Il caso Maddie McCann: 13 anni di sospetti e processi mediatici
La polizia tedesca dice di avere individuato il probabile rapitore della bambina britannica scomparsa a Praia de Luz, in Portogallo, e diventata icona dei minori scomparsi nel nulla
Maddie McCann è scomparsa tredici anni fa. Aveva tre anni. Era a Praia da Luz, in Portogallo, in vacanza con i suoi genitori, suo fratello e sua sorella. Mercoledì, Scotland Yard ha fatto sapere che il responsabile del rapimento potrebbe essere un pedofilo ultraquarantenne, detenuto in Germania, che avrebbe agito con uno o addirittura più complici, e che ha già scontato una pena di sette anni di prigione per avere violentato una donna di 73 anni, a Praia da Luz, diciotto mesi prima dell’arrivo della famiglia McCann. Ricordate l’estate del 2007? Badammo tutti a memorizzare la foto di Maddie, i suoi occhi verdi con una macchiolina dentro, i lineamenti di ciliegia, il neo sulla gamba. Lo avevamo fatto anche tre anni prima con Denise Pipitone, quattro anni, scomparsa mentre sua madre apparecchiava; come Maddie, anche lei non è mai stata ritrovata. In quegli anni sembrava che i bambini sparissero in continuazione, la paura dei rapitori era diffusa, concreta, stava in cima alle nostre conversazioni. Oggi ne parliamo meno, questa storia di Maggie sembra arrivarci da un’altra epoca, forse persino peggiore, e invece in Europa i bambini continuano a sparire, almeno un milione ogni anno, in Italia almeno quattro ogni mese, e raramente tornano a casa – il 18 per cento dei minori italiani viene ritrovato; assai meno sono i minori stranieri non accompagnati, e naturalmente più esposti, che si riescono a salvare.
Quando scomparve Maddie, dopo due settimane venne interrogato un primo sospettato, che fu rilasciato praticamente subito. Si trattava di un inglese, anche lui in vacanza a Praia, che all'epoca combatteva una guerra legale contro la ex moglie per ottenere l’affidamento di sua figlia, e che proprio per questo si era prodigato parecchio per aiutare i McCann, al punto da insospettire i giornalisti che seguivano il caso, fino a convincerli a segnalarlo alla polizia. Pochi mesi più tardi, gli inquirenti trovarono i diari di Kate, la mamma di Maddie, lessero i suoi sfoghi, i racconti di come i gemelli e Maddie la stremassero. Tutto il mondo seppe che “quella donna” aveva definito i suoi figli “tre piccoli isterici” su un diario personale, di quelli sui quali quando ancora usava scriverli chiunque di noi confessava i pensieri più turpi, perché a quello servivano i diari, anche se una era Sylvia Plath, e forse soprattutto se una era Sylvia Plath.
In Italia non stavamo nella pelle all’idea che ci fosse un’altra infanticida, volevamo condividere il peso, l’onta di Annamaria Franzoni, che non molti mesi più tardi venne dichiarata colpevole dell’omicidio di suo figlio, ma naturalmente noi avevamo sentenziato sin da subito che era stata lei. Così come il mondo aveva sentenziato sin da subito che quella ricca inglese privilegiata doveva aver fatto sparire sua figlia per godersi meglio la vita. E invece gli investigatori non avevano trovato nulla che confermasse anche solo minimamente i sospetti di tutti, né allora, né dopo, né mai in questi tredici anni, lunghissimi, che forse ora volgono al termine. La procura tedesca ha fatto sapere che, stando ai dati che ha in possesso, è probabile che Maddie sia morta e i McCann hanno reagito dicendosi addolorati, pronti ad aspettare la fine dell’inchiesta e accettarla, se dovesse decretare la fine delle indagini.
La maggior parte dei bambini che non tornano più a casa, che spariscono nel nulla, che vengono uccisi, o violentati, o ridotti in schiavitù, sono minori stranieri non accompagnati, bambini migranti, che spesso non si fa neanche in tempo a registrare, e che quindi neanche si sa che hanno bisogno di essere trovati. Proviamo a parlarne di più, a ricordarci che succede, sempre, continuamente, sotto i nostri occhi.
generazione ansiosa