In Inghilterra nasce il racket di Wikipedia: paga o ti rovino la bio online
Cambridge. I Monty Python non passano mai di moda e infatti uno dei numeri che ha causato più ululati nel tour teatrale che li ha riuniti dopo trent’anni è stata la riproposizione di “Blackmail”: una finta trasmissione televisiva i cui concorrenti da casa dovevano telefonare in tempo per bloccare la messa in onda di filmati compromettenti che li coinvolgevano. “Blackmail” era la parodia di un quiz – i concorrenti pagavano al conduttore cifre progressivamente salate in base a quando decidevano di interrompere il video clandestino – ed è rimasta in voga perché tuttora basta una telecamera nascosta o una telefonata intercettata a cambiare l’opinione pubblica su qualcuno. Oggi però cambia lo scenario. L’Indepedent ha rivelato che centinaia di individui o esercizi britannici sono stati ricattati da anonimi contributori di Wikipedia che chiedevano denaro per rimuovere notizie infamanti dalle rispettive voci dell’enciclopedia online oppure esigevano versamenti mensili per approvare la pubblicazione di voci contenenti notizie neutrali, se non laudatorie, così come il racket richiede un abbonamento per proteggere i negozi. Rispetto a “Blackmail”, questa truffa enciclopedica passa al livello successivo: non più lo sputtanamento in diretta ma direttamente la damnatio memoriae di una vittima ancora viva.
Colpisce che a subire i ricatti siano stati personaggi di medio calibro: gioiellieri, fotografi, giocattolai, stuntman, ex concorrenti di “Britain’s Got Talent”. Tutti si collocano a metà strada fra un talento misurabile oggettivamente, che nessuna calunnia potrebbe scalfire, e una celebrità che metta al riparo da qualsiasi rovescio: una notizia infamante o una recensione vessatoria può rovinarli più di quanto un’intera notte con coca e mignotte possa scalfire la dignità di un lord. E’ l’enciclopedia dell’uomo medio che si ritorce contro l’uomo medio che avrebbe dovuto istruire e beneficiare: per questo lo scoop dell’Independent porta a interrogarsi sulla validità di tre miti legati all’internet per tutti di cui Wikipedia è l’epitome.
L’universalità della competenza, ossia l’idea che chiunque abbia titolo di compilare qualsiasi voce, è aberrante. I primi progetti enciclopedici del Settecento, quelli di Chambers e Diderot per intenderci, erano nati dall’ambizione di sottoporre una tassonomia onnicomprensiva a una lettura selettiva, operata da specialisti. Senza tale selezione non solo l’enciclopedismo diventa inutile, poiché riproduce lo stesso caos del mondo che descrive, ma finisce per far emergere una gerarchia basata, come in questo caso, non sulla competenza bensì sulla prepotenza o sulla delinquenza. Rifiutare una gerarchia del sapere significa correre incontro alle proprie catene.
L’immediatezza della documentazione fa sì che una notizia che appaia su Wikipedia, o fra i primi risultati di una ricerca su Google, venga ripetuta fino a diventare vera autoalimentando la propria affidabilità. E’ assurdo. Consentire a tutti l’accesso a un’informazione ha portato all’inevitabile abbassamento del livello di verifica delle fonti, così che la promessa di garantire democraticamente un sapere orizzontale l’ha soltanto reso indistinguibile dalla menzogna, dalla leggenda, dalla superstizione e dal vituperio.
[**Video_box_2**]Infine, il diabolico diritto all’informazione gratuita. L’Independent fa notare neanche tanto fra le righe che questo racket virtuale ha in effetti istituito il pagamento di un servizio aggiuntivo per rendere più affidabile un sito gratuito. E’ lo stesso principio che regola i posteggiatori abusivi, però dematerializzato: se volete parcheggiare fuori dalle strisce blu, o se volete che le notizie diffuse gratuitamente su di voi siano benevole e vere, allora dovete pagare un energumeno che non vi spacchi il parabrezza, ovvero dovete pagare un cybervigilante acciocché qualcuno non sparga letame sulla vostra onorabilità. Ciò che oggi definiamo sdegnati racket virtuale un domani potrebbe con grande serenità venire chiamato upgrade: nel web 2.0 la verità è un contenuto premium.
Antonio Gurrado