Paradosso Lorenzin: ecco il piano nazionale fertilità che ti spiega come evitare di avere figli
La ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha annunciato un “Piano nazionale fertilità”. Era ora. Meglio tardi che mai. Verrà potenziata la rete dei consultori e poi le strutture di medicina e chirurgia della fertilità negli ospedali. Campagne di informazione nelle scuole. E via enumerando. Bene. Perché sono stati enormi i danni inferti alla fertilità (e all’idea stessa di maternità) da un certo modus operandi che proprio a partire dai consultori si è irradiato senza pietà in ambulatori e laboratori, poliambulatori e ospedali, studi medici e dentistici, generali e specialistici, alle strutture e ai servizi sanitari e socio-sanitari e sociali, pubblici e privati. Un’invasione di schiere di operatori educati a tenere sotto controllo fertilità e maternità.
Ed è così che mentre la ministra parlava del Piano per la fertilità è uscito, ed è disponibile in tutte le Asl, un pieghevole a fisarmonica di carta spessa: “Conoscere per scegliere. Quando avere un figlio”, frutto della collaborazione di Ministero della Salute, Regione Toscana, Sapienza Università di Roma, Istituto Superiore di Sanità, Centro nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie, Prevenzione IVG donne straniere. E uno pensa: è un bene che ci siano tanti soggetti autorevoli a consigliarci.
Senonché si apre il pieghevole, si dispiega la fisarmonica ed ecco cosa troviamo:
1. “Non sei sola” – pistolotto rivolto alle donne che accedono al consultorio. Non sei sola se vuoi risparmiarti un bambino, come si capisce subito;
2. “Scegli il metodo più adatto per te”, ovvero nota esaustiva e ragionata punto per punto dei principali metodi contraccettivi. Nell’ordine: pillola, cerotto, anello vaginale, puntura, impianto sottocutaneo, minipillola, diaframma, spirale, preservativo, metodi naturali, coito interrotto (di questi ultimi due è sottolineata, in grassetto, la “scarsa efficacia per evitare gravidanze indesiderate”). Inoltre: sterilizzazione tubarica (attenzione, si aggiunge, “tale intervento è da considerarsi irreversibile”);
3. “Contraccezione d’emergenza”. Pillola del giorno dopo;
4. “Interruzione volontaria di gravidanza (IVG)”;
5. “Parto in anonimato”. Se non vuoi abortire, sappi, informa il pieghevole, che la legge italiana consente di partorire in ospedale senza fornire il nome e di dare il bambino in adozione.
Questo è il pieghevole che ti invita a conoscere quando avere un figlio: 16 facce, 8 in italiano e 8 in inglese, di metodi, mezzi, strumenti e modalità che ti insegnano come evitare un figlio. La maternità non è mai rammentata. Il parto viene citato solo per ricordate la possibilità di quello anonimo.
Dimenticavo: nell’ultima delle 16 facce, altri stemmi di altri compartecipanti al pieghevole, tutte regioni: Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Puglia, Umbria, in quest’ordine. Il pieghevole sulla fertilità (è titolato “quando avere un figlio”, come altro lo dovremmo intendere?) ha dunque una buona dozzina di padri istituzionali di rilievo, a cominciare proprio dal ministero della Salute. Temo che la ministra Beatrice Lorenzin non abbia piena coscienza di quanta responsabilità, funzionale e culturale, abbia il suo ministero riguardo allo sprofondo in cui si è lasciato che precipitasse la maternità in Italia (la maternità, esatto, proprio la maternità).