Dopo averli svuotati e derisi, ecco ora gli appelli su “valori” e “identità”
Non me ne voglia Monsieur le Président François Hollande, ma, di nuovo, nel discorso di lunedì alle Camere riunite è risuonata la strana dissonanza di questi giorni tra parole e vita, che contraddistingue Lei e molti leader del nostro povero Occidente in questi giorni. 35 minuti di discorso guidati e contrassegnati dalla parola “guerra”. E poi, intorno alla parola regina, una costellazione di temi e parole che fanno pensare. I francesi descritti come “ardenti”, “valorosi”, “coraggiosi”, capaci di stare “in piedi”. Le caratteristiche della Francia: perseveranza, dignità, unità, lucidità. Parole che reggono una pioggia di provvedimenti sulla sicurezza incrementata e la libertà ridotta, e – infine – cambiamento della Costituzione per avere poteri assoluti in tempo di emergenza. In fondo, un’esplicitazione di quel “senza pietà” che Lei utilizza dalla prima uscita di venerdì sera.
Mi sono chiesto se stesse parlando Hollande o Marine Le Pen. Sicurezza, onore, la Francia che illumina il mondo, gli assassini chiaramente “stranieri”, con solo un breve accenno al fatto che alcuni (peccato che siano tutti quelli ufficialmente identificati finora) siano francesi. Ma se francesi – bien sûr – sono stati manipolati da altri. Che, peraltro, a questo momento risultano essere francesi o belgi. Ma che ci importa? L’importante delle guerre è avere un nemico e un’identità nazionale ben definita. Certo, nessuno nega la difficoltà del momento e la necessità della difesa ma forse qualche riflessione e qualche proposta in più si potrebbe fare.
Prima di tutto, questa identità è clamorosamente vuota. Non si può rispolverare l’identità solo quando serve. Abbiamo avuto cinquanta anni di decostruzione di ogni valore e di ogni verità, che sono state tacciate di oscurantismo. Abbiamo bandito dalle scuole ogni certezza in nome del dubbio cartesiano eretto a sistema di conoscenza. Abbiamo deprecato ogni senso comune come tradizionalismo e conservatorismo. Ogni critica al multiculturalismo relativista è stata bollata come retrograda e abbandonata alle forze estremiste. Tutte le parole che Lei ha usato lunedì sono state bandite per anni come di “destra” e dunque fasciste e dunque totalitarie. E adesso le usiamo (e tutte insieme)? Non occorreva forse una parola di autocritica? Soprattutto non occorre un piano culturale per recuperare radici e tradizioni senza lasciarle in appalto ai populismi di ogni genere e tipo? Qualcosa che riempia il vuoto in cui volutamente siamo andati a finire? Non sente la distanza fra le sue parole e la cultura che viviamo? Se non la si riempie, sarà solo violenza contro violenza.
[**Video_box_2**]In secondo luogo, tra i vari valori oscurati e che ora ci giocano contro, non occorre forse dedicare un discorso alle religioni? Monsieur le président, i terroristi, i nemici “senza civiltà”, erano in gran parte francesi, figli della stessa République che Lei chiama alle armi e al loro abbattimento. Venivano da banlieue dove l’integrazione ha fallito completamente e dove, ne sono certo, la lotta a ogni espressione pubblica religiosa della decantata laïcité non sarà stata molto gradita. Molti filosofi della politica hanno scritto negli ultimi vent’anni sull’importanza di re-inserire i discorsi di valore dentro le nostre democrazie, per non farle rimanere svuotate di partecipazione di chi in quelle religioni crede. Non ce la si cava dicendo semplicemente che non hanno civiltà. Questa frase dimostra solo la nostra protervia dopo anni di finto politically correct. Non vede che sono anche ragazzi europei quelli che abbracciano l’islam, e persino il jihadismo, trovandolo più ricco di contenuti e di presa sulla vita delle nostre civiltà occidentali? Non vede che sull’Islam stesso occorre fare precisazioni e distinzioni? La violenta ideologia jihadista è giustificata da alcuni versi del Corano. Inutile fare finta di non vederlo. Se vogliamo “resistere” occorrerà anche capire, interpretare, spiegare, mettere quei contenuti a confronto con i nostri, con le nostre radici, anche religiose. Altrimenti il Suo terribile “senza pietà” sarà solo una reazione uguale e contraria, che finisce per l’essere “senza ragioni”.
Per terminare, gli unici contenuti citati lunedì sono stati la libertà e il diritto. Così, concludendo, Lei ha proposto una limitazione della prima e un cambiamento del secondo. Per fortuna, ed è tutto dire, qualche repubblicano dopo il canto feroce della Marsigliese, ha detto che in fondo cambiare la Costituzione non è esattamente una difesa della libertà. Lei e la Francia amatissima avrete tutto l’appoggio mio e di tanti cittadini europei per combattere il terrorismo, comunque vogliate farlo. Ma non prendiamoci in giro con la retorica vuota, dove le parole non si riferiscono a contenuti, e non nascondiamo a noi stessi il problema: prima di rivedere la Costituzione occorre rivedere i programmi scolastici, più forte delle armi, magari purtroppo necessarie, sarà il fascino, l’umanità e la pietà che derivano dalla nostra cultura nelle sue tante forme e (altra parola bandita) dalla nostra tradizione, nei suoi molteplici risvolti. Purché sappiamo ritrovarla, valorizzarla, amarla.