Gli spiaggiati
Parco giochi Miss Italia
Ci sono due torri più moderne e colorate di quelle di Porta Nuova a Milano, paiono Liebeskind ma con un tocco di Kuala Lumpur e Legoland; ci sono i McDonald’s, i Burger King, c’è la ruota panoramica, il parco acquatico più grande d’Italia, la mostra sui “Real bodies”, e il raduno mondiale delle Winx. Ci sono i lungomare dedicati alle celebrità viventi, con la Pellegrini e Bocelli. E poi c’è Miss Italia.
A Jesolo va in scena la contemporaneità. Si arriva in macchina e subito ci si immette in questa colata di cemento dal volto disneyano; siamo ai primi di settembre, “ti suiciderai”, ti dicono subito gli amici (nessuno è mai stato a Jesolo), ma poi invece Viale Bafile, stradone dello struscio con palazzoni di hotel un po’ Belgrado, è preso d’assalto. Venditori di ciabatte, infradito e cartoline, tabaccai, friggitorie: all’una di notte, sembra Ferragosto; un Ferragosto però tirolese, perché sotto ci sono cartelli di “konditorei” e “garni” e “apfelstrudel”, quasi solo in tedesco, e al supermercato Famila tutti i giornali tedeschi, e la Bild, e la Suddeutsche Zeitung; e la nostra Audi A3 è l’unica macchina con targa italiana a svincolarsi tra austriaci, tedeschi e russi in risciò, biciclette e tricicli, che riversano clienti di hotel e camping su una stripe infinita, mentre un altoparlante annuncia “benvenuti a Jesolo City Beach” ed elenca le attività del giorno, che sembrano la realizzazione del sogno del ragionier Filini, un unico grande villaggio-vacanze in cui ogni ora c’è un animatore, un concerto, una lezione.
“Arriviamo a 400-500 eventi l’anno” dice soddisfatto il sindaco Valerio Zoggia, commercialista, nazareno ante litteram, che ci riceve a piazza Drago, la Porta Nuova di Jesolo, in un bar sotto queste due torri che inseguono la temperie architettonica, pare Malesia o Dubai, con una spruzzata di Guggengheim Bilbao. “Belle eh? I prezzi arrivano anche a ottomila euro al metro” dice felice. E ancora: “Quest’anno battiamo ogni record di presenze, siamo a sei milioni di turisti”. Zoggia, che ha realizzato il suo nazareno “tre anni prima di Renzi”, guida una giunta Pdl-Udc-Pd a capo di questi Emirati Veneti Uniti. “Io sono di Forza Italia da sempre, siccome la Lega alle ultime elezioni ha presentato un suo candidato io ho tirato dentro quelli del Pd, si sta benissimo, sono molto meglio dei nostri”, mi dice sotto le twin towers. Il progetto Jesolo “city beach” nasce nel 2012 con la giunta precedente e il sindaco Calzavara, che decide di trasformare la cittadina nota per le discoteche e lo sballo in una cittadella dell’evento. “Invece di chiuderci a riccio abbiamo aperto la città; non escludiamo niente. Prendiamo tutto. Abbiamo il giro d’Italia, abbiamo la ruota di Aqualandia, che l’ex sindaco di Venezia non voleva a Marghera, e adesso vengon qui tutti a far la fila per imitarla, e Brugnaro vorrebbe metterla anche da loro”.
