Partenza di un alieno

Stefano Priarone
“Ditemi che non è vero e viviamo ancora in un mondo dove David Bowie esiste, vi supplico!” ha scritto su Facebook la giornalista Samantha Colombo. Probabilmente, David Bowie esiste ancora, si è solo spostato in altri mondi.

Roma. “Ditemi che non è vero e viviamo ancora in un mondo dove David Bowie esiste, vi supplico!” ha scritto su Facebook la giornalista Samantha Colombo. Probabilmente, David Bowie esiste ancora, si è solo spostato in altri mondi. Del resto, con le sue varie identità e con le sue canzoni ha spesso dato l’impressione di essere un alieno atterrato sulla terra. O comunque un essere non umano. Ha sempre flirtato con la fantascienza, dalla celebre “Space Oddity” del 1969 (uscita poco prima dello sbarco sulla luna) al suo esordio come attore, nell’affascinante “L’uomo che cadde sulla terra” di Nicolas Roeg del 1976 nel quale interpreta un alieno arrivato nel nostro pianeta in quella che è anche una sorta di parabola quasi cristologica (è un extraterreste non buono come Gesù ma comunque perseguitato). Non a caso, il figlio regista Duncan Jones (il suo vero cognome), classe 1971, ha esordito nel 2009 con il bel film di fantascienza “Moon”.

 



 

E’ stato probabilmente il primo vampiro postmoderno al cinema, nel film “Miriam si sveglia  a mezzanotte”, diretto da Tony Scott nel 1983. Bowie, compagno della vampira Miriam (Catherine Deneuve), è un vampiro in crisi  (postmoderno, appunto), sta invecchiando (ha tre secoli, sta morendo)  e la sua compagna lo vuole rimpiazzare con l’umana Susan Sarandon. Restando nell’horror, il film “Il bacio della pantera” del 1982 non sarebbe stato lo stesso senza la sua canzone “Cat People”, romanticissimo racconto di un amore impossibile come quello, nel film, fra una donna-pantera e un umano. Come re dei Goblin in “Labyrinth” (diretto da Jim Henson nel 1986) ha un ruolo classicamente ambiguo: fa rapire il fratellino dell’adolescente Jennifer Connelly costringendola così ad attraversare un iniziatico labirinto verso l’età adulta. E chi più di lui adatto a essere un angelo (magari caduto), almeno nei fumetti? Ha giocato spesso con l’ambiguità sessuale e per secoli si è discusso del sesso degli angeli.

 



 

Ispira le fattezze di Caleb Lost, essere alieno della razza “angelica” degli Amesha che guida la “squadra del Bene” a Praga nella serie (della Bonelli di Tex) Dampyr, creata nel 2000 da Mauro Boselli e Maurizio Colombo. Ed è basato sull’aspetto di un Bowie giovane Lucifer, apparso nella serie  Sandman creata dal britannico Neil Gaiman a fine anni Ottanta. È il sovrano dell’inferno, ma alla fin fine è un buon diavolo, lascia il regno dei morti al signore dei sogni (Sandman, appunto), e se ne va a visitare la terra. Piace ai lettori ed è protagonista della serie spin-off Lucifer, uscita fra il 2000 e il 2006 e scritta da Mike Carey.

 

“E’ sempre stato abbastanza comune nel fumetto basare l’aspetto fisico di un personaggio su persone reali” dice al Foglio Carey. “Il disegnatore ha un punto di riferimento sul quale basarsi e il lettore è implicitamente invogliato a estendere il paragone dal viso alla voce e alla personalità della controparte del personaggio nel mondo reale. Nello stesso periodo Alan Moore basava il suo mago John Constantine su Sting: ma se Sting si è presto eclissato, Bowie ha sempre continuato a reinventarsi”.

 

[**Video_box_2**]Colpisce anche la sua partenza, perfetta per un artista: subito dopo aver pubblicato il nuovo, affascinante album “Black Star” (e non perché era l’ultimo, è davvero un grande album)  e dopo il video “Lazarus” nel quale appare in un letto di morte  e cita Lazzaro fatto risorgere da Gesù.  Forse una partenza davvero troppo perfetta. Probabilmente per lui le abusate parole “ha lasciato questa terra” valgono davvero. Forse era davvero un alieno o magari un demone in visita sulla terra come Lucifer.

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