Quando scoprimmo Venere
Il 10 agosto del 1990, la sonda Magellano entrava nell'orbita del pianeta. Ci rimase per oltre quattro anni, mappando e dando informazioni essenziali per la conoscenza di ciò che per gli antichi era Lucifero (e Vespero)
Foto Nasa
La sonda Magellano – Foto Nasa
L'equipaggio della missione che portò nello spazio la sonda Magellano – Foto Nasa
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Era da quando era ancora uno studente che il professor James C. Fletcher, quando guardava il cielo del New Jersey, cercava con gli occhi Venere. Il pianeta che fu stella, Lucifero o Vespero, aveva sempre alimentato l'interesse di Fletcher, un po' per la vicinanza alla Terra, un po' per la sua similarità, per dimensioni e massa, al nostro pianeta. Soprattutto per ragioni che con la scienza hanno poco a che fare. Fletcher lesse poco meno che adolescente Infinito di Olaf Stapledon, il libro che lo spinse prima a interessarsi dello spazio e poi a iscriversi alla facoltà di fisica alla Columbia University. Era veramente possibile colonizzare Venere come raccontava Stapledon? No. Però prima di essere sicuri di questo, toccava arrivarci su Venere, o quanto meno gravitarci attorno.
Quando il professor Fletcher, il 27 aprile del 1971, divenne presidente della Nasa, subito indirizzò una parte della ricerca spaziale verso il pianeta che fu stella. Nel suo settennato gli studi progredirono, quando lasciò la presidenza il progetto era in stato avanzato e in molti dell'equipe erano sicuri che entro poco più di un lustro un sonda che avrebbe potuto mappare la superficie di Venere. La volontà del presidente americano Ronald Reagan di puntare sul cosiddetto "Scudo spaziale", lo Strategic Defense Initiative (SDI), ossia quel sistema difensivo - con armi poste sia sulla Terra che nello Spazio – per proteggere gli Stati Uniti da attacchi di missili balistici con testate nucleari, rallentò un po' le cose.
Già tra gli anni Cinquanta e Sessanta l'ente spaziale americano aveva provato a "conquistare" Venere. Ma il programma Mariner – nel 1962 tre sonde riuscirono con successo ad effettuare un fly-by del pianeta e trasmettere i dati – e quello Pioneer Venus (1978) non erano riusciti a dare risultati sufficientemente buoni. Il fly-by non permetteva una mappatura completa. Quella che era riuscita invece ai russi con l'emisfero nord.
Quando Fletcher ritornò alla guida della Nasa il 12 maggio 1986, il progetto Venere riprese spedito. Il 4 maggio del 1989 dal Kennedy Space Center in Florida, lo Space Shuttle Atlantis spedì nello spazio il comandante David M. Walker e altri quattro astronauti. La missione STS-30 aveva il compito di portare la sonda Magellano nello Spazio e farle iniziare quel viaggio di circa quindici mesi che l'avrebbe condotta a darci delle risposte alle tante domande sul pianeta.
Il 10 agosto del 1990 la sonda Magellano entrò nell'orbita di Venere e iniziò a mappare il pianeta. Sino all'ottobre 1994, periodo nel quale la sonda fu fatta precipitare, la Magellano mappò, secondo i dati della Nasa, il cento per cento del pianeta, inviando dati su gravità, composizione dell'atmosfera per il 95 per cento della superficie.