Vogliamo il referendum sulle nozze gay
Più che il perché sì, quel che conta davvero qui, se ci pensate bene, è più che altro il perché no. Già, perché no? Ovvero: esistono veramente delle ragioni solide per poter dire che è cosa buona e giusta che un paese continui a vietare i matrimoni tra persone dello stesso sesso? Chi scrive pensa sinceramente che, se le parole hanno un senso, il matrimonio sia quello che viene celebrato tra un uomo e una donna che si sposano sapendo bene che sull’etimologia delle parole non si può equivocare: matrimonio viene da matrimonium, è l’unione tra due parole latine, mater, madre, e munus, dovere, compito, ed è un’unione che esiste per sancire l’amore tra due persone che si amano e che desiderano rendere legittimi e tutelati i figli nati dall’amore tra due persone di sesso diverso. [Continua a leggere l'articolo di Claudio Cerasa]
Il referendum consultivo sulle nozze omosessuali? Perché no? Basta una leggina di un articolo: “E’ lecito il referendum consultivo su questioni di rilevante interesse etico-sociale. Le procedure di convocazione ed esecuzione sono le stesse del referendum abrogativo. La domanda su cui si vota è definita dai comitati richiedenti e portatori del numero di firme necessarie, salvo diverse disposizioni della Corte di Cassazione”. Sulla fecondazione artificiale o medicalmente assistita, questione strettamente connessa, il Parlamento italiano discusse per anni, poi al termine di un percorso equivoco ed estenuante credette di aver trovato un punto di equilibrio tra diritti riproduttivi della coppia, e della donna in particolare, e diritti dell’essere umano concepito in embrione, dotato di irripetibili caratteristiche individuali fin dalla prima formazione. E votò, lo sventurato. [Continua a leggere l'articolo di Giuliano Ferrara]