La scrittrice Caroline Fourest

Visto, non si stampi quel libro

Giulio Meotti
Bestseller “islamofobo” in Francia, il saggio di Fourest è boicottato dagli editori anglosassoni. Parla l’autrice, firma di Charlie: “Anche Rushdie si era impegnato, ma ci considerano responsabili per quanto ci è successo”.

Roma. Caroline Fourest ebbe un piccolo assaggio della remissività dei media anglosassoni dopo l’assassinio dei suoi colleghi a Charlie Hebdo. Durante un collegamento con Sky News, Fourest provò a mostrare a favore della telecamera l’ultimo numero di Charlie con il Maometto piangente che chiede perdono. Il cameraman inglese riprese l’intera pagina ma staccò subito, per tornare in studio. La conduttrice si sarebbe poi scusata “con coloro che si sentono offesi da queste immagini”, spiegando che “noi di SkyNews abbiamo deciso di non mostrare le vignette di Charlie”. Immediata la replica di Fourest: “E’ folle che nel Regno Unito non si possa far vedere un disegno così”. Nelle scorse settimane Fourest ha compreso appieno cosa significasse quel gesto surreale. E’ stato quando ha cercato di vendere all’estero, in America e in Inghilterra, la traduzione del suo nuovo libro, “Eloge du blasphème”, pubblicato in Francia dalla prestigiosa casa editrice Grasset, che ha lanciato scrittori come François Mauriac, André Maurois, Paul Morand e che ci ha consentito per prima di leggere “A la recherche du temps perdu” di Marcel Proust.

 

Fourest aveva tutte le credenziali democratiche a posto: è di sinistra, femminista oltranzista, già direttrice del Centre Gai et Lesbien, autrice di libri sul fondamentalismo delle religioni abramitiche, vincitrice del Premio nazionale francese per la laicità e vanta pure una condanna per diffamazione contro Marine Le Pen, che detesta. Però Fourest è uscita dal seminato sulla “islamofobia”. Nel 2006 Fourest lavorò al famoso numero dal titolo “Charlie Blasphème”, con disegni del defunto direttore Charb e del dimissionario Luz. In redazione è stata la grande promotrice della pubblicazione delle vignette.

 

“‘Eloge du blasphème’ è diventato un bestseller in Francia e Salman Rushdie mi ha dato il suo sostegno” racconta al Foglio Caroline Fourest. “Ma nessun editore americano o britannico è stato disposto a pubblicare il libro. ‘Non c’è mercato per questo libro’, mi è stato più volte detto, per giustificare la loro volontà di non toccare qualcosa di esplosivo. Era un progetto importante in cui si era impegnato anche Rushdie presso le sue case editrici. Tutte mi hanno risposto così: ‘Noi non ci occupiamo di questo’. E’ allarmante, perché vedo sempre di più che i miei colleghi si comportano come utili idioti”. Nel suo nuovo libro, dal sottotitolo “Perché Charlie Hebdo non è islamofobico”, Caroline Fourest aveva voluto mostrare quanto terreno abbiamo concesso all’intimidazione islamista. “Ma al contrario, il trattamento del suo libro da parte dell’editoria anglosassone mostra quanto è stato perso” scrive Nick Cohen nell’ultimo numero della rivista britannica Standpoint. “Solo la paura può spiegare le lettere di rifiuto che Fourest colleziona”.

 

L’attualità di “Eloge du blasphème”, che Caroline Fourest dedica “ai sopravvissuti di Charlie” (i suoi amici e colleghi), era fuori discussione, così come la celebrità dell’autrice. “Gli editori vogliono normalmente libri di attualità, ma il loro rifiuto di pubblicare Fourest dimostra che si può essere persino troppo attuali” conclude Cohen, che attacca anche gli scrittori americani che hanno boicottato, post mortem, i sopravvissuti di Charlie Hebdo. “Il compianto Gore Vidal diceva che le tre parole più tristi nella lingua inglese sono: ‘Joyce Carol Oates’ (scrittrice di rango in America, ndr). Oates gli ha dato ragione quando si è unita ad altri autori anglosassoni nel contestare il premio che il Pen Club ha comminato a New York alla redazione di Charlie Hebdo”.
Qualcosa di simile era successo a Fourest: sul Monde, una serie di intellettuali di sinistra, come Jean Baubérot e Bruno Etienne, hanno lanciato un appello contro la decisione del Parlamento francese di comminare a Fourest il Premio del miglior libro politico per “La tentation obscurantiste” (Grasset).

 

[**Video_box_2**]Caroline Fourest, per indicare questo abbandono delle élite anglosassoni, ci racconta di “un reporter che ci insultò così: ‘Come potete pubblicare le vignette su Maometto se i musulmani non vogliono che venga ritratto?’. Visto che ne avevo abbastanza di quel presentatore della Bbc, gli risposi che se rispettava tutto ciò che è proibito dall’islam allora doveva rimuovere tutte le crocifissioni e le immagini di Gesù nelle chiese d’Inghilterra, visto che Gesù è considerato un profeta dall’islam e la crocifissione non ha mai avuto luogo. Il presentatore pensava di aver trovato il modo per mantenere la pace rispettando i tabù di ogni comunità”. Dopo il boicottaggio a colpi di rifiuti delle case editrici anglosassoni, “Eloge du blasphème” è ora disponibile come e-book su Amazon, tradotto in inglese dalla stessa casa editrice francese Grasset. “Dopo la strage di Charlie, oltre al fatto di dover seppellire i miei amici, è stato altrettanto doloroso avere a che fare con tanti giornalisti che ci davano di ‘islamofobi’ e che si sono rifiutati di mostrare le nostre copertine” conclude Fourest parlando con il Foglio. “Io penso davvero che per molti di loro, anche se non lo dicono, noi siamo i veri responsabili di quanto è successo”. Com’è messa oggi la libertà di espressione in Europa? “Da una parte siamo meno soli che nel 2006, quando ci trascinarono in tribunale a Parigi. Tanti oggi capiscono che c’è una guerra fra intimidazione e autocensura. Ma c’è anche la consapevolezza che adesso si può essere uccisi per questo. C’è la paura”.

 

Come finirà, Caroline? “La paura avrà la meglio sulla resistenza? Non penso. La gente ha bisogno della libertà, di respirare, di dire, di pensare. Ma deve essere più coraggiosa nell’esercizio di questa libertà oppure finisce. La domanda è un’altra: prima di arrivare a comprenderlo, quanta libertà dobbiamo ancora perdere? Quanto terreno dovremo ancora cedere?”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.