Poi la storia della toponomastica vip. Pochi giorni fa è venuta Federica Pellegrini, che in Rolls Royce bianca è stata portata in processione tipo Santa Rosa, e subito ha avuto intestato il suo pezzo di lungomare (poi c’è quello Alessandro Del Piero, quello Christian De Sica, quello Nancy Brilli, quello Andrea Bocelli; Bocelli ha anche le sue impronte scolpite nel cemento come a Los Angeles). I Lungomare nascono rapidissimi (ma non è vero che inseguano la fama a scapito dei morti: è notizia falsa e tendenziosa che quello di Alberto Sordi sia stato eliminato per far posto alla Pellegrini, infatti). Obiettiamo un po’ gufi al sindaco che però per legge le vie possono andare a personaggi morti almeno da 10 anni, ma lui non si scompone, anzi: “Ma quelli sono pezzi di lungomare, è lungo quindici chilometri, ne prendiamo dei pezzi di 300 metri”. Quindi non sono vie vere, sono solo un richiamo e una réclame a costo zero. Dividendo 15.000 per trecento poi c’è posto per 500 stelle, si calcola, forse lo star system italiano non ne conta neanche tante.
Comunque, dei geni. “Una volta qui c’erano trenta-quaranta discoteche, poi quel modello è andato in crisi”, continua Zoggia. Oltre lo sballo, ecco una programmazione fatale: in questi giorni c’è appunto il raduno mondiale delle Winx, le fatine del cartone animato tutto italiano che “ormai hanno superato le Barbie sul mercato russo”, dice orgoglioso il sindaco. “Ieri sera c’erano duemila ragazzine in piazza nonostante la pioggia a vedere le Winx”.
E poi c’è, naturalmente, Miss Italia. Dal 2007 il PalaArrex (Arrex sono le cucine, sembra un palazzetto dello sport di Belgrado brutalista) ospita le finali di Miss Italia nel Mondo e la fase conclusiva del concorso Miss Padania, poi Jesolo City Beach si è preso proprio tutta Miss Italia, un tempo a Salsomaggiore. E dunque eccoci in questo bunker blindato e si è subito nella surrealtà, qui assistiamo in esclusiva alla selezione delle trenta finaliste che il 20 settembre, in diretta sulla 7 e sulla 7 D, daranno all’Italia la sua settantaseiesima miss.
Alla faccia del corpo delle donne, e dei peana benecomunisti degli anni passati, che hanno portato alla cacciata dalla Rai, qui a Jesolo il paese reale sceglie la sua fatina simil-Winx. Patrizia Mirigliani, figlia del fondatore Enzo, porta avanti la sua organizzazione dal 2003 quando suo padre se n’è andato (“Aveva cominciato con il concorso Cinquemila lire per un sorriso”). “Non è stato neanche facile crescere con questo papà che era sempre circondato da tutte queste belle ragazze, soprattutto quando io avevo la loro età. Oltretutto noi abitavamo a Trento, io facevo l’università lì, c’era tutto il gruppo, Curcio, Rostagno. Io andavo sempre sotto i portici di via Suffragio, c’erano tutti gli universitari, io volevo stare con loro. Anch’io ero sessantottina, avevo l’eskimo e tutti i miei amici mi guardavano malissimo perché mio papà faceva quella roba lì, Miss Italia”, dice Mirigliani.
Davanti a noi intanto sul palco del palazzetto blindato parte un jingle, che è una musica dance di moda quest’estate, sale il volume (dietro la gradinata c’è una postazione da dj), arriva un gruppo di ragazze, divise per regione, poi il presentatore dice: “fanno un passo avanti la numero”…
E lì sale la suspence, la musica dance si interrompe e arriva una musica “da paura”, tipo Dario Argento, e le prescelte o la prescelta fanno un passo avanti, e spesso fanno un piccolo pianto regolamentare. Subito Enrico Lucherini, presidente della giuria tecnica, insieme a Irene Ghergo, già mitologica autrice di “Non è la Rai”, le dicono all’unisono “ma che piangete già”? “Basta lacrime”. “La prossima volta, venite già piante”. Simona Ventura, invece, direttore artistico di questa edizione, professionalissima, dice “girati, spostati i capelli, cambia le scarpe”, e scherza sulle scarpe, dice che non devono mettere i sandali ma solo i décolleté, è il tormentone delle selezioni, che durano ore e ore e sfiancano. Intanto Mirigliani: “Ho cominciato a capire mio papà quando una miss mi ha detto: guarda che non è lui che usa le donne, ma noi che sfruttiamo lui: le ragazze usano il concorso da sempre per conquistare indipendenza, indipendenza economica soprattutto”. E sul PalaArrex, mentre fuori sfilano le Winx, sfila il paese reale: da duecento ne vengono selezionate sessanta, e poi le trentatrè che andranno alla finale del 20 settembre; nonostante qualche tatuaggio son tutte timidissime; timidezza magari stereotipata (“Sono emozionatissima”; “voglio la pace nel mondo” ), c’è una specie di sentimento di Italia modesta ma fiera in queste ragazze. Non ci sono smargiassate da reality. “E’ la provincia che ci dà miss Italia”, dice Mirigliani, e la provincia vien sezionata, altro che primarie: “Diecimila ragazze che si candidano, quest’anno, credo che sia il record, e 500 selezionatori sparsi tra discoteche, agenti, nei paesi e nelle città”. “Spesso arrivano ragazze che non hanno mai preso il treno”.
