Il destino sospeso di barba e capelli, tra sicurezza e botteghe da non abbandonare
Il Covid-19 visto dall'Antica Barbieria Colla di Milano, quella di Bettiza e Co.
Roma. Non ci faremo ancora “prendere per i capelli” e, come si sa, si è rassegnato pure il presidente Sergio Mattarella (“Giovanni, neanche io vado dal barbiere…”). Presi per i capelli è ormai l’introvabile libro di Franco Bompieri, il barbiere scrittore dell’Antica Barbieria Colla di Milano, la più antica bottega italiana, una nuvola di borotalco, allume e floid. E’ stata aperta nel 1904 e chiusa solo nel 1944, ma causa bombardamenti: “Non abbiamo mai dovuto fare queste rinunce” racconta Francesca Bompieri che è la figlia di Franco e oggi la responsabile. E non hanno mai rinunciato al “taglio Colla”, il giornalista Enzo Bettiza, che si portava una camicia pulita da indossare dopo la rasatura; il banchiere Enrico Cuccia che come lozione usava solamente Eau Lustrale, confezione fuori commercio di Guerlain.
Vogliamo continuare? “Indro Montanelli che ringraziava i clienti che leggevano il suo Giornale. Carlo De Benedetti che, raccontava mio padre, si faceva dare un’aggiustatina quando doveva incontrare una nuova compagna. O ancora Guido Piovene che entrava sempre con la sigaretta in bocca”. Da marzo, alla Barbieria Colla, non entra più nessuno, prima che lo ordinasse un dpcm: “Non eravamo preparati, non avevamo le precauzioni, non sapevamo cosa potesse accadere. Ho deciso di anticipare la chiusura. Non mi sono pentita. Purtroppo la crescita dei casi di coronavirus mi ha dato ragione”. Sono passati ormai mesi e la “barbiera” Bompieri (“Ma state tranquilli, io non taglio. Ho cinque dipendenti”) non ce l’ha con il governo, niente forbici e coltelli, ma dice che rimandare la riapertura al primo di giugno, che per altro è lunedì (“E poi c’è la festa del 2 giugno”), può rivelarsi non un modo per proteggere i tanti barbieri, ma di farli precipitare nell’illegalità. A Milano, cinquecento di loro, hanno chiesto di rivedere la decisione. E’ ricomparso infatti il “taglio clandestino”, il rasoio in nero “che non giustifico come si può immaginare, ma che non criminalizzo. Taglio di disperazione per una categoria dimenticata”. Prima dell’epidemia, le barberie erano tornate al successo (“Il vento era a nostro favore”), barba come bene di consumo.
Dopo il virus sarà speciale e made in Italy? “La cura verso la barba non si è arrestata e questi mesi sono per i barbieri quelli di maggior lavoro”. La Barbieria Colla si era anche inventata un’accademia per giovani Figaro, ha affiancato una sua linea di prodotti: “Che in questo momento mi permette di continuare a mantenere in vita l’attività”. Insomma, vi stanno facendo venire i capelli bianchi? “Non rimprovero la chiusura che è stata necessaria. Milano è ancora una bomba a orologeria. Lamento l’assenza di indicazioni chiare. Vorrei che i miei dipendenti, che sono considerati a rischio, possano tornare a lavoro, ma dopo aver effettuato tamponi. Mi sono rivolta agli ospedali, ma mi hanno risposto che al momento è impossibile. Vorrei un protocollo sanitario chiaro e da poter seguire, vorrei ancora che si possa aprire il lunedì ma senza che sia quantificato come straordinario. Vede, io non mi rassegno. Credo che ne usciremo e che ci possa essere davvero una rinascita. Nel 1922, dopo la spagnola, fu così. E però, dobbiamo organizzarci, mettere in sicurezza i locali. Non sono una di quella che dice in maniera semplice “apriamo tutto”.
L’epidemia è ancora in corso, ma non possiamo neppure abbandonare queste botteghe. “Il barbiere è un mestiere di artigiani. Parliamo di piccole attività che non hanno la forza economica delle grandi catene” spiega la figlia Bompieri che è cresciuta “contropelo”. “Impertinente sin da piccina. Sono sempre stata considerata la figlia d’arte. E’ stato un privilegio crescere in questo ‘salone’”. In attesa di tornare a sederci sulla poltrona di via Morone, gli uomini si sono sottomessi amabilmente alle mogli che spuntano, radono, accorciano, sfoltiscono: “E infatti confido che siano le mogli a fare da barbiere. Mi auguro, ma naturalmente sorridendo, che non avvenga il contrario”. Veniamo a qualcosa di serio. Ci dice quale sarà il prossimo taglio della stagione? Taglio Mattarella? “Taglio perfetto. Il presidente va ancora dal suo barbiere di fiducia che è bravissimo. Mio padre ripeteva che il miglior taglio è sempre quello che non si vede. Lui ha un taglio italiano, classico”. E Giuseppe Conte? “Diciamo che credo molto nell’invecchiamento naturale del capello… Non mi faccia fare l’impertinente. E però, una sfoltitina al suo ciuffo…”.
generazione ansiosa