I crimini e il Covid
Un report dell’Europol segnala come la criminalità organizzata ha superato il lockdown, incrementando alcuni settori della propria attività, e come si adatterà alla fase due e tre
Pestilenza che vai, crimine che trovi. Il Covid-19, e tutto quel che ne consegue, non ha cambiato solo le nostre abitudini, modi di lavorare, speranze e preoccupazioni. No. Ha cambiato anche quelle della criminalità che con le strade vuote, il racket ridotto al lumicino e lo spaccio quasi impossibile, ha dovuto inventarsi nuove strade e nuove modi per fare i suoi comodi. Ma si sa, la criminalità è un organismo simbionte: dove la metti metti, si adatta, impara a vivere e prosperare e non muore mai. Una specie di tardigrado delle cose umane.
Così, Covid o non Covid, dopo qualche settimana di assestamento, mafie e malaffari di tutto il mondo hanno prontamente cambiato pelle e business e si sono date da fare in altro modo. E, come spesso accade, lo hanno fatto in modo preciso, puntuale, perfetto. Perché i delinquenti faranno anche schifo, ma il loro lavoro lo sanno fare. Così, la storia della criminalità negli ultimi (e nei prossimi mesi) segue e seguirà quella del Covid e del lockdown. Secondo un rapporto pubblicato da Europol, addirittura, il modo in cui gli affari sporchi si sono adattati e si stanno adattando seguono, esattamente, le tre fasi della pandemia e del lockdown.
Fase uno: tutti a casa!
Ricordate febbraio, quando il Covid-19 è arrivato e con esso il lockdown? Ricordate quello spaesamento, quella paura, quella confusione da ‘e adesso?’ Ecco, quello stesso spaesamento lo hanno provato anche i mascalzoni di mezzo mondo: la prostituzione era finita in vicolo cieco, i furti erano diventati impossibili, lo spaccio estremamente difficile. Di omicidi, poi, quasi non se ne vedevano. Persino in un posto come El Salvador (il paese con più omicidi al mondo: 52 ogni 100 mila abitanti, di media; per capire quanti siano vi basti sapere che l’Italia ne ha 0,57 per 100 mila abitanti) il numero di crimini violenti è diminuito: 60, a marzo, contro il quasi 200 dell’anno prima. E addirittura ci sono stati quattro giorni senza nessuna uccisione. Sembrava che il Leviatano avesse vinto e che i mascalzoni di tutto il mondo avessero trovato pane i loro denti. Come se il Covid avesse fatto chiudere anche i loro sporchi affari, oltre ai nostri bar preferiti. E invece no, perché i criminali, come dicevamo, sono simbionti.
Si adattano. Sopravvivono. Si ingegnano. Così i traffici, dalla strada e dalle strade, si sono spostati in rete. Del resto eravamo tutti lì, dove altro andare?
Secondo UNICRI “l'aumento della percentuale della popolazione connessa a internet e il tempo trascorso online, combinato con il senso di confinamento e l'ansia, e la paura generati dal blocco, hanno fornito maggiori opportunità per i criminali informatici di trarre vantaggio dalla situazione e fare più soldi o creare perturbazioni. Le comuni tecniche di criminalità informatica, come il phishing (la pratica fraudolenta di indurre le persone a rivelare informazioni personali, come password e numeri di carte di credito attraverso siti web o email false) hanno visto un picco. Secondo i dati raccolti da Google e analizzati da Atlas VPN, i siti di phishing sono cresciuti del 350% tra gennaio e marzo”. In pratica, visto che mezzo mondo lavorava da casa, operando su sistemi aziendali da computer privati, non protetti dunque dalla schiera di antivirus che in genere difende i computer da ufficio, gli hacker hanno provato, e sono spesso riusciti, a bucare sistemi che normalmente sono protetti e che contengono dati sensibili e riservati.
Fonte Google-Atlas VPN
Un altro modo in cui i criminali si sono fatti furbi sono state le truffe ai cittadini impauriti e confusi. Scrive VPN Atlas “sono stati creati siti web truffa che inducono le persone ad acquistare cure, integratori e vaccini completamente falsi”. Secondo la società di sicurezza informatica, RiskIQ, che ha perlustrato il web in cerca di parole chiave come “Covid”, “virus”, “vaccino” o “pandemia”, questi siti truffa sarebbero diventati 316.523 solo nei giorni tra il 9 e il 23 marzo.
Anche lo streaming illegale è cresciuto (ma c’è ancora chi usa lo streaming illegale?) e persino i casi di pedopornografia online, visto che spesso, in queste settimane si trovavano ragazzini soli davanti a un monitor, per ore.
