo e a sopravvivere. Però un conto è procedere per gradi e un altro conto ridurre la possibilità di fare sconti da un giorno all’altro dal 15 al 5. Ci si può muovere con traiettorie condivise ma con i tempi necessari”. Peraltro, dice Levi, “chi è che più di altri avrà la forza di reggere il contraccolpo? Amazon o Ibs o altre grandi catene del commercio elettronico. Il principale effetto di questa legge sarà dare un aiuto ai loro conti. Non c’è dubbio che la strapotenza di Amazon non si deve trasformare in una prepotenza e che deve rimanere all’interno di pratiche commerciali accettate. Sappiamo però che Amazon è una risorsa straordinaria per i cittadini che abitano in zone in cui non ci sono librerie o che cercano libri che non si trovano nelle librerie. È oltretutto uno strumento utile anche per i piccoli e medi editori, che fanno più fatica a distribuire dappertutto. Su Amazon, ma il discorso vale anche per altri, gli editori vengono messi su un piano di parità. Lo abbiamo visto nelle statistiche: cresce la quota di mercato dei piccoli editori, proprio perché il commercio elettronico rende più accessibile i loro prodotti”.
Dunque, dice Levi, “la domanda che ci dobbiamo fare è: i lettori italiani accetteranno o no di spendere 75 milioni in più? Si immagini lei che cosa può voler dire per il mercato del libro, le cui diramazioni sono larghissime. Già perdiamo 500 milioni di euro in pirateria sui 2 miliardi di fatturato”. Insomma, “in un paese che legge poco e che ha problemi di crescita e occupazione, a me sembra che questa misura possa essere difficilmente salutata con entusiasmo. Sarebbe stato preferibile, per aiutare le librerie, raddoppiare i contributi previsti, portando la cifra da quattro milioni a otto. Guardi, noi non chiediamo soldi per gli editori ma un aiuto per i lettori e per le famiglie”. Gli argomenti di Levi sono molto convincenti, d’altronde sono gli stessi che erano stati adoperati contro la sua legge.
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