Deadpool è la nuova demenziale frontiera dei supereroi
Sembra una commedia dei Farrelly, ricco com’è di battute politicamente scorrette e personaggi sopra le righe, invece è un film di supereroi. Deadpool, diretto da Tim Miller, che esce giovedì al cinema, ha per protagonista un mercenario (Deadpool, appunto) totalmente fuori di testa: sente le voci, è consapevole di essere un personaggio di fiction tanto che guarda in camera parlando direttamente con gli spettatori. Il protagonista è Ryan Reynolds che nella pellicola interpreta Wade Wilson, un ex soldato delle forze speciali che si è sottoposto a un esperimento per guarire dal cancro che lo ha sfigurato, permettendogli però di acquisite un fattore rigenerante che gli permette di guarire rapidamente. Deadpool non teme la morte (anzi, la ama), è deliziosamente cinico e mentre combatte continua a fare battute demenziali (spesso a sfondo sessuale) e citazioni di cultura pop, è un “mercenario chiacchierone” (“merc with a mouth” in originale). “Da un grande potere derivano grandi irresponsabilità” è la tagline del film che fa il verso, rovesciandola, a quella dell’Uomo Ragno.
Deadpool è soprattutto l'ennesima trasposizione cinematografica di una serie a fumetti. E' apparso per la prima volta nel 1991 come comprimario sul numero 98 della serie Marvel “New Mutants”, ad opera di Fabian Nicieza (testi) e Rob Liefeld (testi e disegni). Quest'ultimo è un ragazzino nerd, privo di formazione accademica (e si vede, i suoi disegni litigano con l’anatomia), e nemmeno troppo creativo: Deadpool ha un costume che lo ricopre interamente, come l’Uomo Ragno e ricorda il personaggio della DC Comics Deathstroke (sono entrambi mercenari), ma arriva alla Marvel nel momento giusto, la sua “X-Force”, serie spin-off degli X-Men come lo era “New Mutants” debutta nell’estate del 1991 e il numero uno vende cinque milioni di copie. Liefeld, che ha un cameo nel film, diventa una star, una vera pop star dei comics (e come molte popstar pressoché totalmente privo di talento), e appare con Spike Lee in uno spot dei jeans. Levi’s.
Ma i personaggi Marvel, come una vera famiglia allargata, hanno spesso genitori diversi: e se nel film avrà un cameo persino l’ultranovantenne Stan Lee (co-creatore di personaggi classici come i Fantastici Quattro o l’Uomo Ragno, ma che con Deadpool non ha avuto niente a che fare), è grazie agli sceneggiatori Nicieza e Joe Kelly se questo supereroe, così sboccato, irriverente, fuori di testa e meta fumettistico (sa di essere un personaggio dei comics), riesce a colpire i lettori.
Non è un caso che questo film esca adesso, dopo una gestazione durata oltre dieci anni: soltanto ora il genere supereroistico al cinema è pronto per un personaggio simile.
Il Batman camp con tanto di pancetta interpretato da Adam West nella serie televisiva degli anni Sessanta ricordava sì l’ingenuità dei fumetti dell’epoca (dove l’Uomo Pipistrello, nato alla fine degli anni Trenta come eroe pulp si era infantilizzato per sopravvivere alla censura postbellica), ma, seppure simpatico, non era amato dai fan delle versioni più serie del personaggio. Il Batman di Tim Burton del 1989, con la sua Gotham City gotica e oscura, cercava di ispirarsi al Cavaliere Oscuro di Frank Miller uscito solo tre anni prima (una saga, con un Batman invecchiato in un futuro distopico che aveva rivoluzionato il personaggio nei fumetti). Ancora di più quello anni Duemila di Christopher Nolan, che sembra un Dirty Harry Callaghan di Clint Eastwood con il costume da pipistrello. Gli X-Men (anno 2000) di Bryan Singer, primo film Marvel di successo avevano sostituito i costumi con giacche e pantaloni di pelle per sembrare più “cool” e più seri, negli anni Duemila i supereroi al cinema vogliono essere presi sul serio, ed ecco atmosfere cupe e tragiche, lo stesso Spider-Man di Sam Raimi non fa le battute del suo omologo a fumetti. Esattamente come i comics negli anni Ottanta: il genere voleva diventare adulto e infatti uscivano la soap opera introspettiva degli X-Men di Chris Claremont, il Daredevil e il Batman noir di Frank Miller.
E anche se alla fine del decennio scorso venivano pubblicate serie brillanti, che ironizzavano sugli stilemi del genere, a volte proprio a opera degli stessi autori, come “Excalibur” di Claremont e Alan Davis o “Justice League” di Keith Giffen e J.M. DeMatteis (che nello stesso periodo scriveva forse la storia più drammatica di Spider-Man, sepolto vivo in “L’ultima caccia di Kraven”), solo in questi ultimi anni il genere può definirsi maturo e si può permettere la commedia come in “Guardiani della Galassia” (forse la miglior super hero comedy finora), “Ant-Man” o “Deadpool” (anche se l'antesignano (commedia supereroistica ma "seria") era stato lo storico “Mystery Men” del 1999 interpretato da Ben Stiller, con protagonisti eroi sfigati come i Guardiani).
Al pari dei Guardiani e di Ant-Man, Deadpool non è un’icona pop come Hulk o Spider-Man, lo conoscono quasi soltanto gli appassionati di fumetti (e spesso anche loro si chiedono come mai sia così popolare), “Quotidiano Nazionale” lo ha messo in prima pagina con il titolo “Gay Power”. In realtà Deadpool, anche se a volte per provocazione può aver flirtato con Thor, col mondo gay c’entra davvero poco, ha sempre sbandierato il suo interesse per le donne (e per i dinosauri, ma questo è un altro discorso), sì è sposato, ma con un demone femmina.
[**Video_box_2**]Un Matrimonio che oltre nell’albo a fumetti in edicola a marzo dell’anno scorso, e il 14 di quello stesso mese la Panini Comics (che pubblica in Italia i personaggi Marvel) è stato celebrato per davvero a Cartoomics, la fiera milanese del fumetto, alla presenza del direttore editoriale Marco Marcello Lupoi, utilizzando i cosplayer, i fan che si vestono come personaggi di film, serie animate, fumetti, serie televisive. Come nei comics il matrimonio è stato celebrato da Nighcrawler degli X-Men, che non è né prete né sindaco ma un ex seminarista (e per sposare un mercenario basta e avanza a quanto pare). Sul palco si trovavano anche normali fan, visto che la versione dell’albo di Deadpool uscita in fumetteria conteneva un invito alla cerimonia. È stato un evento quasi commovente nella sua demenzialità. Deadpoool può sembrare assurdo ed eccessivo, ma viviamo già nel suo mondo.
Universalismo individualistico