Le primarie di Miss Italia erano state scacciate dalla tv di stato benecomunista dalla fatale accoppiata Tarantola-Boldrini. La presidente della Rai aveva fatto un punto d’onore di eliminare il concorso dalla televisione pubblica. La presidente della Camera decretò poi i funerali di stato per le miss. “Credo che ci si debba rallegrare di una scelta moderna e civile e spero che le ragazze italiane per farsi apprezzare possano avere altre possibilità che non quella di sfilare con un numero. Le ragazze italiane hanno altri talenti”.
Così, ora, in esilio dalla rete ammiraglia e da Salsomaggiore, le miss sono ospitate qui a espiare negli Emirati Veneti Uniti, e il contesto sembra quello giusto, un paese reale pop senza tanti complessi. “Basta, è una cosa medievale questa che dietro la bellezza ci debba essere qualcosa di più”, dice Patrizia Mirigliani. Una volta i migliori giornalisti venivano a Miss Italia per discutere della bellezza di Lucia Bosé, la bellezza era una cosa seria”. “Noi siamo nazionalpopolari e orgogliosi di esserlo” dichiara al Paese reale Simona Ventura.
Intanto i giurati danno i voti. E passano le trentatrè finaliste. Con discussioni anche lunghe tra la giuria, peggio che una direzione Pd. La nostra favorita è la 117, miss Lazio, Alice Sabatini, che pare un po’ una Claudia Pandolfi degli inizi, ha i capelli corti, un tatuaggio su una coscia, e pare la mamma delle altre, è una delle poche che non dice “oddio-sono-tanto-emozionata”, anzi, appena appare molto realista. Sei fidanzata, le si chiede, e lei dice: “No, lo ero ma l’ho mollato ieri”. Ma è vero che c’è tutta questa amicizia tra ragazze? Non è che vi odiate? “Beh, dipende caso per caso”. E’ di Montalto di Castro, andrà a Roma a studiare “Chimica e tecnologia farmaceutica”, vuole fare l’attrice o la conduttrice televisiva. Ma non ti spaventa Roma con le mafie capitali? “Beh sì, è un po’ un bordello”.
Si notano dinamiche anche di branco inquietanti. Quando l’unico giornalista si avvicina alle ragazze, le altre ti guardano in maniera preoccupata, probabilmente sospettando che ci siano dei favoritismi o complotti. Le ragazze vengono richiamate, Simona Ventura implacabile, non stacca un attimo, chiede di “rivedere un primo piano”. Le musiche continuano a salire e scendere di volume, a un certo punto sembra di essere rimasti intrappolati nel privé di una discoteca di paese molto ben frequentata. Però di mattina. Ognuno si inventa dei diversivi: c’è il gatto di Patrizia Mirigliani, Yoda, gatto gigante rosso qui con badge “miss Italia” e badante dell’Est che lo porta in giro al guinzaglio (“Ha un papà che si chiama Rasputin e una mamma Olania, ha vinto diverse gare di bellezza, oddio ma non scriverlo”, dice Mirigliani; e si capisce che i concorsi devono essere una specie di mania di famiglia).
