Pierantozzi e gli altri pellegrini del nulla che non hanno capito niente
Lasciate in pace Sigerico, voi viaggiatori senza motivo, voi pellegrini del Nulla come Alcide Pierantozzi, autore di “Tutte le strade portano a noi” (addirittura Laterza) e colpevole di avere calpestato la via Francigena solo per scriverci il librino. Per lui, per la sua reputazione, per me, per la salute dei miei nervi, e forse pure per Laterza, per i suoi bilanci, sarebbe stato meglio che non fosse partito mai. L’unico elemento originale di Alcide Pierantozzi, nato a San Benedetto del Tronto nel 1985 e residente a Milano, è il nome, per il resto è un campioncino di conformismo, basti pensare che mette in esergo Roberto Benigni e che ha partecipato, lo fa dire nel risvolto, a un “progetto contro il bullismo e l’omofobia”, libroide in cui è presente Ivan Scalfarotto, il bullo del Pd impegnato nella censura dei vocabolari. Lasciate in pace Sigerico, costui era un sant’uomo, un consacrato, l’arcivescovo che nel 990 partì dalla remota Canterbury per ricevere dal Papa il pallio, il paramento che simboleggia la comunione delle chiese nazionali con la Chiesa universale. Voi che cosa c’entrate con un personaggio talmente concentrato nella propria missione da venire chiamato Sigerico il Serio? Voi non siete seri, voi siete turisti della scarpinata, nella migliore delle ipotesi siete goliardici: Cavalieri del Pedalino Puzzolente.
Sigerico andò a Roma a piedi perché nel decimo secolo non c’erano altri modi, non lo fece per metterci molto tempo e ricavarne tante vesciche e un diario di viaggio. Voi invece siete escursionisti kitsch (del pellegrinaggio imitate la forma ma non la sostanza) e degli idolatri (anteponete il mezzo alla meta). Io vorrei tanto sapere quanti protagonisti del Festival della Viandanza di Monteriggioni (Gianni Biondillo, Andrea Bocconi, Erri De Luca, Antonio Moresco, David Riondino, Paolo Rumiz…) credono “in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo e nacque da Maria Vergine”. Chi non ci crede prima che un viandante è un parassita del cristianesimo, un cuculo della Chiesa cattolica che la via Francigena ha inventato e organizzato, insomma un Alcide Pierantozzi che tende inoltre al genere serpe-in-seno se è vero che nel librino scrive: “Il babbeo di turno del reparto marketing di un’azienda milanese mi ha confidato che per lui – ma la sensazione andava estesa a ogni bianco occidentale cattolico – licenziare la gente produceva da sempre un’impennata dell’autostima”. Fammi capire, Alcide: quella dei bianchi occidentali cattolici che godono a licenziare il prossimo è un’idea tua o del babbeo del marketing?
[**Video_box_2**]Leggendo Pierantozzi spesso non capisco se il suo problema principale è lo scrivere male o il pensare male (comunque un dubbio non decisivo perché Leonardo Sciascia mi ha spiegato che fra le due cose non c’è molta differenza). Lungo il cammino ha incontrato parecchi veneti ed ecco cosa ne ricava: “L’espressione facciale del veneto è inscindibile dall’esperienza immediata che questa creatura per molti versi antiumana ha dell’ambiente che la circonda. Il fatto che la loro bocca sia sempre corrucciata non fa che aumentare la reale necessità che nascondono: spassarsela, baluginare nei fumi del vino doc, sconquassarsi di ozio, intromettersi nella chiacchiera più vuota, dare sfogo alla smania di sesso, e riassumere l’orrore per la propria decadenza morale nella chiassosa baldanza di rutti e scorregge”. Questo virgolettato sarebbe sufficiente a far vincere a “Tutte le strade portano a noi” il premio di peggior libro mai scritto sulla via Francigena dal 990 a oggi. Purtroppo il molestatore di Sigerichi è autore incontinente, non gli basta vincere, vuole stravincere e, anche se non se non c’entra niente, nel librino riesce a infilarci un Berlusconi “tratto in salvo dopo aver ricevuto in faccia una statuetta del Duomo, e cento giornalisti entusiasti di ingigantire un taglietto sul labbro”. Io ho scritto il presente articolo per farmela sbollire, per non andare a Milano a prendere Pierantozzi per il bavero.