Adolescenti nella caverna di Platone e sputa sentenze. Inizia la Festa del Cinema di Roma
Con un po’ di dispiacere per il cambio di nome – la promozione dei film a tre euro era nota come Festa del Cinema, prima che il Festival di Roma sotto la direzione di Antonio Monda si riappropriasse dell’appellativo con cui era nato, abolendo il concorso – i Cinemadays sono andati benissimo. Dal 12 al 15 ottobre gli spettatori sono cresciuti del 146 per cento rispetto alla settimana precedente, del 225 per cento rispetto alla settimana corrispondente del 2014. Bastava un colpo d’occhio. In una sala milanese, primo spettacolo, “Suburra” di Stefano Sollima aveva molti più spettatori di quanti se ne scorgono di solito a quell’ora, anche quando in programma c’è un film acchiappafolle (e, miracolo, il computer aveva assegnato i posti con giudizio, senza appiccicare gli spettatori l’uno all’altro).
La Festa del Cinema di Roma – quella che si tiene all’Auditorium, da ieri fino al 24 ottobre – aveva in anteprima (sezione “Alice nella città”) un documentario che potremmo ribattezzare: “In diretta dalla caverna di Platone”. Sette fratelli cresciuti nel Lower East Side di Manhattan – non in mezzo alla giungla – senza uscire mai di casa perché il padre lo vietava. Adolescenti, quel che sanno del mondo lo hanno ricavato dalle ombre sul muro. Vale a dire da migliaia di film visti, imparati a memoria, recitati dopo aver trascritto le battute. Tra i preferiti, “Le Iene” di Quentin Tarantino: hanno il giusto numero di personaggi, tutti protagonisti, non richiedono costumi difficili da reperire senza uscire. Il titolo vero è “The Wolfpack - Segregati in casa”, sarà nei cinema dal 22 ottobre e andrà in onda il 23 ottobre su Crime+Investigation (canale 128 di Sky). Un modo intelligente per far vedere il film a tutti gli spettatori interessati. Subito, quando ancora se ne parla e la pubblicità – si spera anche il passaparola – fanno il loro effetto.
[**Video_box_2**]Interrogati dalla regista Crystal Moselle, che li aveva intercettati in una delle loro rare uscite in comprati neri da Mr. Pink e Mr. Orange, i fratelli sono sorridenti, cosa che ai ragazzi selvaggi cresciuti nella foresta non capita mai. Diversi da come uno li aspetterebbe sono anche i rapper Clementino, Danno e Tormento, tre nomi che presi insieme più che l’hip hop sembrano evocare un melodramma di Raffaello Matarazzo. Li vediamo nel documentario del regista italo-iracheno (con studi a Londra) Haider Rashid. Intitolato “Street Opera”, si presenta come la controparte italiana di “Straight Outta Compton”. Meno male che c’è Gué Pequeno a dare un po’ di brividi scorretti, un collega ha genitori che ancora si preoccupano quando torna tardi la sera, un altro dice “le nuove generazioni” con disprezzo da novantenne. Elio Germano, elettro-rapper con le Bestie rare, sputa sentenze: “L’arte non è riempire una scatola, l’arte è sfondare la scatola”. Urge biscotto della fortuna, per contenere tanta sapienza.