Roma, funerali di Vittorio Casamonica (foto LaPresse)

Funerali zingari a cavallo, embè?

Giuliano Ferrara
Ognuno seppellisce i suoi familiari e amici come gli pare. Anche i Casamonica. La classe politica e giornalistica si occupino piuttosto di una sospensione della realtà chiamata "Mafia capitale" - di Giuliano Ferrara

Pubblichiamo di seguito alcuni stralci dell'editoriale di Giuliano Ferrara, domani in versione integrale nel Foglio in edicola


 

 

(…) Premessa. Ognuno seppellisce i suoi familiari e amici come gli pare. E ai defunti tutti va portato il rispetto che magari non hanno legalmente meritato da vivi. Quando Veltroni sindaco, rivelando un bel vizio di forma della cultura fanatico-legalista della sinistra manettara, organizzò e plaudì al trasferimento della salma di un boss della Magliana, Enrico De Pedis, che i preti avevano ricoverato, parlo della salma, nella chiesa di Sant’Apollinare, noi da soli protestammo: il maltrattamento dei morti non fa onore ai vivi. E non c’è abisso retorico di legalismo che tenga: se il cristiano De Pedis aveva donato soldi e patrimonio alla chiesa e l’uso della chiesa prevede di considerare donazioni e pentimenti come viatico per una sepoltura onorevole anche di un boss pentito, lo scandalo non è lì ma nella pretesa dello stato di imporre una riesumazione e un trasloco evidentemente grottesco trent’anni dopo la morte del reo, una roba da inquisizione spagnola.

 

[**Video_box_2**]Ora anche Orfini, la Bindi, destra e sinistra, fanno a gara nell’estorcerci indignazione per un carro funebre trainato da sei cavalli scuri, per un manifesto in cui il defunto è vestito alla papalina e si staglia contro un’immagine del Colosseo, per una Rolls Royce che ai matrimoni e ai funerali fa status, per un elicottero che lancia rose e altri elementi da Cinecittà sul Tevere o da Centurioni abbindolaturisti vaganti dalle parti di piazza Venezia e ai Fori Imperiali. (…)

 

E’ pazzesco leggere certi commenti, certe cronache, certe dichiarazioni. Sembra che i Casamonica non possano seppellire come gli pare il loro capostipite. E’ una sfida allo stato, alla dignità della legge, alla purezza della chiesa. A me questo stato di sospensione della realtà, questo incubo a occhi aperti chiamato Mafia Capitale, come fosse un dipartimento del Municipio, sembra la dimostrazione di una comunità, togati giornalisti e politici, che ha perso letteralmente il ben dell’intelletto. (…)

 

 

Domani nel Foglio in edicola troverete la versione integrale dell'editoriale di Giuliano Ferrara

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.