Nella lite tra Gallagher e Fazio c'è un solo vero mostro: il playback
Roma. “Vedete, in questi casi la cosa migliore da fare è dare torto a tutti”. Ha ragione Pop Topoi – personificazione mistica di uno dei più bei blog italiani di musica – che su Twitter commentava così, ieri, la querelle scatenata dall’ospitata di Noel Gallagher da Fabio Fazio a “Che tempo che fa”. Succede questo: Noel – che per chi è nato negli anni Ottanta è un po’ la Madonna di chi negli anni Ottanta aveva vent’anni, anima e voce, insieme con il fratello Liam, del gruppo brit pop degli Oasis – viene in Italia a promuovere il suo nuovo disco. Per qualche misterioso motivo, i manager delle star internazionali considerano quello di Fabio Fazio il palcoscenico migliore per lanciare un album, naturalmente alla condizione che la stagione di “X-Factor” sia ancora lontana dal partire. E dunque Noel, quello che negli anni Novanta ha riempito le conversazioni dei ragazzini sulle sue scazzottate con il fratello Liam, le sue scazzottate con i Blur di Damon Albarn, le partite a calcetto con Robbie Williams – e il passaggio di Robbie dall’èra dei chierichetti Take That a quella degli Oasis è stato una sorta di catarsi adolescenziale per tutti – quando orde di adolescenti con i capelli troppo lunghi sui lati passeggiavano per strada indossando tute dell’Adidas rosse, acetate, con le tre strisce bianche ai lati, ed era una stagione talmente piena di brit pop che il brit pop è dovuto per forza scomparire, dopo gli Oasis.
Insomma, domenica scorsa Noel viene tradotto negli studi di “Che Tempo che Fa”. E lì incontra Fazio. L’intervista non è esattamente imperdibile, piena di vuoti e di ehm, uhm. Nella prima parte è quasi imbarazzante: alla seconda domanda Fazio parte con la nostalgia che richiama il titolo dell’album (“Chasing Yesterday”), Noel risponde che bisogna guardare avanti, e Fazio chiede a Noel di dire qualcosa che gli faccia da gancio per la domanda successiva perché altrimenti non si va avanti, e poi si ride, si battono le mani, “mi hai lasciato senza risposta”. “Eh, ultimamente mi capita spesso”. Alla fine, modello fratelli Muccino, compare la foto di Liam (il fratello cattivo) con il pass del tour di Noel e Fazio tenta il colpo del riavvicinamento famigliare, ma non gli riesce. La querelle però esplode nei giorni successivi. Perché Noel non torna a casa e “si sfoga su Facebook”, come è stato letto, ma torna a casa e tenta di elaborare quello che fa parte della promozione del suo tour, una specie di diario di viaggio per l’Huffington Post. Dice che la sua ospitata italiana è stata “faticosa” (struggle). “The miming I don’t mind, it’s the interview”, tradotto: del playback non me ne frega niente, ma l’intervista. Perché più che il botta e risposta, l’intervistatore che sprona l’intervistato, l’intervistato che risponde con un fuck off, ciò per cui non tanto Gallagher, ma gli spettatori canone-paganti dovrebbero, sentirsi offesi è un’altra: nel 2015 c’è ancora una trasmissione, in Rai, che può permettersi di invitare ospiti internazionali e di farli cantare in playback.
[**Video_box_2**]Fazio si urta per non essere riuscito a far uscire da Noel Gallagher un pensiero di senso compiuto (si rilassi, Fazio, è un traguardo raggiunto da pochi) ma non ha nessun rimorso nel far prendere una chitarra in mano a chicchessia e fargli aprire e chiudere la bocca, a ritmo, mentre sotto suona il brano registrato nel suo disco. E il buon Gallagher, nel suo diario, lo fa pure notare, en passant. Come a dire: lasciamo perdere. Ecco. In questo caso è meglio dare torto a tutti, per non dover lanciare la tv dalla finestra.