Per tre italiani su quattro il lockdown è giusto
Secondo Nomisma la grande maggioranza dei cittadini ritiene giuste le misure decise dal governo anche se, sottolinea, dovevano essere prese prime. E finita l'emergenza chiedono di ripensare la sanità pubblica
Polemiche, bufale, opinioni non richieste di esperti improvvisati. E se a ogni Mondiale corrisponde il suo esercito di tecnici della Nazionale, mai come in questa epidemia si era visto un così alto numero numero di epidemiologi da salotto e di analisti di dati.
Ogni giorno si scopre che in Italia ci sono 60 mln di persone che saprebbero gestire in scioltezza una pandemia. Alla prossima pandemia il paese ne terrà certamente conto. Per il momento fate ciò che vi viene detto e ringraziate il cielo di non avere un Orbàn o un Bolsonaro. Thx.
— Claudio Cerasa (@claudiocerasa) April 1, 2020
Scherzi a parte, non ci siamo comportati poi tanto male durante l'emergenza. Lo ricorda spesso il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nelle sue ormai abituali apparizioni serali in diretta su Facebook: la crisi ha mostrato che gli italiani sanno avere senso di responsabilità e disciplina. Come ha detto al Foglio l'antropologo Franco La Cecla, “non siamo più cialtroni. Eccetto pochi imbecilli, tutti gli italiani stanno rispettando le regole. Al sud come al nord”. Di fronte a un pericolo diffuso, abbiamo messo da parte la nostra mitologica incoscienza anarcoide e il nostro individualismo, e siamo stati disposti a fare sacrifici collettivi per contenere l’epidemia.
L'Osservatorio “Lockdown. Come e perché sta cambiano le nostre vite” realizzato da Nomisma su un campione di 1.000 persone dimostra, ad esempio, che la stragrande maggioranza degli italiani ritiene giusto quanto deciso dal governo, anche se questo ha coinciso con il sacrificio di restare a casa. Sei cittadini su dieci, infatti, pensano che gli interventi siano stati adeguati anche se presi in ritardo rispetto all’emergenza. Mentre il 74 per cento ritiene giusto il lockdown, ma anche in questo caso evidenzia che doveva essere imposto prima e con misure più stringenti per arginare l’epidemia. Certo, nelle ultime 3 settimane, evidenzia l’Osservatorio, soltanto il 14% è stato di buon umore, mentre il 43% ha vissuto alti e bassi dettati dalla situazione di incertezza e dall’isolamento. Ma nonostante questo solo il 17 per cento ritiene inadeguata l’azione delle istituzioni (quota che sale al 26 per cento nelle province di maggior contagio in Lombardia). Insomma se spesso gli italiani vengono descritti come un popolo di irresponsabili ed egoisti, stavolta non è stato affatto così.
Sistema sanitario nazionale e Protezione civile sono le istituzioni in cui gli italiani ripongono maggiore fiducia e gradimento: i giudizi pienamente positivi (voti dall'8 al 10) sono condivisi dal 75 per cento degli italiani; più critica la valutazione sull’operato delle regioni (la quota dei pienamente soddisfatti si ferma al 47 per cento). Molto più dura l'opinione rispetto alle azioni di contrasto alla crisi messe in atto dall’Unione Europea, cui il 79 per cento degli italiani attribuisce giudizi gravemente insufficienti.
Cosa bisognerà fare, finita la quarantena? La maggioranza degli italiani immagina di ricominciare con la
normalità - ma senza abbandonare mascherine e distanziamento sociale - non prima di maggio inoltrato (41 per cento) - un
ulteriore 27 per cento si aspetta invece la fine della quarantena solo a partire da giugno. L’economia è la priorità da affrontare una volta che la crisi sanitaria sarà terminata: lo pensa l’85 per cento del campione. Anche il ripensamento della sanità pubblica, messa sotto pressione dall’emergenza Covid, preoccupa il 70 per cento degli intervistati.
generazione ansiosa