Poi c’è Lucherini che esce a fumare e si diverte a terrorizzare le ragazze: ogni tanto va di là, in una specie di serraglio transennato dove sono in attesa della chiama, e dice: “ha vinto la numero…” e dice dei numeri assurdi, tipo 827, e le prime volte le ragazze urlano per la paura. Poi si abituano. Oppure mette in giro tipiche lucherinate: dice “la 212 ha picchiato miss Rocchetta!”.
[**Video_box_2**]Poi manda invece degli sms a Roma, a dei colleghi giornalisti: “Qua fuori ci sono trenta islamici dell’Isis, stanno assaltando il PalaArrex, speriamo che la polizia arrivi presto”. Già, perché c’è anche la questione islamica quest’anno: il fatto è che una delle ragazze ha origini marocchine, e pare abbia subìto minacce da islamici ingarellati. Alham El Brinis, numero 24, miss Eleganza Friuli-Venezia Giulia, già miss Schio, ha 20 anni, e ha ricevuto commentacci su un sito di un giornale veneto, e tutti sono un po’ eccitati da questa cosa dell’Isis. Stasera ci sarà qui la troupe di Porta a Porta a intervistarla. Però poi lei al Foglio: “ma veramente io non sono religiosa per niente”. “Mia madre convive con un uomo del Molise; io pure convivo col mio ragazzo, a Treviso, da un po’”. “Le minacce? Mah veramente l’ho scoperto dai giornali”. Intanto si va avanti con queste selezioni (lei passa, passa anche la bellissima 117 miss Lazio). Simona Ventura mi fa: “Un giornale mi ha chiesto se abbiamo delle misure di sicurezza particolari, io ho risposto che ci sono degli apparati dello stato preposti a questo”.
Intanto le ore passano. Passa anche la 83 miss Kia Toscana, Simona Ventura le dice: “ma lo sai che assomigli al ministro Boschi?”, e lei non sente o non capisce: “Bossi?”. Però poi miss Toscana si rivela molto disintermediatrice: alla fatidica domanda: “ma ci avresti creduto di arrivare in finale” (è il momento in cui tutte dicono: “no, davvero, è il mio sogno più bello”, lei invece dice “ci credevo sempre, sì, voglio vincere, e a casa non ci voglio tornare”, mentre il jingle suona “don’t be shy” (non essere timida).
Passano anche tre curvy, e la 140 annuncia: “Sono fiera di portare le curvy in finale”; e queste curvy sarebbero poi le grassottelle e sono una novità degli ultimi anni. In realtà che fossero curvy non se n’è accorto nessuno. In giuria tecnica c’è anche Elisa d’Ospina, che è una ragazzona altra 1,84, questa sì abbastanza curvy, che scrive pure sul Fatto, ed è la madrina delle curvy, e sostiene che loro di curvy ne vorrebbero di più ma queste non si presentano per timidezza. Mentre alcune curvy son state eliminate in quanto cesse, “non ci sono quote curvy”. Insomma, pare una questione fondamentale.
Mentre il jingle continua (“don’t be shy, don’t be shy”), Patrizia Mirigliani ricorda piccoli scandali teneri di Miss Italia: quella volta di Mirca Viola, eliminata perché sposata con un figlio; quella volta di Denny Mendez, prima miss di colore, “con la commissione in cui c’erano Bruno Vespa, Alba Parietti, Enrico Mentana, pronti a fare un ribaltone mentre Mendez avanzava nelle finali, e mio padre disse: ‘Se il popolo decide che è lei la Miss Italia, voi della commissione ve ne potete anche andare’”.
Nazionalpopolari e orgogliosi di esserlo. Fuori, intanto, nella Jesolo del Ferragosto infinito, sfilano i risciò e sfilano le Winx.
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