I rumeni hanno storie da raccontare, e al cinema funzionano

Mariarosa Mancuso
Scorpacciata di cinema rumeno al Trieste Film Festival, che si è aperto ieri e proseguirà fino al 30 gennaio. Dite che una scorpacciata di cinema rumeno può risultare indigesta? Che vale come per Mosca (in origine però la città era Filadelfia) la battuta “Primo premio una settimana a Bucarest, secondo premio due settimane a Bucarest”. Non è proprio così.

Scorpacciata di cinema rumeno al Trieste Film Festival, che si è aperto ieri e proseguirà fino al 30 gennaio. Dite che una scorpacciata di cinema rumeno può risultare indigesta? Che vale come per Mosca (in origine però la città era Filadelfia) la battuta “Primo premio una settimana a Bucarest, secondo premio due settimane a Bucarest”.

 

Non è esattamente così. I rumeni hanno storie da raccontare, le sanno raccontare bene, sanno anche inventare splendidi manufatti cinematografici come “Autobiografia lui Nicolae Ceausescu”, diretto da Andrei Ujica. L’autobiografia di Ceausescu filmata da lui medesimo: senza una parola di commento, il documentario astutamente monta i filmini di regime, dalle riunioni del Comitato Centrale alla coppia in slitta Saint Moritz, lei con completini da sci da museo del modernariato. “4 mesi, 3 settimane, 2 giorni” di Cristian Mungiu vinse (più che meritatamente) la Palma d’oro a Cannes nel 2008, e un collettivo di registi aveva firmato lo spassoso “Racconti dell’età dell’oro”: le leggende metropolitane fiorite sotto la dittatura.

 

Nel programma di Trieste c’è “Comoara” di Corneliu Porumboiu, grandioso esempio di come si può costruire un bel film su un ritaglio di giornale. Siamo afflitti in Italia dalle leggende sull’oro di Dongo, il tesoro nascosto di Mussolini: chi dice finito nel lago, chi dice incamerato dai comunisti. “Comoara” sta appunto per “tesoro”, che in Romania si immagina seppellito da pezzi grossi del regime allo sbando, intenzionati a riprenderselo in un tempo più propizio. A cercarlo si mettono in due, un padre di famiglia e il vicino di casa spiantato, armati di metal detector. Non sarebbe gentile spiattellare come va a finire, nella speranza di vedere il film a breve nelle sale. Ma con pochi personaggi – compresi i poliziotti che arrivano a curiosare, sentenziando che ogni cosa trovata nel sottosuolo va denunciata e consegnata alle autorità – il regista sa tenere sveglio lo spettatore.

 

[**Video_box_2**]Più impegnativo, quasi ipnotico se si prende il ritmo (niente a che fare con esplosioni e sparatorie) è “One Floor Below” di Radu Muntean. Un delitto in cerca di castigo: anche in Romania tutti tengono famiglia, non è detto che abbiano voglia di denunciare il vicino di casa che strangola l’amante dopo un litigio. Titolo più pop del programma: “Chuck Norris vs Communism” di Ilinca Calugareanu. Racconta le audaci imprese di Irina Margareta Nistor, che dal 1985 alla caduta del regime doppiò mille e più film importati di contrabbando. Una sola voce di donna per Chuck Norris, Jean-Claude Van Damme, Arnold Schwarzenegger, Sylvester Stallone e Bruce Lee, per “Taxi Driver” e per i film di Woody Allen. Rigorosamente dopo il lavoro regolare che la teneva impegnata dalle otto e mezza del mattino alle tre e mezza del pomeriggio. Si occupava di censura per la tv di stato.

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