Quarantenne coniugata dal lunedì al venerdì esplorerebbe sconosciuti
Arthur Rimbaud e Paul Verlaine sono stati ritenuti dalla femminista Germaine Greer terribilmente noiosi, non per lo stile delle poesie ma per alcuni scandalosi contenuti che lei riteneva “banali e ridicoli come qualunque altra fissazione sessuale”. Per quella specie di adorazione poetica per l’ano (“il garofano viola”, nei versi di Verlaine in un sonetto intitolato “L’idole”) che secondo Germaine Greer era solo un congegno consapevolmente scandaloso, utile a sconcertare altri ubriaconi come loro, e non aggiungeva niente alla poesia. Anche se nel Diciannovesimo secolo era più rischioso dichiarare la propria preferenza per quel tipo di “idole”: secondo New Republic, Germaine Greer ha ignorato il significato politico di quei versi, ma il motivo per cui adesso troviamo questo genere di ossessione per nulla eccitante, anzi noiosa, petulante, un po’ ridicola, è perché non c’è più posta in gioco, non c’è divieto ed è tutto commercializzato.
Il sesso è stato ridotto, scrive New Republic, a una serie di scelte di consumo individuali, e insistere sulla bellezza di un atto sessuale rispetto a un altro ha la stessa scandalosa forza della preferenza di una marca d’abbigliamento rispetto a un’altra. “Tientelo per te, è solo la tua opinione”. Non c’è alcun gesto ribelle da compiere, non c’è nessun tabù con cui giocare, quello che resta è “l’esperienza”. Una petulante forma di autocoscienza, e affermazione di sé, un altro modo di dire: sono me stesso. La saga di “Cinquanta sfumature di grigio”, culminata nel film meno eccitante della storia cinematografica mondiale (i libri sono sempre nella top ten dei più venduti) è diventata una pubblicità di massa per l’acquisto di frustini e manette, e i tentativi editoriali successivi si sono infranti contro la noia provocata dall’avere già visto tutto, forse anche provato tutto. “Il franchising di Cinquanta sfumature”, scrive New Republic, “prova letteralmente a vendere la sessualità nei negozi”, e provoca il pericoloso fenomeno dell’introspezione, in cui ciascuno si sentirà in dovere di condividere le proprie preferenze in fatto di corde, bende e sculacciate”.
Dentro questa inarrestabile ricerca di novità da spacciare per scandalo camuffato da “vado alla scoperta di me stesso”, in America hanno appena pubblicato “The Wild Oats Project: One Woman’s Midlife Quest for Passion at Any Cost”, di Robin Rinaldi: storia di un matrimonio sospeso per un anno dal lunedì al venerdì. “Voglio esplorare la mia sessualità”, è l’annuncio che la protagonista quarantenne pubblica per i suoi incontri erotici: dal lunedì al venerdì farà sesso con sconosciuti e in diverse posizioni e situazioni, a patto di non coinvolgersi sentimentalmente e di non fare cose troppo pericolose, il sabato e la domenica starà sul divano col marito a guardare i film e a parlare dell’ultima rata del mutuo (“Mi rifiuto di andare nella tomba senza figli e con solo quattro amanti”, è la frase scatenante). Nel libro compaiono parole come “ribellione”, “empatia”, “scoperta”, frasi come “tentativo elaborato di spezzare le catene dell’amore”, “ricerca di spermatozoi freschi”. E naturalmente si rimpiange tantissimo Verlaine.