Un musical e un film per ragazzi per allungare (bene) la stagione
Siamo appena a giugno, il cinema chiude per ferie. Non è una gran novità, però cambiano i modi. Invece di chiudere e basta, aspettando settembre, inonda le sale con decine di titoli. Lo chiamano “allungare la stagione”, ma è come se i supermercati decidessero di togliere dagli scaffali i prodotti buoni, che la gente ha voglia di comprare, e di riempirli con prodotti mediocri (per usare un eufemismo). Salvo poi lamentarsi degli scarsi incassi.
Chi volesse andare al cinema questa settimana, se non se la sente di farsi massacrare la serata da “The Tribe” o da “Louisiana”, oltre a Moretti-Sorrentino-Garrone (buono il terzo) può scegliere tra “Pitch Perfect 2” e “Lo straordinario viaggio di T. S. Spivet”. Vale a dire: il seguito di un musical intitolato “Voices” (titolo italiano per il primo “Pitch Perfect”, così da rendere impossibile il collegamento tra le due pellicole) e un film per ragazzi di un’epoca remota, senza smartphone né social network, e come unica lettura “Il Corriere dei Piccoli”.
“Pitch Perfect 2”, con Anna Kendrick e Rebel Wilson (la prima era accanto a George Clooney in “Up in the Air” di Jason Reitman, la seconda era la coinquilina grassa in “Le amiche della sposa”), racconta un gruppo di ragazze canterine. A costo di ripeterci, ribadisce la superiorità delle serie tv rispetto al cinema girato con il pilota automatico. Ci sono più idee in un episodio di “Glee”, e anche più drammi, e anche più personaggi interessanti, e molto più brio, che nelle due ore del film. Ammesso che il musical vi piaccia. Noi per il genere abbiamo un debole, ma non è bastato. Tornerà utile la prossima volta che sentiremo deplorare il ruolo marginale delle registe a Hollywood. L’ha diretto Elizabeth Banks – Effie Trinket nella saga “Hunger Games”, accompagnatrice di Katniss e Peta ai “Giochi della fame”, con vestiti e cappelli barocchi – e la scorsa settimana ha incassato più dollari di “Mad Max: Fury Road”.
Diretto da Jean-Pierre Jeunet, “Lo straordinario viaggio di T. S. Spivet” ha avuto finora gli applausi incondizionati di un solo spettatore. Si chiama Reif Larsen, ha scritto il romanzo da cui il film è tratto. Non succede quasi mai, solitamente sono scontenti e giurano che non rifaranno l’esperienza. Il nostro invece dichiara al Guardian di aver dato al suo agente una lista di sei registi, scegliesse lui a chi venderlo. Oltre al francese (lanciato da “Delikatessen”, in coppia con Marc Caro e “Il fantastico mondo di Amélie”), si era segnato i nomi d Alfonso Cuaron, Wes Anderson, Michel Gondry, Guillermo del Toro, Tim Burton.
[**Video_box_2**]La modestia non era cosa sua, neppure il gergo di Hollywood. Gli dissero che la sua storia poteva generare un “four-quadrant movie”, lui non capì che voleva dire “un film per i 4 settori demografici: maschi, femmine, sotto i 25 anni e sopra i 25”. Visto il risultato, di quadranti ne mancano almeno due: le femmine tutte, nel film insulse come appaiono ai dodicenni con la passione per la scienza, e chi ha finito le elementari.