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Tra corna e suicidi

Il caso Ashley Madison dimostra come la tracciabilità sia la conseguenza di una ossessione: la trasparenza

Pietrangelo Buttafuoco
Saranno liberi solo coloro i quali avranno la possibilità di comprare l’anonimato, l’oblio e il segreto. Gli sfigati saranno sulla bocca di tutti.

Gli hacker rubano i dati ad Ashley Madison – il sito dove si incontrano gli adulteri – danno nome, cognome e particolarità degli utenti dediti alle vertigini da lenzuola e il risultato di cotanta trasparenza è presto passato da Boccaccio all’obitorio. Tra gli svergognati planetari – tra 32 milioni di account violati – tre si sono tolti di mezzo. Si sono ammazzati. Due sono stati i morti in Canada e uno negli Stati Uniti. Ed è più che un segnale nel confermare la deriva propria di una società liberale. Quella di capovolgersi nella più raffinata gabbia totalitaria. Ogni individuo, nell’epoca compiuta della libertà, si consegna all’occhio pubblico sub specie di bipede d’origine controllata – ciò a conforto della sua sicurezza, della salute e della profilassi ideologica perfino – ed è la tracciabilità a serrare gli schiavettoni a un destino altrimenti in bilico nel via vai del libero arbitrio. La tracciabilità è l’episodio conclusivo di una ossessione: la trasparenza. Nel tempo beato della libertà declamata non è ammissibile la profondità del desiderio, la stravaganza della copula e neanche quell’essere soci di minoranza nei matrimoni altrui – amanti, certo, amanti – senza incappare nella riprovazione tutta moderna della dittatura della verità.

 

Quando i servizi segreti americani filmarono il procuratore generale di Mosca impegnato in una colluttazione erotica con due splendide femmine mandarono in onda il tutto nell’edizione serale del telegiornale pensando di farne polpette sfasciandogli la reputazione ma ne ricavarono l’effetto contrario: il magistrato, infatti, ne guadagnò in stima presso i russi non essendo questi, beati loro, sufficientemente liberali per fare di un pantalone abbottonato il totem della civiltà.

 

Certo, se solo avessero avuto internet, i sovietici, si sarebbero risparmiati burocrazia più che tecnologia. I tempi nostri – se posso permettermi una malizia nella ucronia – questi tempi così liberi, insomma, hanno uno sfacciato vantaggio: la disponibilità delle vittime più che quella dei carnefici. I bolscevichi dovevano faticare assai nella costruzione del socialismo scientifico, al punto di issare patiboli pur di imporre l’autocritica come ermeneutica correttiva delle devianze individualiste. La borghesia planetaria, invece, edifica il migliore dei mondi possibili aggiudicandosi l’ineluttabile tecnicismo della tracciabilità. Al punto di arrivare a leggere il pensiero più che l’intenzione. Ognuno di noi è ben informato quando, coi propri dati personali, consegna alle guardie la propria libido, il proprio stile, le proprie notti. Nessuno tra i romanzieri usi all’abuso dell’utopia ha ancora immaginato il gulag dei colti in castagna, l’Arcipelago delle Flagranze coi prigionieri incatenati alle loro mail, agli anelli di WhatsApp e alle intercettazioni date in filodiffusione; ci ha pensato la realtà digitale a produrre uno spavento così grande che in piccolo, nell’esistenza di ciascuno, si specchia nella possibilità di svelarsi e perdere ogni recesso interiore al prezzo di un singolo sms gettato in pasto all’evidenza dell’occhio pubblico, chiacchierone per missione sociale.

 

[**Video_box_2**]La riservatezza sarà la ricchezza di domani, l’oro del futuro sarà la privacy. Questo si impara dalla pericolosa vicenda di Ashley Madison e dei fedifraghi svelati. Arriva buon ultimo, questo incubo, dopo aver letto gli elenchi degli evasori, dei massoni e dei nasi rifatti. Pezzi di fatti propri tutelati dal riserbo verranno a far cumulo nella vita degli uomini e saranno liberi solo coloro i quali avranno la possibilità di comprare l’anonimato, l’oblio e il segreto. Gli sfigati saranno sulla bocca di tutti, il lusso sarà proprio di una vita sotterranea. E il brulicare del sottosuolo sarà il vero business. Nel via vai del trionfante libero arbitrio.

 

  • Pietrangelo Buttafuoco
  • Nato a Catania – originario di Leonforte e di Nissoria – è di Agira. Scrive per il Foglio.