Il limbo degli embrioni congelati
New York. Nel limbo il poeta s’aggira fra i sospiri di color che son sospesi, ma il limbo contemporaneo è un girone in vitro, le vite che contiene non hanno nemmeno la facoltà di sospirare. Nei termini ospedalieri americani si chiama “materiale genetico”, un semilavorato umano congelato alla mercé di adulti che decideranno se provare a impiantarlo in un utero, lasciarlo lì ad libitum oppure smaltirlo, distruggerlo, magari perché uno dei tentativi precedenti d’impianto è andato a buon fine. Nemmeno per i più accaniti sostenitori della manipolazione della vita per soddisfare il proprio capriccio – promosso a diritto – di diventare padre e madre risolvere il problema nel lavandino è sempre entusiasmante.
Molte coppie che ricorrono all’inseminazione artificiale vorrebbero creare il numero di embrioni strettamente necessario alla nascita del numero di figli prestabilito, ma calcolare a priori quale embrione attecchirà e quando è impossibile, e quindi i medici solitamente dicono melius abundare, poi si vedrà. La logica del “poi si vedrà” ha creato il limbo in laboratorio dove sono conservati 600 mila embrioni, un arcipelago di vita invisibile e inascoltata, in attesa di una sentenza di morte, perché non fare nulla significa di fatto lasciar morire. Mantenere gli embrioni congelati in una struttura costa, e la crisi c’è anche per i genitori con scrupoli di coscienza, quindi si può andare avanti per un po’, poi una decisione bisogna prenderla.
Il businessman Nick Loeb ha riaperto le porte del limbo postmoderno quando sul New York Times ha raccontato la sua disputa legale con l’ex fidanzata, l’attrice-modella Sofia Vergara. Avevano congelato una coppia di embrioni, poi la loro storia è finita e quelle che lui chiama “le nostre bambine” sono precipitate nella parte più incerta del limbo, nella sezione più dura dell’arcipelago, quella infestata dalle discordie legali. Lui vorrebbe la potestà sugli embrioni, per impiantarli in qualche altro utero in affitto e andare avanti, lei dice il patrimonio genetico è mio e lo gestisco io, e nega l’autorizzazione.
Si tratta di una faida fra celebrità con avvocati strapagati e copertine di magazine, ma il tipo di controversia è più comune di quanto sembri. Prendendo spunto dalla vicenda, il Washington Post ha fatto un’inchiesta sui genitori di embrioni in eccesso o per qualche ragione rimasti congelati in attesa di verdetto, e ha trovato persone perfettamente indifferenti alla distruzione di quello che considerano un loro prodotto ma anche genitori tormentati da un’eventualità alla quale non avevano mai pensato prima.
[**Video_box_2**]Alcuni intervistati hanno deciso di procedere con l’impianto anche se avevano già ottenuto il numero di figli che desideravano dagli embrioni precedenti. Nessuno fra quelli contattati dal giornale s’era posto prima il problema di cosa fare di eventuali embrioni in più, e per alcuni il pensiero di sopprimere una vita, per quanto potenziale o indegna la si voglia considerare in astratto, è inaccettabile nella pratica. Per altri, Sofia Vergara inclusa, il problema è riconducibile al diritto di non procreare, il rovescio del diritto di procreare per cui i liberal si sono battuti per decenni, loro che vedono diritti dietro ogni angolo; ed è tutto sommato logico che nella corsa a perdifiato per moltiplicare i diritti anche quello di non avere i figli che pure sono in potenza in una provetta abbia cittadinanza. Meryl Rosenberg, un avvocato del Maryland, ha detto al Post che “generalmente i tribunali hanno stabilito che il diritto di non procreare è superiore a quello di procreare”, e quindi l’aumentare delle dispute coniugali non farà che aumentare il numero di embrioni lasciati al loro freddo destino, senza che qualcuno possa nemmeno reclamarli.
Il paradosso è che il limbo degli embrioni in eccesso non è il frutto dell’odio né della volontà di distruggere qualcosa che è stato generato involontariamente, è il discendente diretto del desiderio di progenie, ma è un desiderio impazzito che partorisce un diritto e anche il suo esatto contrario. E’ un Saturno che divora i figli invece di custodirli e crescerli, ma in questo stato di sospensione a bassa temperatura non si sospira nemmeno, è più facile dimenticare (e far dimenticare) che esiste.