George Clooney con la moglie Ehefrau Amal (foto LaPresse)

Anche i sex symbol hanno cominciato da brutti e sfigati

Mariarosa Mancuso
Sulla copertina dell’ultimo numero del New York Magazine. Vi appare George Clooney con una scucchia impressionante, la camicia a scacchi, sopracciglioni neri da Frida Kahlo e un taglio di capelli “mullet”.

“Anche i nani hanno cominciato da piccoli”, diceva il titolo di un film girato nel 1970 da Werner Herzog (lo si ripete sottovoce, la polizia del pensiero sta sempre all’erta). “Anche i sex symbol hanno cominciato da brutti e sfigati”, suggerisce la copertina dell’ultimo numero del New York Magazine. Vi appare George Clooney con una scucchia impressionante, la camicia a scacchi, sopracciglioni neri da Frida Kahlo e un taglio di capelli “mullet”: l’orribile moda anni Ottanta del corto davanti e lungo dietro. Amal Alamuddin non lo avrebbe degnato di uno sguardo, preferendogli senz’altro Jerry Seinfeld: bello non è mai stato, ma da giovanotto aveva l’aria molto più sveglia.

 

Non tutte altrettanto crudeli, sotto l’insegna “Beginnings” le fotografie illustrano i “breakthrough moment”: il momento rivelatore, il primo successo, la scintilla all’origine della vocazione. Raccontate e scritte con un gusto che fa vergognare il cinema italiano tutto, e anche la letteratura. Un po’ anche il giornalismo, che alla prima risposta banale ottenuta dal divo di turno si accontenta e prende nota. Certe interviste si potrebbero scrivere senza uscire di casa, meno che mai interrogare l’interrogato (leggere per credere cosa dice Giuseppe Tornatore a proposito di “La corrispondenza”, sull’amore e sulle nuove tecnologie).

 

George Clooney racconta di aver cominciato in teatro a Los Angeles, e subito precisa che a sentire “teatro” e “Los Angeles” nella stessa frase la gente viene presa dal fou rire. “Vicious” era il titolo dello spettacolo, come Sid Vicious, da lì prese spunto il film “Sid & Nancy”, diretto nel 1986 da Alex Cox. “Facevo il prostituto spacciatore”, insiste l’attore: “Ci crediate o no, ero l’intermezzo comico”. Il suo nome su Variety e su The Hollywood Reporter – non nella sezione cinema ma nella sezione “Legit”, che sta per “legitimate theater”, ovvero spettacoli dal vivo, senza differenza tra Shakespeare e burlesque – gli procurò le prime piccole scritture.

 

[**Video_box_2**]Martha Stewart – definita nella didascalia “lifestyle impresario”, per dire che la signora di origini polacche, vero cognome Kostyra, insegna in tv cucina, giardinaggio e casalinghitudine – tira fuori una fotografia del 1976. Sandaletti Birkenstock, gambe nude sotto la mini-salopette, maglietta a righe e cestino con le uova. Cominciò portando le sue preziose galline alle feste newyorchesi, un successone.

 

Helena Bonham Carter tira fuori dagli archivi una foto in costume da sirenetta, diadema con il delfini e reggiseno a granchietti, neanche Esther Williams avrebbe osato tanto. Racconta il terribile momento in cui capì che non avrebbe potuto mai fare la bellona, per lei solo parti da caratterista. David Simon, che diventerà famoso con “The Wire”, guadagnò il suo primo dollaro dettando al telefono la cronachetta di un incidente stradale.

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