Le liste cinematografiche e le bottiglie di Dickens nascoste nei libri

Mariarosa Mancuso
Funge da miniera “Lists of Note” di Shaun Usher, raccolta di elenchi storici e pop. Le regole d’oro per il botteghino stilate nel 1941 da Preston Sturges: “Una ragazza carina è meglio di una brutta”; “Una gamba è meglio di un braccio”, proseguono le undici regole. E via così

Lo abbiamo già saccheggiato una volta. Ci torniamo sopra perché è inesauribile, e perché a partire da ogni lista si potrebbe scrivere un romanzo (più avvincente di tanti candidati al Premio Strega). Funge da miniera “Lists of Note” di Shaun Usher, raccolta di elenchi storici e pop. Leggendola abbiamo imparato che Charles Dickens, avendo nella sua nuova casa londinese molti metri di scaffali e pochi libri per riempirli, ordinò al rilegatore volumi finti (non usava comprarli a metro, da adibire a cassaforte o nascondiglio per le bottiglie).

 

Siccome la classe non è acqua, fornì una lista di titoli inventati per l’occasione: “Sull’uso del mercurio nei poeti antichi”, “Le delusioni di Kant”, “La balena vista da Giona”. Resta la curiosità di sapere come mai Dickens scarseggiasse in libri altrui, ma il dettaglio lo lasciamo alla fantasia del futuro romanziere, gli interessati si facciano avanti.

 

Le liste dedicate al cinema sono tante, si fanno notare le regole d’oro per il botteghino stilate nel 1941 da Preston Sturges. Gran regista di commedie sofisticate e fiero oppositore del cinema impegnato in momenti di crisi: i poveri, a ridosso della grande depressione, volevano vedere ricche ereditiere che cercavano barboni nei bassifondi per vincere la caccia al tesoro. “Una ragazza carina è meglio di una brutta”, scrive il saggio (a noi ricorda quando gli attori belli e bravi come Marlon Brando sparirono, il cinema era tutto di Dustin Hoffman e Al Pacino). “Una gamba è meglio di un braccio”, proseguono le undici regole. E via così: “Una camera da letto è meglio di un salotto”. Il gattino batte il cane, ma a sua volta viene battuto dal neonato. Sopra a tutto, c’è il tizio che cade con il culo per terra (ovvero la caduta sulla buccia di banana teorizzata da chi studia la comicità senza praticarla).

 

A proposito di belle e brave, Marylin Monroe (che in un’altra delle liste scovate da Shaun Usher elenca i maschi che vorrebbe portarsi a letto, tra loro ci riuscirà con Yves Montand, rubandolo a Simone Signoret) nel 1955 fu accettata all’Actors Studio di Lee Strasberg, e fece i suoi buoni propositi per l’anno a venire. Andare a lezione, fare gli esercizi, assistere alle lezioni altrui, non arrivare in ritardo dall’analista, iscriversi a un corso di letteratura.

 

Mordecai Richler, in “La versione di Barney”, mette tra i segni sicuri dell’Alzheimer lo sforzo di ricordare i nomi dei sette nani senza successo. Alla fine, disperato, Barney Panofsky si inventa un nano “Rompolo”.

 

Avrebbe dato di matto a leggere la lista dei 50 nomi “di lavoro” pensati dalla Disney per sceglierne sette: tra i bocciati, Awful, Busy, Lazy, Biggo-Ego, Dirty, Helpful. Spassosa quanto l’elenco di frasi che avrebbe dovuto rimpiazzare il “francamente me ne infischio” di “Via col vento” (in originale, “I don’t give a damn”) se la censura avesse vietato la parola “damn”. Da “My indifference is boundless” a “I just don’t care” son pallide copie dell’originale, che miracolosamente la spuntò.

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