Odio l'estate
Frequentare la spiaggia? Impossibile: il bikini è un problema serio
Odio l’estate perché all’inizio di ogni giugno metto le braghette da bagno nella valigia e alla fine di ogni settembre mestamente le ripongo nell’armadio senza averle usate mai. Sono bellissime, un paio Borrelli color denim e un paio Malo blu notte, e pressoché nuove pur provenendo dai remoti anni Novanta. C’è sempre un qualcosa che mi impedisce di usarle. La mia incapacità di fare un bagno in mare è leggendaria. Se fossi freudiano anziché cristiano parlerei di blocco. Cosa è rimasto del ragazzo che faceva il bagnino a Milano Marittima? Non i muscoli, non l’abbronzatura, non le magliette verde militare, non i polmoni per fumare sigarette senza filtro, non il cuore per bere caffè doppi uno dietro l’altro, non la capacità di svegliarsi all’alba dopo essere andato a dormire all’alba… Come facevo a buttare il moscone, che è un legnaccio pesantissimo, in acqua da solo, e avventurarmi tra le onde fino a raggiungere il pedalò dei turisti trascinati al largo dal garbino? Altro che remare, forse non so più neanche nuotare. Sono anni che non riesco nemmeno a fare un bagno in piscina e che surrogo con le foto di Olivier Zahm e i quadri di Eric Fischl, specialisti delle piscine gaudenti. Guardo le immagini e sogno, guardo le immagini e penso a quanto mi piacerebbe godermi una piscina, e magari mi trovo proprio in un albergo con piscina ma è sempre troppo tardi, c’è da muoversi, uscire, partire, mentre per gli ozi acquatici occorre tempo, bisogna dormirci almeno due notti in un posto. Non fare come me che arrivo la sera e riparto al mattino perché sono senza pace.
L’altro giorno arrivo a San Marco di Castellabate e incontro Nicola Porro, ragazzo fortunato, appena rientrato da un tuffo a Punta Licosa, “uno dei superstiti Eden italiani” come all’epoca di Piovene. Io come al solito ero in ritardo, ad Avellino avevo sbagliato strada, nella piana del Sele avevo rallentato per guardare le bufale e, novello Goethe, le mura di Paestum, a Laureana Cilento mi ero fermato per una mozzarella grossa e gonfia di latte, una zizzona, e per colpa di tutta questa dispersione altro che Punta Licosa, appena il tempo di una doccia.
Naturalmente quella del tempo è una scusa, so bene che il problema principale è un altro ossia le donne in costume. Mi costa confessarlo, non vorrei essere accomunato ai maomettani che pretendono donne palandranate pure in acqua. La differenza fra me e loro è che io non pretendo nulla, semplicemente mi ritiro dall’agone, in spiaggia non metto piede. E mi domando: sono poi così strano? Sono io l’unico maschio italiano disgustato dai corpi disgustosi e attratto dai corpi attraenti? Per me che sono un uomo semplice il bikini è un problema complicato. Ho sempre esortato le amiche al costume intero, con esiti nulli. Capisco che il costume castigato sia incompatibile con l’esibizionismo femminile, vorrei solo sapere com’è possibile non desiderare le donne d’altri quando migliaia di donne d’altri ti passano davanti quasi nude.
[**Video_box_2**]L’unica sarebbe il bagno di notte, fra persone conosciute, ed è un miraggio che inseguo ab immemorabili. Escludo che si possa materializzare: dove e con chi? A inizio estate, quando ho cominciato a infilare le braghette nel trolley, ho ipotizzato di dare al bagno di notte un senso politico. Per uscire da me stesso e dai miei miseri aneliti (con Pascal sono fermamente convinto che l’Io sia odioso), fantasticavo di organizzare una raffica di bagni di notte collettivi per significare la riappropriazione delle spiagge da parte del popolo italiano di giorno assediato dagli ambulanti africani. Siccome organizzare è fatica pensavo di subappaltare l’idea ai leghisti di Cecina insomma a Lorenzo Gasperini: rischiavo però di imbattermi sul bagnasciuga in Matteo Salvini, a cui posso dare il voto ma non l’amicizia. Dopo essere tornato all’idea del bagno impolitico ho scoperto che le spiagge della diletta Romagna dopo il tramonto sono supervigilate, militarizzate, e così insieme al crimine è represso l’amore. Mentre a Marina di Carrara, forse la spiaggia a me più prossima, “ci sono gli sbirri privati con i cani. Sembra la frontiera Usa-Messico”. Come faccio a non odiare l’estate?