Perché è meritoria la battaglia bacchettona di una prof. inglese contro il modello-pigiama
In difesa delle reprimende di Kate Chisholm, preside della Skerne Park Accademy di Darlington, che vuole impedire ai genitori di presentarsi ai colloqui vestiti in maniera "slummy". Danno il cattivo esempio.
Aveva ragione Gaia Servadio, quando pochi anni fa scriveva che “C’è del marcio in Inghilterra”. Non per la maggior parte delle ragioni da lei addotte, il solito cocktail anti-monarchico allungato con strali contro Thatcher e Blair, ma per un punto preciso, anzi due, che anche lei tocca. La trasformazione della politeness in ideologico politically correct e un senso del brutto dilagante. Brutto che non passa tanto dal post-Punk di Vivienne Westwood, che fa inorridire l’autrice, quanto più dalla barbarie della working class, cui finalmente qualche docente si oppone.
Kate Chisholm, preside della Skerne Park Accademy di Darlington, ha scritto ai genitori dei bambini che sarebbe il caso, forse, di smettere di venire a prendere i figli a scuola, e in alcuni casi addirittura al ricevimento con gli insegnanti, in pigiama. Non si tratta poi ovviamente di pigiami sobri o di Victoria’s Secrets, ma delle vistose tutone acriliche di Primark. Non se ne fa, attenzione, una questione di classe, ma di decenza e rispetto di un’istituzione che, per quanto traballante, cerca ancora di educare i figli ad essere persone migliori dei genitori, quando possibile. In tempi da Libro Cuore, anche nel Regno Unito, anche i più straccioni tra i genitori vestivano l’abito buono quando dovevano avere a che fare con l’istituzione. Erano in grado, per quanto illetterati e umili, di distinguere una netta cesura tra la vita privata e la vita pubblica. Riconoscevano nella scuola l’unica fonte di riscatto sociale per togliere i loro figli da un futuro alla catena di montaggio. Oggi quella cesura non esiste e un indumento che dovrebbe rimanere sotto le lenzuola diventa vessillo della propria trascuratezza. Si perde, oltre alla distinzione tra sfera pubblica e privata, anche il fine ultimo delle cose: si utilizza un abito delegato all’esclusiva funzione del sonno (o al massimo della malattia) per fare tutto: prendere il giornale, andare alle poste, fare la spesa e persino parlare con i docenti.
La piccola battaglia della Chisholm, in un paese in cui molte scuole ancora utilizzano le divise, è diventata virale e ha ottenuto ampi consensi. Tuttavia un nocciolo duro di genitori si è presentato a prendere i figli deliberatamente in pigiama. Un inno alla libertà e contro le imposizioni? Macché. Una sfilata di ostentata sciatteria, un tumulto dei Ciompi senza alcuna vera rivendicazione alle spalle se non quella di fare vanto della propria trasandatezza. Meglio un genitore punk, crestato e borchiato, ma che almeno ci tiene al look, di uno in pigiama.
[**Video_box_2**]Che senso possono dare alla propria vita delle Slummy mummies che non devono nemmeno crucciarsi su che colori abbinare al mattino, tanto passeranno la giornata a guardare il Jeremy Kyle show? Sposiamo, totalmente, la crociata della Chisholm. Che non è una crociata contro la povertà come in molti erroneamente potrebbero pensare. Ma è una rivolta contro il cattivo gusto dilagante, un esempio a dei bambini che devono capire che, se vogliono combinare qualcosa nella loro vita, non potranno farlo stando tutto il giorno in pigiama.
A quanto pare il fenomeno è dilagante, ma l’esempio della Preside ha fatto scuola nel vicinato: nel Tesco poco lontano, supermercato evidentemente frequentato dalle stesse Slummy mummies, i clienti vestiti in maniera poco consona alla vita diurna sono stati banditi.
La Chisholm ha commentato, a margine della vicenda: “Non sto cercando di dire ai genitori cosa fare delle proprie vite, credo soltanto che per essere d’esempio come prima cosa al mattino ci sia il dovere di alzarsi dal letto, vestirsi, prepararsi alla giornata e andare a scuola. Questo significa essere un buon esempio”. Chisholm nella sua lettera menziona, giustamente, anche il “lavarsi”, pratica non molto di moda nei tempi recenti. Quella della Preside di Darlington non è una battaglia classista o in nome della superficialità, ma di resistenza contro la sciatteria, il cattivo gusto, l’incapacità di distinguere la sfera intima da quella pubblica. Kate Chisholm, nel suo piccolo, è un baluardo contro uno stile di vita che tramanda un pessimo esempio per gli adulti di domani.