Le vere misogine siete voi stronze
Aveva ragione Milan Kundera, le vere creature misogine sono le donne: mai avuto contezza di rapporti così grassamente maldicenti, una vera festa del pis que pendre, come tra donne. Misurata, poi, sta per levigata e cortese, comprensione senza asperità, messa al bando della violenza e della volgarità, quindi la misurata tensione misogina del caro ex direttore è animale ben strano per noi scorticati vivi, la pelle passata alla carta vetrata. Noi siamo stati sempre in allerta, vigili, concentrati. Una ventenne bruna e polposa mi rifiutò malamente che non avevo ancora la barba: la odio ancora. Con il tempo ho capito le sue ragioni ma io non me ne sono ancora fatta una, di ragione: mi brucia di essere rimasto lì come un allocco, non aver avuto la prontezza di gridarle brutta stronza e magari darle un pugno. Un comportamento che oggi sarebbe bollato come inqualificabile, un prodromo di femminicidio che manderebbe il suo merdosissimo autore a rieducarsi da qualche parte. Cosa impossibile: perché voi vi liberate ma noi non ci liberiamo da voi, nessun uomo accetta il rifiuto senza soffrire o reagire. Chi lo dice, mente. Ci frena rispetto al passato una percezione più acuta del ridicolo e ci tiene avvinti alla donna la paura di doverci svelare di nuovo: ma la tentazione di misurare i poveri resti della capacità di seduzione non si ferma nemmeno con la raggiunta trasparenza, morirà con noi: a casa faremmo gli scemi con le badanti e in un cronicario con le infermiere.
E’ andata così, non è colpa di nessuno: troppi anni sotto docce scozzesi, è dolorosa l’alternanza del caldo e del freddo. Fa male amare tra stati estremi: il momento in cui vorresti strangolarla e magari lei ghigna e ti dice provaci. E quello in cui stai ore, sveglio, a guardarla mentre dorme, struccata, bella e inerme, abbandonata e fiduciosa e sorridi e ti dici che per lei daresti la vita. Si può essere misurati dopo la dismisura? E poi non è detto che loro si accontentino. Apriamo loro la portiera della macchina, perché abbiamo riflettuto sull’argomento e siamo arrivati alla conclusione che una donna che se la apre da sola è per forza di cose costretta a movenze poco femminili, sgraziate. Ma vogliono il gesto esclusivo e specialmente dedicato: una sera in un ristorante dopo un lungo battibecco con l’amatissima moglie e una reazione vagamente annoiata da parte di lei, il mio amico Louis de M. prese il vassoio di pastasciutta al sugo, calda e fumante, e se lo rovesciò sulla testa senza una parola né un lamento. Ebbero, mi dissero dopo, una bollente notte d’amore.
Mai potrei dire qualcosa a donne crudeli o a donne che lamentano la scomparsa degli uomini crudeli e perciò offrono il seno alle mollette, le natiche alla spazzola per capelli. Sono grandi donne che hanno anche loro conosciuto le montagne russe. Quello invece che non si sopporta e contro cui dovremmo esercitare una misoginia pesante e radicale è la donna come società e come cultura e quel che ne discende: il piagnisteo paritario, le quote rosa, la sovranità del corpo. Non sono le donne-donne quelle da contenere: sono le altre, che seguono concorsi e iniziative dei grandi giornali, vestono casual o con tailleur giacca e pantaloni, tacco basso o medio, niente extension né smalto colorato sulle unghie, occhialetti allenati da tante letture che si portano, certificato di presenza ai raduni d’un tempo contro B. e orientamento elettorale come l’ingombro, a sinistra va da sé.
[**Video_box_2**]Recentemente alcune di loro hanno twittato nomi e personalità da cui sarebbero state influenzate. Bei nomi, ma a scorrerli sentivo che c’era qualcosa di strano. Quando una ha scritto Lovelace, ho avuto un sussulto: era Ada però, sono dovuto andare su Google per scoprire che è una matematica inglese dell’Ottocento morta molto giovane. Ecco queste così sono vere stronze, da prendere a schiaffi. E senza misura.