Troppe lingue biforcute a MasterChef 5, tra pianti e polemiche. Ma a casa vanno i peggiori
Speriamo che arrivi al più presto, a dare qualche sana bastonata, Iginio Massari, il gran pasticcere che da anni terrorizza concorrenti d’ogni età con i suoi commenti sui pan di spagna mal riusciti e sulle statuine delle torte nuziali non in scala. Qualcuno dei ragazzi col grembiule degli anni passati ancora ha gli incubi di notte, ricordando la meringa non riuscita o il cioccolato troppo amaro e il giudizio senza appello del Maestro. Serve Massari perché siamo alla quarta puntata e le lingue biforcute già sibilano come raramente (a questo punto del percorso verso la finale) s’era visto nelle edizioni precedenti. Tanti che si sentono già arrivati, chef provetti che non sanno neanche sfilettare il pesce e rimediano facendone una purea che pare diarrea di gatto. La brigata è divisa in due gruppetti, il più numeroso dei quali è definito simpaticamente "il branco" dagli altri. Lucia, la sindacalista dura e pura di Brescia, è guardata con sospetto e antipatia crescente dalle madame dell'altro fronte. Voleranno pignatte. Barbieri ha già zittito un paio di pavoni: ieri è stato il turno della signora francese, che pretendeva di definire "la spadellata di pomodori" (Barbieri dixit) una "caramelizzazione". Laura (la concorrente che ricorda nella parlata Mario Balotelli), memore di aver vinto la prima esterna sul bagnasciuga di Riccione, ha fatto subito sapere, a inizio puntata, che è lei a incarnare tutte le qualità che deve possedere il Masterchef perfetto. E’ stato l’unico momento in cui si è notata la sua presenza in due ore di trasmissione.
Alla fine tra i pochi a salvarsi c’è proprio Maria detta Marzia, la farmacista che ha fumato una canna in vita sua (due settimane fa aveva confessato di aver ingurgitato per sbaglio una pasticca di Viagra e non osiamo pensare cosa accadrà giovedì prossimo) e che delizia lo spettatore con perle del tipo “nell’imperfezione c’è il sublime, nella perfezione la noia”. Sa di non essere la Gualtiero Marchesi del programma ed è altrettanto consapevole che presto tornerà a casa. Ma almeno si diverte (e diverte), a differenza del filosofo de noantri con gli occhiali, che dal primo momento ha chiacchierato di Nietzsche (“il mio amico”) e della necessità di coniugare la filosofia con la cucina. Finalmente gli hanno detto che è meglio se si concentra sui piatti anziché sullo sfoggio di competenze auliche che interessano, in quel contesto, meno del colore del manico della padella per soffriggere la cipolla. Sta venendo fuori, più come personaggio che come cuoco, Maradona, il simpatico ragazzo libanese che studia a Trieste. Dice di saper fare qualunque cosa – anche cuocere allo spiedo i maiali da latte sardi meglio di un pastore di Orgosolo – ma al momento è più parlantina che efficacia. Però è da tenere d’occhio.
[**Video_box_2**]A uscire, anche stavolta, sono due tra i meno bravi. Niente da dire: a casa va la giovane Sabina (che già s’era salvata per un pelo in altre circostanze) e Francesco, che il simpatico Cracco aveva definito “uomo tappeto” per essere stato mollato dalla moglie che è ancora oggi il suo datore di lavoro. Nota scaramantica: per la seconda volta su due puntate, l’eliminato è il capo della squadra perdente in esterna. Giovedì scorso era toccato alla maestra di Prato in pensione.