Valsecchi, i The Pills e la consapevolezza di un padre che si accorge di aver il figlio pirla
Ormai ci eravamo quasi rassegnati a quei genitori che minacciano la professoressa severa e consolano i propri pargoli incompresi, sempre innocenti piccoli geni. Poi è arrivato il produttore Pietro Valsecchi a ristabilire l’ordine e la grazia, non solo al botteghino ma anche nelle relazioni gerarchiche. L’antefatto è imbarazzante persino da raccontare.
The Pills è il nome di un trio romano che in seguito al successo social ha tentato la fortuna al cinema. Il loro film ha come incontestabile pregio l’avere un titolo che dimostra consapevolezza: Sempre meglio che lavorare. Nonostante sia ormai fuori moda, capita che un critico cinematografico abbia interesse nel recensire proprio il loro film. Su Rolling Stone il critico scrive che Sempre meglio che lavorare è di "trama fragile come la sceneggiatura che gonfia l’idea di un paio di episodi fino alla durata minima di un lungometraggio". Tradotto: perché avete fatto un film? E ancora: "L’opera è incompleta e incompiuta, nella scrittura come nella visione, non sa intrattenere né stupire". Tradotto: inguardabile; dato che c’è toccato in malasorte di vederlo, ed è prodotto dalla Taodue di Valsecchi, ne scriveremo consapevoli di sprecare altri venti minuti del nostro tempo, ma almeno prendendoci una rivincita.
A questo punto chiunque sa stare al mondo sa che la cosa migliore da fare ricevendo una critica, per quanto spiacevole e dura, è tenere le proprie emozioni per sé, per il proprio bistrattato io. E' il momento di rivalutare la privacy, farsi una gita in campagna senza wifi, fingere di non aver letto. Invece accade una cosa simile a quella di quel registra messicano raccontato da Orson Welles, Indio Fernàndez, il quale invitò i critici alla visione della copia lavoro sostenendo: "Perché devo sentire la vostra opinione solo quando è troppo tardi per intervenire? Venite a vedere la copia lavoro, così ho il tempo di correggerla". A fine proiezione un critico si alza in piedi e dice: "Non vale nulla". A quel punto Fernandez tirò fuori la pistola e gli sparò. Pietro Valsecchi (I soliti idioti, Checco Zalone) naturalmente non reagirebbe mai così, è troppo intelligente: non dice nulla.
Soprattutto non scrive nulla. Al contrario i tre ragazzi sono fuorisede esistenziali e non hanno ancora imparato certe regole. Abituati a ribattere da dietro una tastiera e mai a riconciliarsi, decidono di mascherare il rancore dietro all’ironia: falliscono in entrambi i tentativi. Scrivono là dove il diritto di parola è esasperato, su Facebook: "È da ieri sera che stiamo cercando di ricordarci se ci siamo scopati la donna di qualcuno a Rolling Stone Italia ma proprio non ci viene in mente... Loro comunque non c'hanno avuto manco il coraggio di metterci zero! Ignavi! Ripiatevela quaa stelletta!". Tutta questa libertà, lo avrete capito, gli si ritorce contro.
Il risultato non è quello ipotizzato: il mondo non è fatto come la nostra bacheca, è molto peggio. I The Pills capiscono l'errore, succede a tutti. Non possiamo immaginare le ore di duro lavoro nello scrivere lo status successivo, con le righe di scuse ispirate dalle minacce di Valsecchi di andare a lavorare. Sotto pressione scrivono che: "ll fatto che ci siano state persone che abbiano pensato che ce la fossimo veramente presa per una semplice critica al film è legato al fatto che tante persone nuove in questi giorni hanno conosciuto The PIlls, specialmente tra giornalisti e opinionisti". Un periodo così complesso per dirci che sono loro a perdonarci: abbiamo frainteso.
[**Video_box_2**]E ancora: "Siamo sempre stati amanti delle critiche e primi promotori di esse. Ci piace il dissing, tanto quanto i complimenti, è sempre stato parte di noi singoli e del nostro progetto, quindi non avremmo mai potuto reagire in un modo che non ci appartiene". Tre persone e nessuno che sappia la differenza tra "potuto" e "dovuto". Ma il problema qui è la libertà incontrollata o, ancor peggio, la sovrastimata fiducia in tre ragazzi considerati autonomi nel gestire una crisi online. Ma che l'hanno scambiata fin da subito per una noiosa lite da botta e risposta. Ecco l’errore, ci voleva qualcuno che il proprio mestiere lo sa fare.
E tocca quindi a Valsecchi, con la prontezza di quello che saprebbe gestire persino le crisi di Italo Treno. Ospite di Tele Radio Più 90.7, per la trasmissione Factotum, Valsecchi si è scusato col tono di un padre che ha il figlio pirla, e se ne rammarica con sincero imbarazzo: "Volevo scusarmi per loro perché le critiche vanno accettate, siamo in un paese democratico dove c’è una grande libertà di opinione. Io sono cresciuto con l’idea di fare un passo indietro davanti a una cazzata che dico, invece questa generazione ciò che dice poi lo sostiene per forza, ed è una sciocchezza". Valsecchi ci ha dato speranza: "Ho messo in scena dei bambini, sapete quanti schiaffi dovrei dargli per le cazzate che dicono?". Speriamo che deleghi questo serio compito a professionisti.