Già finito?
Sesso, certo, ma cronometrato. Perché amoreggiare va bene, ma quando si passa all'atto si entra in una specie di competizione di durata, dove l'obiettivo è la prestazione da maratoneta, nemmeno si fosse Gebrselassie alle Olimpiadi. A stare ai racconti uomini e donne dello spettacolo ci si sente in imbarazzo: ore e ore di sesso, notti intere addirittura, come nel caso dell'attrice Olivia Wilde che lodava le performance del suo ex compagno Jason Sudeikis. Esagerazione, forse, iperbole, può darsi, fatti loro senz'altro.
Ormai sembra essere passato di moda il "a letto si dovrebbe fare bene e poi tacere", di Laurence Olivier di quanto succede sotto le coperte si parla, molto, e si vede tanto. Soprattutto in America. Sono performance hot stile gare automobilistiche di endurance. Autoprodotte come si confà, con relative richieste di eliminazione, denunce pubbliche, ma (quasi) mai via tribunale, arrabbiature, ma nemmeno poi tanto, e vittimismi da privacy: è il nuovo sesso, bellezza, ora non basta più farlo, ma va dilatato nel tempo, e meglio se di questo se ne parla, ne va della reputazione. Come nel caso del rapper Kanye West e del suo sex tape, finito per caso nel web, che lo vedeva alle prese per oltre 40 minuti con una donna che assomigliava a Kim Kardashian.
In un articolo sul New York Magazine, Maureen O'Connor rileva come questa ossessione moderna inizi con la rivoluzione sessuale degli anni Settanta che ha fatto sì che per la prima volta gli uomini avessero come obiettivo il creare piacere sessuale nella donna. La deriva ansiogena del sesso però è posteriore, da quando questo è diventato necessario per l'auto realizzazione, da quando insomma è diventato "più speciale, più significativo, fonte di maggiori emozioni e piacere di qualsiasi attività svolta", stando almeno a quanto ha scritto nel suo ultimo libro la scrittrice americana Rachel Hills. Questione di aspettative. Se il sesso è il massimo dell'esperienza umana, ecco che l'asticella si alza e si modificano ambizioni e comportamenti. Come rileva anche la psicologa Sandra Byers: "Se le persone tendono a volere più tempo per le attività che prediligono, questo ricade anche nel sesso", solo che invece del tempo dedicato, ora si predilige il tempo "durato".
Un tema, o meglio una deriva affrontata in chiave comica dall'attrice americana Amy Schumer che in un suo spettacolo ironizza sul desiderio maschile di resistenza: "Avevo un compagno e tutto andava bene, anche a letto. Poi lui ha iniziato a dirmi che ci teneva a me e alla mia soddisfazione sessuale. E così ha iniziato a fare non so quali esercizi e a prendere non so bene cosa che le cose tra di noi sono cambiate. Prima facevamo l'amore spesso, per poco. Poi mi sono trovata con uno stantuffo che non la smetteva più. Ore e ore con un martello pneumatico in mezzo alle mie gambe. Lui era contento, talmente contento che l'ho rottamato. Basta tecnologia, sono ritornata al martello classico".
[**Video_box_2**]Se pensare che la durata sia diventato il valore assoluto su cui basare l'atto sessuale è da sempre considerata una prerogativa soprattutto maschile, negli ultimi anni una percentuale sempre maggiore di donne ha iniziato a desiderare rapporti più lunghi. E questo nonostante studi recenti abbiano sancito che il tempo medio di un amplesso è compreso tra i 5,4 e i 7,5 minuti. Il problema è intendersi su cosa si consideri sesso, da dove va iniziato il conteggio del tempo. Questione di preliminari. Per le donne infatti, secondo uno studio dell'Università di New Brunswick, il tempo precedenti alla penetrazione è da considerare a tutti gli effetti sesso, e dovrebbe variare tra gli 11 e i 13 minuti, mentre il resto, per non essere deludente, si dovrebbe attestare tra i sette/otto minuti. Opposta è la considerazione maschile del rapporto: meno di cinque minuti per i primi, almeno una dozzina per il secondo. Cambiano i punti di vista e cambia anche il concetto di soddisfazione. ;a se i dati sono questi, da dove arrivano le mezze ore agognate?
Tempistiche e studi scientifici a parte il problema tra ambizioni e prestazioni è narrativo. "E' tutto un problema di immaginario", diceva la pornostar Moana Pozzi anni fa in un intervista a Playboy. "Uomini e donne guardano o ascoltano narrazioni epiche di imprese sessuali di durata incredibile e pensano che sia quello che manca loro. Peccato che sia falso. E' l'aspettativa che ti frega. Io ho fatto la pornostar, so cosa vuol dire essere sotto una macchina del sesso e, sinceramente, certe cose vanno bene solo nei film. Sai che scatole avere un'uomo per un'ora che va avanti e indietro su di te". Opinione da professionista, che andrebbe tenuta a mente per non far sì che il sesso diventi specialità olimpica di resistenza.