Justin Bieber ha un problema con il gentil sesso giapponese

Giulia Pompili
A noi ci tocca Fedez, ai canadesi Justin Bieber, agli asiatici gli uomini erbivori. Così funziona il mercato musicale: l’idolo delle folle corrisponde all’immaginario del target di riferimento.

A noi ci tocca Fedez, ai canadesi Justin Bieber, agli asiatici gli uomini erbivori. Così funziona il mercato musicale: l’idolo delle folle corrisponde all’immaginario del target di riferimento. A noi ci tocca il belloccio tatuato da talent show [leggi Il rapper banale di Marianna Rizzini], che fa dj set (non chiamateli concerti, please) e 15 minuti di “show” a 35 euro a biglietto (ognuno spende il proprio tempo e i propri soldi come vuole, sia chiaro, ma è difficile non pensare all’altro prestato ai talent, Morgan, che suona spesso aggratis e quando sale sul palco rischia di non scendere più, e dunque la scelta tra i due sembrerebbe abbastanza facile se non fosse che agli italiani piace proprio farsi fregare: ci meritiamo Fedez).

 

E però, mentre le nostre battaglie pop-cult sono limitate a una dimensione piuttosto provinciale, l’ex stella della Disney, l’eterno fidanzatino rifiutato di Selena Gomez, il ventunenne che passerebbe la vita con la maglietta alzata pur di mostrare in mondovisione gli addominali scolpiti, ha appena creato un incidente diplomatico dall’altra parte del globo. Bieber è uno sciupafemmine, si sa. Basti digitare il suo nome su Google e andare su immagini. Il fatto è che ieri è stato ospitato dalla Asahi tv nel programma settimanale “Music Station”. La puntata dell’anno, visto che insieme a lui, che comunque gode di un notevole successo in Giappone, c’erano le AKB48, una band tutta al femminile che da sola potrebbe trainare il mercato musicale mondiale.

 

Piccola digressione. Se non conoscete il gruppo delle AKB48, funziona così: è una specie di talent show permanente, le presenze del gruppo si avvicendano ma generalmente chi è più votato dal pubblico è sempre il prototipo della bella fanciulla giapponese che sa cantare, ballare, suonare. L’importante è che sia giovanissima. Alcune AKB48 sono delle meteore che dopo un passaggio in un concerto nessuno vede più (lo chiamano diploma, davvero). Altre ragazze invece diventano idoli, delle dèe viventi, sirene attira-danari. E più dedicano il loro periodo di permanenza nel gruppo esclusivamente al pubblico, più sono apprezzate. Altro che dj set di 15 minuti: le AKB48 fanno giornate intere di strette di mano con i fan, che pagano per passare del tempo con loro.

 

Una delle regole più famose per stare nel gruppo delle AKB48 è quella di non avere relazioni; mantenere un profilo basso, soprattutto sentimentale. Niente gossip, niente fidanzati. Il sesso vende, certo, ma il sesso degli altri, mica il tuo. Questa regola vale un po’ per tutti gli idoli musicali asiatici: nel pop non c’è spazio per il sesso. Gli scandali non fanno di te un’artista migliore, o un’artista che vende di più.  L’idolo sposa il pubblico, e deve essere avvenente, provocatoria e in molti casi, specie nel kpop coreano, esplicita, ma mai indisponibile. D’altra parte, in Giappone ormai hanno un nome e una definizione quegli uomini che si accontentano della visione di fanciulle che ballano, e sono completamente incapaci di esprimere affettività e di sostenere una relazione. Si chiamano sōshokukei danshi, ovvero uomini erbivori (che non mangiano la carne, è sufficientemente chiaro?). Qualche giorno fa l’Economist ha raccontato quanto sia difficile pure in Cina essere un bad-boy o una bad-girl. Qui però è piuttosto colpa del nuovo protocollo di autodisciplina firmato dai media cinesi, secondo il quale sarà praticamente impossibile trovare una Miley Cyrus in una tivvù cinese. Nell’immaginario del presidente Xi Jinping, infatti, stampa, radio e televisioni devono evitare un linguaggio o immagini volgari, e promuovere invece un’estetica sana, progressista, pulita.

 

Tutto questo per dire che ieri Bieber, in mezzo a tutte quelle fanciulle caste e devote, non ha resistito. Non è riuscito a tenere a bada il maschio canadese che è in lui, il testosterone da idolo occidentale, e se n’è spupazzate ben due. Un abbraccio affettuoso, un bacio sulla guancia. La prova fotografica (che vedete qui sopra) è stata pubblicata sul profilo Twitter di Takahashi Minami, una “veterana” delle AKB48 a un passo dal “diplomarsi”, e quindi considerata tra quelle quasi-libere di farsi baciare da chicchessia. E invece no. Perché nella cultura asiatica il bad boy non si avvicina alle femmine. E internet è stato impietoso con i due. Le fan di Bieber scatenate contro Takahashi, i fan di Takahashi scatenati sulla dubbia moralità della ragazza. Uffici stampa in delirio, comunicati ufficiali in preparazione. La carriera di Takahashi (che è anche manager) probabilmente saltata. Tutto per un castissimo bacio sulla guancia.

 

[**Video_box_2**]C’è anche da dire che ogni volta che Justin Bieber si presenta in Giappone combina qualche casino.  Il 14 novembre, subito dopo gli attentati di Parigi, ha scritto su Twitter: #PrayForParis #PrayForJapan, mandando comprensibilmente gli ammiratori giapponesi nel panico. Nell’aprile del 2014 fu costretto a scusarsi via social network per essersi inavvertitamente schierato in una delle controversie internazionali più delicate della storia asiatica. Andò infatti a farsi fotografare davanti al santuario Yasukuni – quello che ospita anche alcuni condannati per crimini di guerra – e i fan cinesi e coreani lo insultarono per giorni (ne avevamo scritto qui). 

Di più su questi argomenti:
  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.