Bobo Vieri ai tempi della relazione con Elisabetta Canalis

Uscire con Vieri (in formato libro) e non sentirsi sole o male accompagnate

Simonetta Sciandivasci
Biografia da bomber che parla da milanese imbruttito. Se il calciatore è proprio il formato d’uomo che tutte vorremmo, ma siccome generalizzare è peccato mortale, accontentiamoci di dare una chance soltanto a Vieri formato autobiografia.

Acquistate “Chiamatemi Bomber” di Bobo Vieri (ed. Rizzoli), avvolgetelo in una camicia e portatevelo a cena fuori. Di domenica sera, cioè l'unica volta a settimana in cui vi arrendete al fatto che non siete single per scelta e ammettete a voi stesse che tra l’essere sole e l’essere male accompagnate sia sempre meglio la seconda (ragione per cui avete, abbiamo sciupato decine di domeniche sera a cercare di non svenire nell’antipasto mentre un mal accompagnatore ci intratteneva con la rassegna del suo curriculum vitae fatto di master, tirocini, stage e varie altre esperienze affini che si fanno sotto luci al neon). Quella in compagnia di Vieri formato autobiografia probabilmente scritta da un ghostwriter, sarà la cena più divertente della vostra carriera di single in cerca di principe azzurro motociclista ricco brillante intelligente concreto romantico e virile, insomma tutto fuorché calciatore. E, invece, il calciatore è proprio il formato d’uomo che tutte vorremmo, ma siccome generalizzare è peccato mortale, accontentiamoci di dare una chance soltanto a Vieri formato autobiografia. Fregatevene dei cenanti attorno a voi: una donna sola al ristorante sembra una divorziata all’ultimo stadio anche a 28 anni, ma una donna sola assorbita nella lettura è intoccabile.

 

Al posto di sorbirvi un antipasto fatto di racconti d’infanzie autentiche, preludio di attaccamento ai veri valori della vita sviluppato subito dopo l’università, con Vieri potrete godervi un impenitente Lucignolo-Hucklberry Finn, che marinava la scuola, rubava biciclette, incendiava cucine e, quando sapeva che le avrebbe prese, si imbottiva i pantaloni di gommapiuma. Ed ecco perché “le legnate mi hanno sempre fatto il solletico”: perché era ed è un furbastro, non un eroe. Elisabetta Canalis lo sapeva, per questo gli dava la caccia armata di schiaffi preterintenzionali e doberman, lo aggrediva nel sonno, gli rigava la macchina (una Porsche Cayenne Turbo che, sebbene avesse la fiancata incisa da un “Figlio di puttana”, a un finto posteggiatore era piaciuta lo stesso tanto che l’aveva fregata sotto al naso, al povero Bomber che, a menarlo, gli si fa solo il solletico). Trovatene un altro che vi porti a cena e vi racconti di aver tradito la sua donna e che, mentre vi dice quanto l’amava, esplicita la saggissima summa di quello che lei gli ha insegnato, ovvero “mai addormentarsi con il cellulare acceso”: al massimo troverete uno che vi mentirà dicendovi che lui non avrebbe mai e poi mai fatto soffrire Maria Callas, abbandonato Didone, organizzato una cena galante o, ancora peggio, troverete quello che non mentirà perché non sa sognare.

 

[**Video_box_2**]Non saltate i capitoli del bomber calciatore: sono un pass per gli spogliatoi, dove accadono cose preistoriche, scorrette, da mitologia greca e i maschi ancora si allevano a colpi di pugni e minacce. Oltre che a entrare clandestinamente in luoghi ameni, quei capitoli vi serviranno ad attraversare indenni le feste al Pineta, il locale di Milano Marittima dove il bomber ha dato il meglio dei suoi ormoni e il peggio della sua immagine, dove se le portava a letto tutte, perché erano tutte “fregne assurde” (perdonatelo, vi parlerà da milanese imbruttito) e tutti “idoli” e “amici della vita” (per lui amicizia è: Ronaldo che va alla sua festa di compleanno di trent’anni). Di cilecche non ne racconta mai e gli si vuol bene perché è tanto ingenuo da pensare che possiamo credergli. E, in fondo, in cambio di una cena divertente in cui siamo state veline senza sembrarlo, potremmo persino fingere di farlo.

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