Bagni aperti a tutti e via i pronomi di genere. In Canada la differenza sessuale non conta più
Per fare felici e promettenti i ragazzi ci vuole un'ottima scuola, per fare un'ottima scuola ci vogliono uguaglianza e inclusione, per fare l'inclusione ci vogliono esperti di orientamento sessuale, identità ed espressioni di genere. Persone capaci di capire che se non aboliamo gli spogliatoi maschili e femminili non vivremo mai liberi dalle discriminazioni. Lo si trova spiegato nel vademecum che il governo di Alberta, tra le più ricche province del Canada, ha stilato per rendere le proprie scuole a prova di gender equality, poche righe dopo l'incipit "Alberta ha uno dei migliori sistemi scolastici al mondo", tronfio e accecante, almeno per chi vive in paesi dove ci si trascina, viacrocifiggendosi, verso obiettivi più modesti: una scuola almeno buona. A pagina uno del documento c'è un arcobaleno. A pagina due ci sono i ringraziamenti. A pagina tre ci sono i principi su cui gli esperti si sono basati nell'elaborazione della guida: l'auto-identificazione come unica bussola nell'individuazione della propria identità sessuale; l'uguale dignità di tutte le identità sessuali; la privacy (cioè l'opposto di outing e coming out). A seguire, le dodici “best practices”, le linee guida del fare per arcobalenare l'istruzione: eliminazione di competizioni sportive per uomini e donne – non si capisce perché una squadra di calciatrici non debba poter sfidare una squadra di calciatori. Spalancare le porte degli spogliatoi maschili alle femmine e di quelli femminili ai maschi, perché “ogni studente deve poter accedere agli spazi congruenti alla propria identità di genere”.
Offrire a tutti, in particolare agli studenti trans, la possibilità di scegliere se cambiarsi in spazi comuni o stanzini isolati (in entrambi i casi, dev'essere sempre presente un membro dello staff scolastico: chissà se in Canada esistono i bidelli, ma è probabile che a piantonare gli spogliatoi ci siano dei dottori di psicologia). Obbligo, per il corpo insegnante, di rivedere tutti i corsi e le attività scolastiche e correggere o eliminare quelli che possano far sentire esclusi i ragazzi portatori di variazioni sul tema della frusta sessualità binaria, creandone di nuovi e specifici che siano atti alla valorizzazione di quelle capacità che l'obnubilazione sessista ha lasciato inesplorate. Fin qui molta retorica e ancor più vaghezza: ai prof canadesi si domanda pionierismo, ai loro allievi, invece, sembra sia richiesto di imparare il proprio orientamento sessuale e metterlo da parte.
Più puntiglio verga le linee guida anti-bullismo (con una specificazione: “soprattutto il bullismo omofobo”), per punire il quale il codice di condotta degli studenti di ciascun istituto deve essere implacabile, ma poiché in Canada, intelligentemente, non si sorveglia per punire, ma si previene per progredire, è necessario che le scuole educhino alla risoluzione pacifica dei conflitti e allo “sviluppo dell'empatia”.
[**Video_box_2**]Gli esperti di Alberta hanno anche pensato ai genitori: per facilitare l'inclusione delle famiglie e la collaborazione con le stesse, tutte le comunicazioni loro rivolte devono far uso di un linguaggio asessuato: bandite le parole mamma o papà, al loro posto si devono prediligere parente; familiare; tutore. Proibiti pure vessilli di dominazione discriminatoria tipo Mr, Mrs, him, her: qualche mese fa la parolina che indica il genere neutro, cioè Mx, è stata inserita su Dictionary.com, i canadesi potranno ora farne buon uso.
“Quando un uomo esce da una stanza, si lascia alle spalle tutto quello che c’è dentro; una donna, invece, si porta appresso tutto quello che c’è avvenuto”: Alice Munro, premio Nobel per la letteratura, canadese che il Canada pro neutralità sessuale non sembra aver letto abbastanza.