Diario (musicale) del Festival
A Sanremo la finale dei giovani vecchi aspettando quella dei big
Si librano ancora nell’aria le note di Dio delle città e ricadiamo nella (dura) realtà della penultima serata del Festival Nazionale. Il Papa abbraccia il patriarca di Mosca Kirill e a Sanremo tiene ancora banco il pasticcio dei voti nel duello tra MIELE e Francesco Gabbani che Carlo Conti cerca di chiudere con un “volemose bene” Un’entusiasta MIELE canta per la gloria, prima dei big.
Ad aprire i battenti i quattro finalisti delle nuove proposte che si esibiscono a raffica. La canzone di Mahmood trasuda lo stile melodico di Tiziano Ferro inserito in un arrangiamento dance-elettronico molto ambient. Dal punto di vista vocale ricorda Mengoni, Ben Harper e Eros Ramazzotti per i suoni ingolati. Poi c’è Francesco Gabbani che con “Amen” guarda già al dopo Festival. Non intendo la trasmissione che segue il Festival ma la “liquidità” che il brano avrà. Amen è una canzone pensata per le radio: ritmo incalzante e ritornello che si fissa in mente già al primo ascolto. Ricorda nel mood Salirò di Daniele Silvestri che nel 2002 si classificò quattordicesima e poi sbancò in ogni dove.
Proviamo a riascoltare Introverso di Chiara Dello Iacovo ma pur nella semplicità della voce non intravediamo nulla di interessante. L’ultimo giovane (ha trentaquattro anni) è Ermal Meta che tra i finalisti è quello meno dotato vocalmente ma che presenta il testo più forte e ben inserito nella musica. Nell’attesa del televoto inizia l’interminabile maratona dei big. Ci disorienta il misterioso caso di Irene Fornaciari che con Blu propone una canzone brutta dal punto di vista testuale e musicale. Se il talento vocale te lo dona il Padre Eterno (e con la Fornaciari non è stato molto generoso) la famiglia Fornaciari e tutto il suo entourage avrebbe potuto fornirle qualcosa di meglio. Francesca Michielin migliora nell’esecuzione e peggiora nell’outfit, gli Elii si ritoccano di botulino e confermano la loro genialità. Ruggeri ci ricorda una grande verità (“il primo amore non si scorda mai”) ma trattiene troppo la sua anima punk.
Neffa, con il suo stile ska e il timbro lagnoso, concilia il sonno che viene bruscamente (quanto puntualmente) interrotto dalle stecche ricorrenti di Leiner dei Dear Jack. Intanto si chiude il televoto e un Francesco Gabbani in lacrime vince la categoria giovani (ha trentadue anni). A Gabbani che si definisce un artista per il semplice fatto di essere riuscito a salire sul palco dell’Ariston auguriamo di non cadere nel tranello che denuncia Gilbert Keith Chesterton nel 1905 quando dice: “Il temperamento artistico è una malattia che affligge i dilettanti”. Elisa è l’ospite musicale di punta della serata. Nel duemilauno si consacra sul palco di Sanremo con “Luce (Tramonti a nord est)”. Nell’intervista con Carlo Conti ricorda di aver fatto praticamente un unico album in italiano. Dice che l’inglese è la lingua che stimola la sua creatività e presenta il suo ultimo singolo “No Hero”. Qualche domanda dovremmo pur farcela.
E mentre il Papa viaggia verso il Messico e il patriarca di Mosca Kirill ricorda, ai variopinti ostensori di nastri volanti, che la famiglia è tra uomo e donna, la serata si chiude con i cinque big che rischiano l’esclusione. Nessuna novità: Zero Assoluto, Dear Jack, Neffa, Bluvertigo, Irene Fornaciari. Solo uno parteciperà alla finale. Ce ne faremo una ragione.