Cantanti su Marte
Deborah Iurato è salita sul palco a Sanremo per cantare, martedì sera, come una ragazza va a passeggiare su Marte, o al ballo delle debuttanti in un mondo parallelo, e con quel vestito (lungo, color melanzana e lucido, a palloncino, con un grande tatuaggio di velluto incorporato che saliva sulle spalle nude e le decorava) Deborah, ventenne di Ragusa, ha rivelato a noi che guardiamo che cos’è Sanremo, adesso e per sempre. E’ Marte, per qualche giorno, Marte vicinissimo, Marte dentro casa che si può toccare, Marte dove almeno la prima volta si cammina come in assenza di gravità, e ci si veste, abbiglia, acconcia, si palpita per qualcosa di cui nessuno conosce le proporzioni. Lo guardiamo da sempre, ma non sappiamo davvero se esiste, e non lo sa una ragazza che ha cantato una bella canzone con Giovanni Caccamo, “Via da qui”, scritta da Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, e ha già vinto “Amici” di Maria De Filippi (quindi non è Alice nel paese delle meraviglie), ma al Dopofestival, quando l’hanno presa in giro per quell’abito un po’ Casamonica un po’ caramella, ha allargato le braccia e ha riso: avete ragione, ha detto, non ero mai venuta qui e mi hanno detto che ci voleva il vestito lungo, io allora l’ho indossato, ho pensato che dovevo, ma almeno adesso ho imparato che non mi vestirò mai più così. L’ha detto come una a cui non importa veramente, con una sbadataggine allegra, perché tanto stava andando su Marte, e infatti è questo il senso di Sanremo: mandare per qualche giorno un po’ di ragazzi su Marte fiorito, Marte all’uncinetto, a vedere l’effetto che fa, tornare indietro nel tempo oppure molto avanti, ma comunque mai nel presente, salutare interiormente i genitori a casa, mamma guarda dove sono, e gli antenati lì accanto, e cantare vestiti da extraterrestri in cucina, cioè da Festival di Sanremo.
E’ successo a Noemi, ad Arisa, ha cantato, un milione di anni fa, “Vattene amore” con Amedeo Minghi. Non è successo mai ad Anna Oxa, perché è sempre stata lei, dall’inizio, l’extraterrestre che arrivava sul palco e lo faceva diventare quello che voleva, vestita da uomo per “Un emozione da poco”, da bionda fatale per “Ti lascerò” con Fausto Leali. Quasi tutti gli altri, all’inizio, mostrano l’innocenza, l’energia giovane di chi non sa bene dove si trova, e in fondo non gliene importa, è come il matrimonio di un parente lontano, bisogna fare bella figura, ma chissà chi ci sarà, chissà in che lingua parleranno, chissà a che tavolo mi metteranno, chissà perché mi hanno invitato e come mi devo vestire. Anche quando Sanremo è un obiettivo, un trampolino, la grande occasione, è sempre fuori fuoco, come le foto di quel matrimonio con uno zio di cui non si ricorderà mai più il nome, e alla fine ubriachi sotto un albero a raccontare la vita a uno sconosciuto. E a ripensarci, non sembra neanche vero. Come le foto di classe di un anno imprecisato, ma non è possibile che io avessi quei capelli, quella faccia, quelle scarpe. E però si prova affetto e anche nostalgia per quelli che forse a un certo punto, anche una sera soltanto, siamo stati, Deborah Iurato ha scritto su Twitter: “Se il melanzana non mi dona, prossima volta jeans e maglietta”, perché dopo la prima volta a Sanremo, dopo aver scoperto che esiste davvero, a poco a poco si perde l’innocenza. Giorgia vent’anni fa aveva indossato un tailleur bianco a grandi pois neri, aveva cantato “Come saprei” e vinto, ragazza su Marte con voce fantastica. Adesso Giovanni Caccamo e Deborah Iurato, unica coppia in gara su Marte, cantano una storia d’amore che forse non è ancora finita, forse lui alla fine non andrà via. Via da qui via da qui via da qui, che cosa poi ti aspetti di trovare di diverso da noi due. Lei mai più vestita color melanzana lucida, lui già abituato a Sanremo: riguarderemo queste immagini, e tutte le altre, e noi penseremo con malinconia a quei due arrivati su Marte per vedere se era davvero così, come sembrava dalla televisione.