Alla grande è andato anche il traffico di mascherine, saponi igienizzanti, respiratori e guanti taroccati. Truffe milionarie, a volte sventate e volte no. In Germania, per esempio, sono stati spesi 800 mila euro per 15 milioni di mascherine che non esistevano. In California, il potente sindacato degli infermieri Service Employees International Union-United Healthcare Workers West, si è fatto mettere nel sacco da un finto rivenditore che ha venduto loro 39 milioni di inesistenti mascherine. Più vicino a noi, nel tempo e nello spazio, a Frosinone, la settimana scorsa, sono state sequestrate un milione di mascherine contraffatte, ossia che riportavano un marchio CE che però CE non era.
Fase due: Crisi vuol dire opportunità
Secondo Europol, “un allentamento delle misure di blocco vedrà l'attività criminale tornare ai livelli precedenti con lo stesso tipo di attività prima della pandemia. Tuttavia, è probabile che la pandemia abbia creato nuove opportunità per attività criminali che verranno sfruttate oltre la fine della crisi attuale: alcune delle aree criminali rilevanti sono il riciclaggio di denaro e il traffico di esseri umani”. Il bello (chiamiamolo così) della criminalità è che pensa in grande e là dove tutti vedono sussidi per restare a galla, vede enormi possibilità di espansione.
Per esempio sfruttando pro domo sua le misure di rilancio dell’economia: nei prossimi mesi saranno (per fortuna, tra l’altro) messi in circolo a vario titolo fiumi di denaro sotto forma di sussidi, finanziamenti, immissioni di liquidità, appalti pubblici. È un bene, certo. Ma è anche una miniera a cui attingere a piene mani a breve medio e lungo termine. “I regolatori del riciclaggio di denaro – scrive Europol – devono essere vigili e aspettarsi che i gruppi criminali organizzati sfruttino una situazione economica instabile per riciclare denaro utilizzando il sistema finanziario”.
Poi c’è la grande partita dell’immigrazione e del traffico di esseri umani. Se pensate che con il Covid la faccenda sbarchi e traffico di esseri umani sia finita, duole dire che vi sbagliate. Scrive il report di UNODC sull’impatto del CovId sulla criminalità: “Durante il 2020, e solo fino al 26 aprile, è stato registrato un totale di 19.827 arrivi irregolari nell'UE, via terra o via mare e 256 persone sono morte o disperse durante la traversata del Mediterraneo.
Le cose, secondo UNODC, non potranno che peggiorare, nei prossimi mesi: “L’intensificazione delle misure per limitare i viaggi e l'immigrazione transfrontalieri al fine di prevenire la diffusione di Covid-19 aumenterà probabilmente la domanda e la difficoltà dei viaggi, rendendoli più costosi e rischiosi”.
Fasi tre: Liberti tutti
Se e quando ci sarà la fase tre, la vita somiglierà molto a quella di prima. Solo che ci sarà un pletora di disoccupati in più. E questi disoccupati, con ogni probabilità rischiano di trasformarsi in manodopera a basso prezzo e poche pretese per le mafie di mezzo mondo, a partire dall’Italia, ma non solo. “I gruppi vulnerabili come disoccupati e poveri – scrive Europol – tendono a diventare più accessibili alla criminalità organizzata durante i periodi di crisi. Le difficoltà economiche rendono le comunità più ricettive a determinate offerte, come quella di merci contraffatte o assunzioni per svolgere attività criminali. I gruppi di criminalità organizzata di tipo mafioso trarranno probabilmente vantaggio da una crisi e da persistenti difficoltà economiche reclutando giovani vulnerabili, impegnandosi in prestiti, estorsioni e racket”.
Ma la mafia non è solo un problema italiano. Anzi. Perché il mondo è grande e le declinazioni delle criminalità pure. In Brasile, per esempio, l’ordine pubblico è stato quasi del tutto demandato alle gang che governano le favelas e che hanno imposto e stanno gestendo un casereccio lockdown. Lo stesso in Messico, dove la famiglia di El Chapo sta distribuendo pacchi di viveri e mascherine gratis sì, ma con il viso di El Chapo ben stampigliato sopra. In Sud Africa, a Cape Town, le gang hanno deciso di smettere di farsi la guerra e di usare la loro efficientissima rete di spacciatori per distribuire viveri e medicine. Lo stesso sta accadendo in Giappone o in Russia. Tutti aiuti che, un giorno, avranno un prezzo, che dovrà essere pagato. Dai cittadini stessi o dallo stato.