Figli? anche no
Una parte fondamentale della proposta di matrimonio di Frank Underwood a Claire (“House of Cards”) contiene una promessa: “Non ho intenzione di darti un paio di marmocchi… ti prometto libertà dai figli”. Lei, commossa e rassicurata, accetta, dando vita alla coppia più interessante, ambiziosa e spietata delle serie televisive americane. Frank e Claire non organizzano feste di compleanno per i loro figli (non avendone), non curano tonsilliti, non parlano di trattamenti per pidocchi e non cantano ninne nanne. Sono dentro un altro mondo, totalmente adulto e concentrato sulle proprie ossessioni. Sono child free, ma senza tormento e senza bisogno di farne un manifesto (anche se la spudoratezza di Claire la porta a confessare un aborto in tivù inventandosi che la gravidanza è stata causata da uno stupro) e sono il modernissimo stereotipo della coppia senza figli. Come il titolo di un saggio appena uscito in America: “Egoisti, superficiali e egocentrici: sedici scrittori sulla decisione di non avere figli”.
Se proprio bisogna ridurre al cliché dell’egoismo la decisione di non occuparsi di figli propri (e altrui, almeno non oltre un ragionevole limite di zia buona o amica comprensiva), se quindi bisogna dividere il mondo in due, e affidare il severo giudizio sulla moralità e la generosità a quelli che i figli li hanno, allora è necessario svelare un segreto sociale: uno dei motivi principali per cui donne e uomini adulti decidono di non avere figli ha a che fare con gli altri genitori. Con la metamorfosi delle madri, soprattutto (e l’inarrestabile invasione dei lavoretti con la pasta di sale), ma anche con l’orgoglio dei padri convinti di avere salvato il mondo grazie a un generoso atto procreativo, e bisognosi di presentarsi alle riunioni scolastiche con fogli Excel su cui hanno annotato, per non dimenticarle, le rivendicazioni nei confronti delle maestre.
“L’unica cosa che detesto più dei bambini – ha detto lo scrittore inglese Geoff Dyer dopo che la sua partita di tennis è stata interrotta da una festa di compleanno di bambini urlanti senza che i genitori muovessero un dito per fermarli – sono i loro genitori”. “I diritti dei genitori e dei loro figli a fare ciò che vogliono hanno la priorità su qualunque altra cosa”. Non si tratta quindi di tirannia dell’infanzia, ma piuttosto di dittatura dei genitori, che ha alimentato, per contrasto, la decisione di restare saldamente no kids. “La profonda paura di essere arruolati nelle comunità delle altre madri, la socialità del parco giochi e dell’asilo nido, e le infinite attività e lezioni che sono di rigore nei codici di una famiglia upper-middle class”, ha scritto la saggista Laura Kipnis per spiegare la sua appartenenza al mondo dei “Selfish, Shallow, and Self-Absorbed” senza figli. I veri motivi sono naturalmente più profondi e personali, ma nell’antropologia dei no kids c’è la ribellione a un mondo un po’ spaventoso ed egoista, più spaventoso ed egoista di Claire e Frank Underwood.