Smettere di vietare il matrimonio gay non è solo sensato, è una battaglia di destra
Più che il perché sì, quel che conta davvero qui, se ci pensate bene, è più che altro il perché no. Già, perché no? Ovvero: esistono veramente delle ragioni solide per poter dire che è cosa buona e giusta che un paese continui a vietare i matrimoni tra persone dello stesso sesso? Chi scrive pensa sinceramente che, se le parole hanno un senso, il matrimonio sia quello che viene celebrato tra un uomo e una donna che si sposano sapendo bene che sull’etimologia delle parole non si può equivocare: matrimonio viene da matrimonium, è l’unione tra due parole latine, mater, madre, e munus, dovere, compito, ed è un’unione che esiste per sancire l’amore tra due persone che si amano e che desiderano rendere legittimi e tutelati i figli nati dall’amore tra due persone di sesso diverso. Il matrimonio è questo, con le parole non ci si può sbagliare, ma partendo da questo principio bisogna chiedersi se in nome di questo principio sia corretto considerare naturale solo un matrimonio, ovvero quello tra uomo e donna. Il matrimonio tra persone dello stesso sesso può non piacere, e spesso non piace nemmeno ad alcuni eccellenti omosessuali progressisti, ma arrivare a vietare il matrimonio tra due persone dello stesso sesso è un atto non solo di crudeltà civica ma anche profondamente illiberale. Non si può pensare che la famiglia tradizionale, e quella che i nostri costituenti considerano specificamente “naturale”, possa perdere di significato e possa persino essere svilita perché a persone dello stesso sesso vengono concessi diritti che hanno persone di sesso diverso. E non si può non ricordare che un sistema liberale funziona se i diritti concessi ai cittadini non vanno a ledere la libertà altrui e i diritti di un altro cittadino. Domanda: a un uomo e una donna che vogliono sposarsi e fare molti figli che danno verrebbe fatto da due persone dello stesso sesso che si amano e si vogliono sposare? E poi: uno stato può davvero considerarsi liberale se si intromette in modo invasivo nella vita affettiva di un cittadino, se limita le libertà di un individuo e se arriva ad allargare il proprio ruolo a un livello tale da pretendere di decidere chi sia legittimato a sposarsi e chi invece no? Da questo punto di vista una buona destra conservatrice che vuole ragionare non facendosi teleguidare dal pregiudizio dovrebbe rendersi conto che sarebbe un errore regalare al centrosinistra anche questo tema e dovrebbe sforzarsi dunque di rispondere rapidamente a una domanda chiave: quante e quali ragioni esistono per relegare nello spazio dell’illegalità una serie di unioni che non ledono né il raggio altrui di libertà né quello di natura?
Tempo fa David Cameron consegnò alla stampa, a proposito di nozze gay, una dichiarazione perfetta (“I conservatori credono nei legami, che la società sia più forte quando c’impegniamo a vicenda e ci sosteniamo l’un l’altro, e quindi io non appoggio il matrimonio gay a dispetto del mio essere conservatore: lo faccio proprio perché sono un conservatore”) ma per capire bene perché il sì alle nozze gay è una battaglia che merita di essere cavalcata da un partito che ha l’ambizione di essere repubblicano può essere utile rileggere un articolo formidabile che qualche anno fa Ken Mehlman, ex leader del Partito repubblicano statunitense dal 2005 al 2007, scrisse sul Wall Street Journal per argomentare con giudizi condivisibili la ragione per cui legalizzare i matrimoni per le coppie gay è una scelta giusta da un punto di vista conservatore. “Alcuni interpretano male il tema della parità di diritti nel matrimonio, considerandola esclusivamente progressista. Ma cosa c’è di più conservatore di sostenere maggiore libertà e un ruolo minore per il governo? E quale libertà è più basilare del diritto di sposare la persona che si ama? Un ruolo del governo minore e meno intrusivo include sicuramente che un individuo decida chi sposare. Permettere il matrimonio civile per le coppie dello stesso sesso favorirà la stabilità delle comunità, incoraggerà la fedeltà e l’impegno e incoraggerà i valori della famiglia”.
[**Video_box_2**]Conosco l’obiezione: una destra intelligente deve difendere la famiglia tradizionale perché aprire al matrimonio gay non significa solo concedere quel diritto alle coppie dello stesso sesso ma significa anche spalancare una porta verso l’apertura di nuovi diritti (adozioni di figli per le coppie omosessuali, uteri in affitto, donazione incontrollate di ovuli). E’ vero, può darsi, far sì che si possa arrivare a conseguenze del genere sarebbe non accettabile, per quanto ci riguarda, interpellerebbe il diritto soggettivo di persone terze, e lì sì che lo stato non dovrebbe ritirare la sua mano invisibile, e qualora dovesse esserci una battaglia del genere saremo pronti a combattere per far sì che l’etimologia originaria della parola matrimonio – mater e munus, madre e dovere – sia rispettata. Ma quello è un discorso diverso. Un discorso che esiste ma che non può portarci a pensare che la famiglia si difenda impedendo che nascano famiglie diverse dalla tua. E, come sostiene Alessandro Giuli, non si tratta di consacrare l’indifferenza di genere, si tratta di estendere la matrimonialità a più generi consapevolmente riconosciuti. Un gay e una lesbica sono un gay e una lesbica, non un anti etero e una anti etero. Parliamone. Dibattiamone. Scontriamoci. Argomentiamo. Facciamolo insomma anche noi il referendum irlandese, evitando l’oscurantismo, il macchiettismo, la delegittimazione (“omofobo!”, “razzista”) di chi invece considera il matrimonio come un unicum da preservare a un nucleo familiare tradizionale, tra un uomo e una donna (e la chiesa ha le sue buonissime ragioni per dire, come ha detto ieri Pietro Parolin, che il sì alle nozze gay è, dal suo punto di vista, una sconfitta dell’umanità: e per capire le ragioni della sua sconfitta leggete oggi il perfetto articolo di Matteo Matzuzzi). Su questi temi, in fondo, le mediazioni non servono, le leggi parlamentari rischiano di pasticciare, di complicare, e allora decidiamolo noi cosa è legittimo fare e cosa non è legittimo fare con il matrimonio. Sappiamo che poi il passaggio successivo potrebbero essere, sì, le adozioni gay. Ma siamo pronti a combattere e su quello a dire fortissimamente no. Insomma, facciamolo questo referendum. Che ne dici Giuliano?