Addio a Franca Valeri
Si è spenta l'artista milanese, attrice e scrittrice. Aveva da poco compiuto 100 anni
E' morta oggi, appena centenaria, Franca Valeri. La notizia, anticipata dal sito del Corriere, è stata confermata dal sindaco di Trevignano, il paese in provincia di Roma dove l'attrice viveva. Domani dalle 17 alle 20 al teatro Argentina di Roma ci sarà la camera ardente.
All'anagrafe Franca Maria Norsa, era nata a Milano il 31 luglio 1920. E' stata attrice, drammaturga e sceneggiatrice, un'artista insostituibile, che negli anni il Foglio ha raccontato e omaggiato con molti articoli. Riproponiamo di seguito il recente articolo di Mariarosa Mancuso scritto il 31 luglio in occasione del suo ultimo compleanno. Qui una selezione di altri articoli scritti dal Foglio in questi anni.
Racconta Alberto Arbasino che Franca Valeri chiese a Carlo Emilio Gadda di scriverle “una commedia con un personaggio come l’Adalgisa”. Detta così pare una richiesta ufficiale, con richiamo alla milanesissima e tosta fanciulla che nasce povera, riesce a calcare i palcoscenici (non di prima categoria) e per matrimonio diventa finalmente una signora. “Al cento per cento”, lei crede – ma continuano a guardarla con sospetto, cantava per i militari.
L’incontro avvenne al ristorante. Gadda era già conquistato alla causa, con la fedele governante ascoltava l’attrice alla radio. La richiesta di un testo lo trasformò – racconta sempre Arbasino, che c’era e prese nota delle maiuscole – “nella parodia di un paroliere deferente di fronte alla committenza”. E dunque: “Come la desiderebbe, Ella? In prosa, in versi ritmati o liberi, forse alessandrini o in metri eventualmente barbari? Ma scusi, vero, questa commedia se la scriverebbe meglio da sé”. Con il beneplacito di Carlo Emilio Gadda affrontiamo Tutte le commedie di Franca Valeri (esce da La Tartaruga). Andando subito a pagina 601 (su 676), dove cominciano i testi degli sketch. Senza nulla togliere ai copioni teatrali, leggerli è un mestiere da professionisti: se volete provarci, il monologo “La vedova Socrate” è perfetto per cominciare. Negli sketch, ci sono il diario della Signorina Snob e la signora Cecioni, Cesira la manicure e la sarta romana (“quasi quasi ce metto un rinforzino… Assunta! Me porti un inbottiturina Lollo? … che è sempre quella che ce l’ha mejo de tutte”).
La signora che strapazza l’architetto, l’altra seccata con la commessa distratta, e una serie di madri in vario grado di tormentosità verso i figli (e se capita le loro fidanzate). Segni particolari: crudeltà e precisione di linguaggio. La voce inconfondibile, gli accenti, le pause che Arturo Benedetti Michelangeli dava ai suoi allievi come esempio da studiare, vengono dopo. Prima c’è la scrittura. E prima ancora la capacità di ascolto e di osservazione, in materia di debolezze femminili.
Domani Franca Valeri festeggia i cento anni (Norsa era il cognome vero, il genitore non voleva vederlo sui manifesti teatrali, per una ragazza il primo passo verso la perdizione). Come lei non c’è nessuna, non solo perché sapeva rubare la scena a Alberto Sordi. “Il vedovo” è lì per dimostrarlo, da guardarsi – anche per l’ennesima volta – con “Progetto Elvira” di Tommaso Labranca a portata di mano (non pare vero che abbiano avuto il coraggio di un remake, qualche anno fa: “Aspirante vedovo” con Luciana Littizzetto nella parte dell’inimitabile).
Molti saranno gli omaggi, e molte le parole in lode del genio. Inutili – e ipocrite – se non serviranno a liberarci da certe scritture femminili con il cuore in mano e la lacrima in tasca. Cercasi una Signorina Snob che provochi: “Riscaldo a bracieri, fa tanto suicidio”. O una Cesira vestita per uscire (con un meridionale, già non si fida): “Un modellino molto semplice ma perspicace… un fucsia… quel colore che alle altre ci sbatte e a me mi dona”.
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